FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Michael Moore ci ha parlato di American Sniper, dei cecchini e della destra americana

Michael Moore ci ha detto cosa pensa di American Sniper, dei cecchini in generale, di Sarah Palin, del disturbo da stress post-traumatico e dei problemi della destra americana con le guerre.

Attenzione: in questo post si parla di American Sniper, quindi potrebbe esserci qualche spoiler.

Il 18 gennaio, due giorni dopo l'uscita di American Sniperdi Clint Eastwood, Michael Moore ha twittato: "Mio zio è stato ucciso da un cecchino durante la seconda guerra mondiale. Ci hanno insegnato che i cecchini sono dei codardi. Ti sparano alle spalle. I cecchini non sono eroi. E gli invasori sono peggio," seguito da: "Ma se sei sul tetto di casa tua a difenderla dagli invasori venuti dall'altro capo del mondo allora non sei un cecchino, sei un eroe." La reazione della destra è stata rapida e decisa. Breitbart ha definito i tweet "un trollaggio patetico," John McCain li ha trovati "idioti" e "offensivi," mentre Kid Rock ha scritto sul suo sito, "Michael Moore, sei un pezzo di merda e tuo zio si vergognerebbe di te." Ma la reazione più drammatica è arrivata da Sarah Palin, che durante la cerimonia per il conferimento della medaglia al valore al sergente Dakota Meyer ha mostrato un cartello con scritto: "Fuc_ You, Michael Moore" con due mirini al posto delle O di Moore.

Pubblicità

Nonostante le critiche arrivate sia da destra che da sinistra, sabato al Freedom Summit dell'Iowa Palin ha rincarato la dose: "Su quel cartello c'era scritto quello che pensiamo tutti." Moore non è apparso in TV e non ha ribattuto se non con un paio di tweet e post su Facebook, ma è stato felice di concedere un'intervista a Eddy Moretti di VICE per parlare di American Sniper, dei cecchini, di Sarah Palin e del disturbo post-traumatico da stress.

VICE: Michael, partiamo dai tuoi tweet. Prima di parlare delle reazioni e di darti l'opportunità di chiarirne il significato, puoi dirci cosa ti ha spinto a scriverli, qual era la tua condizione emotiva?
Michael Moore: Voglio premettere che non sento necessità di chiarire o difendere quello che ho scritto. Ne vado fiero. Non mi rimangio niente, e anzi ho aggiunto altro. Non mi faccio intimidire da persone che hanno trascinato un'intera nazione in una guerra illegale e senza senso. Tutto questo non ha avuto alcun impatto su di me. Ovviamente se mi fossi sbagliato, se fossi stato ingiusto, mi sarei certamente corretto, ma in questo caso non ho sbagliato. E mi manda davvero in bestia sentir dire che Michael Moore ha fatto marcia indietro, perché non è vero. Non devo giustificare le mie opinioni, né devo scusarmi per il fatto che voglio che i guerrafondai di questo paese la piantino una volta per tutte.

E penso che la ragione per cui stiamo ne stiamo parlando—questa è l'unica intervista che ho concesso a riguardo—è che Twitter ti mette nella posizione di dover dare chiarimenti, perché 140 caratteri non sono abbastanza per veicolare messaggi di questa profondità.

Pubblicità

A me ha colpito più che altro il fatto che parli di due cose diverse su media diversi. Su Twitter hai parlato dei cecchini, un tema che merita di essere approfondito, e poi c'è American Sniper—stai parlando di due cose diverse, giusto?
Esatto. Nei miei tweet sono stato attento a non dire nulla di American Sniper. Ho scritto quello che ho scritto perché quel weekend si parlava molto dei cecchini, per via del film, ma anche perché era l'anniversario della nascita di Martin Luther King, e ho trovato sgradevole che un film su un cecchino uscisse proprio nei giorni dedicati a un grande cittadino americano ucciso da un cecchino. E se nessuno ci trova niente di sbagliato, come vi sentireste se l'uscita di American Sniper 2 fosse annunciata per il 22 novembre [anniversario della morte di J.F.K.]?

