Foto di Massoud Hossaini/AP
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La teoria che considera le società con popolazione giovane in crescita più inclini al conflitto, alla violenza e al terrorismo, è da tempo prediletta dagli esperti di guerra e dai governi, e ha suscitato molta preoccupazione nei confronti di milioni di giovani "inattivi"—soprattutto di colore o mediorientali—nel mondo. Questi giovani sono spesso descritti come una "bomba a orologeria", pronti a subire l'influenza dell'estremismo. Queste supposizioni hanno condizionato le politiche di tutto il mondo, dagli investimenti all'istruzione alla lotta alla criminalità.
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Secondo i ricercatori, anche l'ideologia è molto meno responsabile della radicalizzazione rispetto all'esposizione alla violenza.Quando i giovani scelgono di far parte di un gruppo armato piuttosto che di un altro, "risultano più determinanti la geografia e la storia personale," sostiene Proctor."In Colombia, per esempio, abbiamo rilevato che la ragione per cui alcuni sceglievano un determinato gruppo armato non era necessariamente l'ideologia, ma il fatto che quel determinato gruppo si trovasse nel loro quartiere," ha aggiunto.Il report mostra come il denominatore comune tra le cause che spingono i giovani intervistati ad arruolarsi in una milizia armata è la rabbia. Anche se la Mercy Corps si è concentrata sui giovani nelle zone di guerra, gli stessi fattori psicologici potrebbero essere alla base della radicalizzazione di quelli che vivono in Europa Occidentale o negli Stati Uniti, dato che anche qui, secondo i ricercatori, è l'alienazione (e non la povertà) a essere la comune causa scatenante.Molti dei giovani che hanno lasciato l'Europa e il Nord America per unirsi allo Stato Islamico sono immigrati di seconda generazione che non hanno un vero e proprio legame con il paese d'origine, e al tempo stesso sono comunque emarginati. La povertà non è quasi mai un fattore determinante, tanto che alcuni si sarebbero lasciati alle spalle un contesto privilegiato—come il combattente inglese noto col nome di "Jihadi John," cresciuto in un quartiere ricco di Londra."È difficile non notare dei parallelismi anche nei paesi occidentali e