Sì, non credo che sarebbe una grande idea realizzare un film su un attacco terroristico e farlo uscire l'11 settembre, ad esempio.
Esatto. Sarebbe come se un negozio di elettrodomestici sfruttasse il giorno Giorno della memoria per mettere fuori un cartello con scritto Oggi, forni in saldo. Chiaramente si tratta di un esempio estremo, ma dimostra che bisogna stare attenti al contesto. O magari hanno pianificato tutto. Magari il piano era, È appena uscito Selma. Ma i bianchi andranno a vederlo? Diamo anche ai bianchi qualcosa da vedere al cinema nel weekend dedicato a Martin Luther King. Non lo so, mi ha lasciato davvero di sasso. Mi ha fatto pensare ai cecchini, e se tu fossi cresciuto nella mia famiglia capiresti che è un nervo scoperto.

Pubblicità

Mio zio si chiamava Lawrence Moore, ma lo chiamavano tutti Lornie. Io non l'ho mai conosciuto perché sono nato nove anni dopo la guerra, ma mi è stato chiaro fin da subito che la sua morte era stata un colpo durissimo per la famiglia, soprattutto per mia nonna. Quando finalmente riuscirono ad avere indietro il corpo e lo seppellirono nel cimitero cattolico di Flint, mia nonna convinse mio nonno a traslocare. Andarono a vivere in una casa vicinissima al cimitero, in modo che lei potesse visitare ogni giorno la tomba del figlio.

E non è finita qui. Oltre il danno la beffa. Sulla lapide militare inviata dal Dipartimento della Guerra—così si chiamava allora il Pentagono—non c'era scritto Lornie, né Lawrence Moore: c'era scritto Herbert Moore, che era il nome di suo padre, mio nonno (un altro dei loro figli, cioè un altro dei miei zii, si chiamava anche lui Herbert). Quindi su quella tomba non c'è nemmeno il suo nome.

Per noi ragazzi era un vero e proprio rituale: andavamo due o tre volte all'anno a mettere delle bandiere sulla sua tomba. Era il preferito di tutti gli zii e le zie, quello a cui tutti si rivolgevano quando avevano bisogno. La sua morte ha avuto un forte impatto sugli equilibri della famiglia.

È morto così: stavano combattendo nelle Filippine e avevano praticamente vinto. Si trovavano nella provincia di Luzon e stavano facendo ritorno alla base. I soldati giapponesi erano noti per non arrendersi, e un cecchino nascosto tra gli alberi gli ha sparato alla nuca e lui è morto all'istante.

Pubblicità

Subito dopo il primo, ho scritto un altro tweet per chiarire cosa intendevo con il termine "cecchino." Un cecchino, per me, è un membro dell'esercito aggressore. È il soldato che combatte in modo sbagliato, che sale sul tetto degli edifici o sugli alberi, si nasconde e uccide senza che le vittime possano accorgersi della sua presenza, senza che possano in alcun modo difendersi o reagire. Ma se l'esercito di un altro stato marciasse su Broadway e qualcuno si arrampicasse su un tetto e cercasse in ogni modo di fermarlo, quello non sarebbe un cecchino. Sarebbe semplicemente una persona che sta difendendo la patria. Anche il cecchino arabo in American Sniper stava facendo proprio questo: stava cercando di fermare gli invasori.

All'inizio i cecchini venivano chiamati "tiratori scelti." Non si è parlato di "cecchini" fino alla Prima guerra mondiale. È stata la Germania durante la Prima guerra mondiale a perfezionare il concetto di cecchino, non gli Alleati. E da lì si è affermato. Durante la Seconda guerra mondiale—puoi controllare—due terzi dei soldati uccisi dai tedeschi e dai giapponesi sono morti per mano dei cecchini. Col proseguire della guerra, anche i russi hanno iniziato a usare questa tattica. Negli Stati Uniti avevamo una scuola di perfezionamento per cecchini in Ohio, ma Eisenhower l'ha chiusa tra il 1956 e il 1957.

Perché?
Non lo so. Questa settimana ho fatto un po' di ricerca. È rimasta chiusa per 30 anni, finché Reagan non l'ha riaperta nel 1987 a Fort Benning. Se ne è parlato molto dopo la guerra in Corea—me l'ha raccontato un veterano—e ne è risultato che non ha nulla a che fare con il modo americano di combattere. Quando dobbiamo difenderci siamo disposti a tutto, quindi se oggi venissimo attaccati diventeremmo tutti dei cecchini, se così si può dire. Ma quando arrivano i liberatori, sono i cecchini che li fanno fuori. Ed è questa la confusione che fa nascere FOX News. Intendo dire che quando parlano di American Sniper parlano dei soldati americani come fossero i liberatori dell'Iraq! Non abbiamo liberato proprio un bel niente. Abbiamo solo peggiorato la situazione, e abbiamo perso la guerra. Avremo un futuro migliore quando riusciremo ad ammettere che abbiamo perso in Vietnam, perso in Iraq e perso in Afghanistan.

Pubblicità

La destra americana elogia questo film, sta andando davvero bene. Posto che un film va bene se alla gente piace il protagonista, vuol dire che agli americani piace questo cecchino, giusto? Perché, secondo te? Hai ragione quando dici che i cecchini sono sempre stati una figura sinistra. A morire è sempre il povero soldato in campo aperto, mentre l'infido cecchino si nasconde. Ma cosa c'è in questo cecchino che ha colpito e soddisfatto così tanto il popolo americano? Intorno a questo film è sorto un vero dramma psicologico nazionale.
Sì, e torna al fatto che siamo consapevoli di aver sbagliato. Sappiamo che non c'era nessuna arma di distruzione di massa. Sappiamo che 4.400 americani hanno perso la vita, come decine di migliaia di iracheni. Lo sappiamo, e sotto sotto ci sentiamo profondamente in colpa.

Inoltre molti repubblicani che vanno a vedere il film, sai anche tu che non vivono fuori dal mondo. Tra i loro famigliari e tra i loro vicini ci sono reduci che sono tornati a pezzi dalla guerra. Il disturbo post-traumatico da stress è incredibilmente diffuso. I soldati tornati da questa guerra hanno gravi problemi a livello psicologico. E devo confessarti che, avendolo visto due volte, durante il finale rimangono tutti molto tranquilli. Nessuno festeggia. Credimi, io il film l'ho visto in compagnia di un pubblico che non ha esattamente le mie stesse idee politiche. Erano tutti molto colpiti, molto tristi. Tutti i personaggi principali del film finiscono per avere problemi psichici o peggio. Il film non è una celebrazione. Magari c'è chi arriva in sala esaltato, ma di certo non ne esce allo stesso modo.

Pubblicità

Adesso la gente vuole vedere il film per il dibattito che ha scatenato, e perché è stato nominato agli Oscar. E poi è di Clint Eastwood—ha fatto dei film straordinari. La gente va al cinema per molte ragioni, ma devo dirti un'altra cosa, io l'ho visto a Union Square e in quel cinema non c'era una sola persona di Greenwich o di Manhattan. Venivano tutti col treno dal New Jersey o da Long Island. È stata fatta una ricerca—per sapere chi va al cinema—e ne è venuto fuori che il pubblico di questo film è tutta gente che va al cinema una volta all'anno, o nemmeno quella. È lo stesso tipo di pubblico di La Passione di Cristo.

Torniamo un attimo ai cecchini e alla distinzione che stai facendo tra la tua opinione sui cecchini e American Sniper. Non credo che esistano molte storie sui cecchini vive nella coscienza americana contemporanea, a meno che non si pensi alle guerre mondiali, come dicevi.
Sì, ma anche in quel caso non esiste un solo eroe americano che sia un cecchino. È proprio qualcosa che non appartiene alla nostra cultura. C'è la famosa storia di Jesse James e del codardo che gli ha sparato alla schiena. Lui era a casa sua che stava appendendo un quadro al muro, quando un uomo si è affacciato alla sua finestra, gli ha sparato e l'ha ucciso. Tra i due è il ragazzo a essere considerato il cattivo, non Jesse James. Lui era un ladro e un assassino, ma è il ragazzo che gli ha sparato a essere considerato il cattivo.

Pubblicità

Siamo cresciuti con storie come questa. I nostri padri ci hanno detto—o almeno l'hanno detto ai figli maschi—che attaccare alle spalle è una cosa da infami. Il cecchino nel pensiero americano è sempre inserito in un contesto negativo, non me lo sono inventato io su Twitter. È una credenza diffusa ed è anche la ragione per cui abbiamo deciso di non diventare famosi per i nostri cecchini. Nelle varie guerre, sono sempre stati gli altri ad avere i cecchini. E questo non perché non abbiamo anche noi i nostri tiratori scelti. Tanto per dire, io da ragazzino ho vinto un premio come tiratore. Ma in generale i cecchini sono sempre associati alla parte cattiva, a quelli che vogliono fare il male, che siano tedeschi delle guerre mondiali o i giapponesi, come nel caso di mio zio.

È uscito da poco un altro film intitolato Fury. L'hai visto?
Sì.

Anche in quel film c'è un cecchino. Sembra che il valore di un cecchino dipenda dal punto di vista dell'osservatore. Qui il cecchino è il personaggio negativo che fa un'imboscata contro Brad Pitt.
Mi è piaciuto quel film. È un film di guerra fatto veramente bene che mi ha tenuto incollato allo schermo. All'inizio del film gli alleati arrivano in una città dove c'è un altro cecchino tedesco. I cecchini tedeschi erano sempre un problema per gli americani che entravano nelle città. Gli invasori, i tedeschi, occupavano la città e provavano a respingere le truppe liberatrici. Non potevano vincere in uno scontro diretto, gli americani avevano più soldati, più armi, più risorse. Ma io la vedo anche in modo più karmico: nella storia l'oppressore, l'invasore finisce—non sempre ma quasi—per essere sconfitto. In altre parole il bene trionfa sul male. Con alcune eccezioni, tra cui i nativi americani sono la più evidente.

Pubblicità

Ricevo molte mail da persone che scrivono, Chris Kyle ha protetto i nostri soldati e ha salvato molte vite. Cosa vuol dire, che ha salvato delle vite? Le vite dei nostri soldati non dovevano essere messe a repentaglio. Eravamo noi quelli dalla parte del torto; eravamo gli invasori e alla fine abbiamo perso. Siamo andati là con motivazioni false, e abbiamo lasciato quel posto in condizioni peggiori di quando siamo arrivati.

Considerate anche le tue emozioni e la tua personale esperienza sul concetto di cecchino, puoi descriverci come ti sentivi prima di entrare al cinema, e come ti sei sentito uscendone?
Ci sono andato la seconda sera di proiezione del film. Lo proiettavano solo quattro cinema in tutti gli Stati Uniti. Mi piace Clint Eastwood, e volevo vedere il suo film. Bisogna ammettere che il trailer e gli spot pubblicitari di questo film erano i migliori della stagione. Ma quando sono entrato, dalla coda per i pop corn fino alla sala ho pensato, "Oddio. Guarda, siamo a Manhattan ma non c'è nessuno di Manhattan."

Era chiaro che quel cinema era pieno di veterani, soldati in servizio, famigliari e amici, ma ero contento di essere al cinema con questo tipo di pubblico, perché erano molto presi dal film. C'è chi ha pianto. I titoli di coda non erano accompagnati da nessuna musica—c'era un'atmosfera funebre. Tutti i personaggi principali escono devastati dalla guerra, alcuni cambiano idea e diventano pacifisti, altri muoiono. Alla fine non c'è nessuna vittoria americana per cui festeggiare, non c'è modo di pensare, Guardate cosa siamo riusciti a fare, o, come alla fine di Salvate il soldato Ryan, quando Tom Hanks muore, Be', almeno è morto per una buona causa. In questo film non c'è niente di tutto questo. Non c'è catarsi.

Pubblicità

Ho appena scoperto che il film potrebbe diventare il più visto tra quelli vietati ai minori, potrebbe superare La Passione di Cristo. E hanno notato che il pubblico di questi due film è molto simile. Sono persone che non vanno al cinema, oppure non ci vanno molto spesso. Il 50 percento degli americani non va mai al cinema, mentre il 25 percento ci va solo una volta all'anno. Il pubblico che va di frequente è il restante 25 percento. Era proprio come il pubblico di Lapassione di Cristo. Persone che di solito aspettano che un film esca in DVD o venga trasmesso alla TV, ma che questa volta volevano provare l'emozione di guardarlo insieme ad altri.

Il trailer di American Sniper

Mettendo per un attimo da parte le tue esperienze con i cecchini e le tue idee politiche, possiamo dire che non è il modo in cui è stato realizzato il film che ti dà fastidio?
Non ho proprio problemi con il film in sé. Se mi seguite su Twitter sapete che di solito non commento i film. Così come non lo fanno la maggior parte degli altri registi—c'è come una sorta di regola non scritta per cui non critichiamo i film dei colleghi. Se non ci piace il film di un altro regista ci limitiamo semplicemente a non dire nulla. Ecco perché è così difficile trovare un regista che attacca un altro regista. Perché sappiamo tutti quanto è difficile fare un buon film.

L'unica volta che mi è capitato di farlo in passato è stato perché mi sono sentito male all'idea che molte persone, soprattutto persone che lavorano e si guadagnano da vivere, potessero buttar via i loro soldi per andare a vedere un film che gli era stato detto sarebbe stato in un modo ma che in realtà era tutt'altra cosa, persone che quindi sarebbero rimaste deluse. La gente lavora sodo tutta la settimana, e ormai andare al cinema e comprare i dolciumi per i bambini è una bella spesa.

Pubblicità

In quei due tweet non ho detto nulla sul film in sé. E poi, quando alla fine ho scritto più di 140 caratteri, cioè quando ne ho parlato su Facebook, ho scritto, Non voglio dire nulla di American Sniper, l'unica cosa che voglio dire è: Bradley Cooper—miglior interpretazione dell'anno. Come è riuscito a trasformarsi… Non sembrava nemmeno Bradley Cooper.

Steve Carell ha fatto la stessa cosa in Foxcatcher. Da un momento all'altro scompare e al suo posto ti ritrovi un mostro.
Esattamente. Questo significa che l'attore è bravo e questo è stato il mio primo commento positivo riguardo al film. La seconda cosa positiva riguarda il fatto che, da un punto di vista tecnico, è un film ben fatto. Sono state fatte alcune buone scelte: ad esempio ho trovato coraggioso scegliere di non avere una canzone di chiusura, nessun tipo di musica, solo i titoli di coda che scorrono nel buio. Nel buio e nel silenzio. Per quanto riguarda invece la storia, è qui che il film si fa un po' più ostico, perché di base Clint voleva semplicemente girare un western vecchio stile—quindi mantenere una struttura molto semplice: le Torri Gemelle vengono colpite, loro vengono chiamati e subito dopo si ritrovano in Iraq.

Se non si presta attenzione, il film praticamente dice che noi siamo stati attaccati e quindi a nostra volta abbiamo attaccato l'Iraq. Sappiamo perfettamente che l'Iraq non c'entra nulla con l'11 settembre, ma il film sottintende che c'entri, e che la missione del protagonista sia di difendere il nostro paese. Ma il fatto che sia andato in Iraq non ci ha difeso da nulla. Ci sono dei problemi con la trama del film, e credo fosse per questo che la gente parlava in sala, perché erano confusi. American Sniper copre un lasso di tempo di circa cinque o sei anni per un totale di tre o quattro giri dell'Iraq, e la gente si chiedeva, come è possibile che finisca proprio nella stessa città con quella stessa persona? È solo semplicistico come i vecchi film western. In questo senso, è una specie di B-movie. Poi ovviamente ci sono tutti i dettagli storici sbagliati, ma non mi voglio addentrare. È un film, quindi non lo guardo come se fosse un documentario.

Pubblicità

A Traverse City, dove vivo, ho iniziato questi programmi di recupero per veterani affetti da disturbi post traumatici da stress. Organizzo conferenze per aiutarli a trovare lavoro. Ho dato il via a un progetto pensato appositamente per favorire l'assunzioni dei veterani della guerra in Iraq e in Afghanistan e i soldati e le loro famiglie possono frequentare i miei cinema gratis, senza dover sborsare un centesimo.

Proietterai il film nei tuoi cinema, vero?
Sì, lo farò vedere in uno dei miei tre cinema. Perché penso che sia parte del dibattito sull'identità americana, e la gente dovrebbe guardarlo. Non puoi parlarne se prima non l'hai visto. John McCain mi ha criticato per quello che ho detto sui cecchini in generale, un reporter gli ha poi domandato se avesse visto il film e lui ha risposto, No, non l'ho ancora visto. Mi ha ricordato quella volta che è stato da Letterman e ha criticato 9/11; Letterman gli ha chiesto, Ha visto il film? e lui ha risposto, No, non l'ho ancora visto. Allora Letterman gli ha detto Senatore, crede sia giusto criticare qualcosa che non ha visto? E McCain ha risposto, No, forse ha ragione lei. Dovrei guardarlo.

Io non proietterei mai Transformers 5, perché è un film spazzatura. Ma American Sniper non lo è, e Clint Eastwood ha anche detto che è il film ha in sé un forte sentire antibellico. Dimmi una cosa Eddy, quando sei uscito dal cinema dopo aver visto questo film, pensavi Questo è un ottimo film di propaganda, perfetto per reclutare altri ragazzi?

Pubblicità

Quando sono andato a vederlo in un certo senso mi ero preparato a un film di propaganda di destra. Mentre lo guardavo ero in qualche modo annichilito perché mi sembrava di stare in uno di quei videogiochi sparatutto, e mi sono messo a pensare che potrebbe essere pericoloso se la gente lo trovasse stimolante e pensasse, Wow, l'Iraq è l'equivalente reale del mio videogioco. Figo. Questo mi ha spaventato, ma in ogni caso sono rimasto incollato allo schermo per tutta la durata del film.
Clint Eastwood non è un ideologo di destra; politicamente è un po' un mix. È un vero e proprio liberale. Non credo che sia dell'idea che gli Stati Uniti dovrebbero essere il poliziotto del mondo. È stato un segnale forte mostrare che il fratello del protagonista è contro la guerra.

Tutti capiscono che Chris continua a mentire a se stesso, a dire che ne vale la pena; continua a ripeterselo perché sotto sotto sa anche lui che non è vero—non si trova lì per difendere gli Stati Uniti d'America. Difendere gli Stati Uniti sarebbe il suo unico lavoro, il motivo per cui tutti noi paghiamo le tasse. Perché se ci attaccano o ci sono delle minacce incombenti, ci proteggano. L'Iraq non ci stava minacciando in nessun modo, non ci stava attaccando né stava pianificando attacchi futuri.

Quindi il film è molto meno monodimensionale delle discussioni che ha sollevato, e le reazioni negative nei tuoi confronti sono ancora più miopi, giusto?
Esatto. La domanda sorge spontanea, Perché? Perché proprio per quello che ho scritto io? Voglio dire, ho letto quello che ha scritto Chomsky a proposito del film. Ho letto Matt Taibbi, Chris Hedges… Ho letto quello che hanno scritto i pensatori di estrema sinistra, e sono stati tutti molto violenti e critici riguardo al film. Sono d'accordo con buona parte di quello che dicono, ma non se la prende nessuno con loro, se la prendono con me. L'ho capito molto tempo fa—se la prendono con me e se la sono presa con Seth Rogen perché noi abbiamo molto più seguito fra i comuni cittadini americani. I miei sostenitori, e certo anche la sinistra moderata, amano tutti le mie opere, comprano i miei libri e vanno a vedere i miei film, ma se fosse solo per loro sarei finito. I miei film vengono proiettati nei centri commerciali e nei multisale, ed è una cosa insolita per uno di sinistra—che le sue opere raggiungano un pubblico così vasto. Ed è questo il motivo per cui mi considerano pericoloso, perché sanno che ho molto seguito fra il pubblico medio. Mi piace moltissimo quando sento qualcuno dire, "Come fa ad avere due milioni di follower su Twitter? Qualcuno me lo spiega? In che razza di mondo viviamo?"

Pubblicità

Adesso io e Seth Rogen non siamo più i benvenuti in un ristorante del Michigan. Ho lanciato l'hashtag #tableforsethandmike, e spero che qualche ristorante che ci segue su Twitter ci dica che da loro possiamo ancora mangiare. [ Ride]

Here
— Dakota Meyer (@Dakota_Meyer) January 23, 2015

Ovviamente hai visto il cartello di Sarah Palin—Michael Moore coi due mirini al posto delle due O.
Quello con cui ha messo fine alla sua carriera politica sabato?

Esatto.
Sì, domenica scorsa ho pubblicato quei due tweet, e lunedì ho pensato di scrivere un post su Facebook perché vivo in un paese in cui la maggior parte delle persone fa fatica a capire, e 140 caratteri non sono mai abbastanza. Ho scritto quel post su Facebook e ho deciso che sarei rimasto in silenzio fino a venerdì. Non ho twittato, non ho rilasciato nessuna dichiarazione a riguardo, non ho fatto nulla, ho semplicemente deciso di aspettare e lasciare che questi pazzoidi mi insultassero per tutta la settimana senza reagire, il che avrebbe messo in risalto la loro stupidità e sarebbe risultato in un autogol per loro. È proprio quello che speravo succedesse. Pensaci—la stragrande maggioranza dei suoi sostenitori politici è cristiana. Sono tutti brava gente cristiana che è inorridita quando l'ha vista tenere in mano quel cartello con scritto "fuck you".

Devo farti un'altra domanda, perché non posso concludere un'intervista parlando di Sarah Palin. Dato che il tema dei veterani affetti da disturbo post traumatico ti sta particolarmente a cuore, cosa pensi del modo in cui viene trattato nel film?
Conosco questo disturbo per via dei veterani che ho aiutato, ma in un certo senso l'ho anche vissuto io stesso. Certamente non ho passato quello che hanno passato loro in Iraq, ma dopo il mio discorso agli Oscar e dopo Fahrenheit ho ricevuto moltissime minacce che mi hanno segnato psicologicamente. Ho dovuto ingaggiare delle guardie del corpo, sei ex-membri reclutati tra i SEAL e i Berretti Verdi, e poco dopo hanno catturato un tizio che voleva fare esplodere casa mia. Anche io ho avuto le mie brutte esperienze.

Sono contento che il disturbo da stress post-traumatico sia un argomento trattato nel film. Clint non ha dipinto i soldati o i veterani come soggetti eroici. Nel film sono tutti molto diversi fra loro, ed è così anche nella realtà a mio avviso. So che ci sono state diverse reazioni positive e le persone si sono attivate per aiutare a combattere questo disturbo, e il film ha certamente aiutato a sensibilizzare il pubblico. Spero che la gente continui a reagire positivamente, sul piano emotivo. Ma a livello ideologico vorrei che tutti gli americani che hanno guardato questo film si convincessero che tutto ciò non dovrà mai più succedere.

Il discorso di Michael Moore al momento della vittoria dell'Oscar per Bowling a Columbine

Eppure credo che gli si dia poca attenzione…il grande funerale che si vede alla fine del film sembra il funerale di un caduto in guerra. Ma quella guerra la combatteva a casa sua—è la guerra che affronta ogni reduce quando torna e viene lasciato solo. Ma è anche la guerra di una cultura americana, di radice texana, che dice, Mettiamo una pistola in mano a chiunque. Andiamo al poligono di tiro. Oh, soffre di disturbo post-traumatico? Nessun problema, dategli una pistola. A uccidere Chris Kyle sono state le armi americane e la cultura americana delle armi. Ma a tutto questo nel film viene dato ben poco spazio. Ci viene detto soltanto in che modo è morto. Clint Eastwood non ci mostra la scena in cui passa a prenderlo e lo porta al poligono di tiro, non ci mostra cosa succede al poligono di tiro, non ci mostra che, dopo tutto quello che ha passato in Iraq, alla fine a ucciderlo è un ex soldato come lui. Un suo compagno. È tutto sbagliato, la guerra era sbagliata. Era immorale, era illegale. Il papa lo aveva detto, che questa guerra non era una guerra giusta, e aveva ragione— prova a dare un'occhiata ai dati relativi alla violenza intraconiugale nelle famiglie dei reduci.

O a quelli sull'abuso di droga…
Mi sembra che la gente pensi, Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Se il film riesce a farli pensare a questo allora ha fatto qualcosa di buono, ma se escono dal cinema pensando, Non vedo l'ora che inizi la prossima guerra così possiamo far fuori più cattivi come quelli, be', non impareremo la lezione finché non ci convinceremo che eravamo noi i cattivi, che siamo stati noi a fare la cosa sbagliata. Quelle persone stavano difendendo le proprie case, per questo ci sparavano addosso. Noi avremmo fatto lo stesso!

La questione è anche più complicata, perché non uccidevano solo i soldati americani, ma si uccidevano anche fra loro. In un certo senso, è sensato che il film esca proprio adesso che lo Stato Islamico ha riportato alla memoria la guerra in Iraq, e ha mostrato la complessità di quella situazione. L'avevamo messa da parte, ma le sue conseguenze stanno iniziando a verificarsi ora e devono ancora venire.
È vero che l'abbiamo messa da parte. Non voglio dire che Saddam Hussein fosse una brava persona, ma certamente aveva capito che l'unico modo di tenere insieme l'Iraq era farlo diventare un paese laico, non fondato sulla religione. Se avesse mischiato religione e politica sarebbe scoppiata una guerra civile. E aveva ragione. È quello che sta succedendo adesso. Prima di concludere devo anche dire che il modo in cui vengono rappresentati nel film gli iracheni, gli arabi e i musulmani è davvero offensivo. Ne stiamo parlando a casa mia in Michigan, dove ci sono molti nativi americani, e ci siamo chiesti: mostreremmo mai un film che dipinge i nativi americani come dei selvaggi? Questa parola viene usata troppo spesso in questo film. La prima volta che l'ho sentita ho pensato Ok, capisco, i soldati parlano in questo modo, ma poi l'ho sentita ripetere molte volte, e l'ho sentita usare da Clint Eastwood. Voleva proprio far arrivare questo messaggio, che i nemici in quella situazione erano dei selvaggi, capaci di piantare un proiettile in testa a un ragazzino. Sentiva la necessità di farlo. La prima cosa che ho scritto a proposito delle similitudini tra Vietnam e Iraq è stata proprio questa storia del mandare in guerra donne e bambini, con bombe o che altro, che era qualcosa che faceva parte delle storie sul Vietnam. E in effetti in Vietnam è successo qualche volta, ha spaventato tutti e ha fatto credere a tutti che i vietnamiti fossero degli animali. In Iraq però non è andata proprio così. I bambini non venivano usati in guerra. In Palestina ci sono state donne kamikaze, in Giordania c'è stata quella donna che ha provato a farsi saltare in aria, e adesso stanno negoziando la sua liberazione. In Iraq tutto questo non è accaduto.

Per non parlare di come questo influenza l'idea che la gente si fa degli arabi e dei musulmani. Non dico che dovremmo insabbiare tutto quello che è successo, ma va fatta attenzione. Il tizio che ha provato a far esplodere casa mia con un ordigno al fertilizzante è stato l'unico caso contro di me in dieci anni. Se vivessi in un altro paese probabilmente queste cose succederebbero un po' più spesso. Non voglio di certo mettere le due cose sullo stesso piano, ma ho appena scritto un post su Facebook per rispondere a molte domande che ho ricevuto negli ultimi giorni, riguardo a me e a Clint Eastwood. È vero che ha minacciato di uccidermi? Sì, è vero, è successo nel 2005 a Tavern on the Green. Sul momento tutti hanno pensato che scherzasse, ma lui non si aspettava le risa, e quando tutti sono scoppiati a ridere a lui non è piaciuto e ha aggiunto Ehi, guarda dico sul serio. Ti sparo. A quel punto tutti si sono zittiti, e hanno pensato, Non farà mica sul serio? Su alcune cose non si scherza. Nessuno direbbe mai ad una donna Ehi, guarda che ti violento. Non si fa, non è bello.

L'intervista è stata pubblicata in versione editata. Segui Eddy Moretti su Twitter: @eddymoretti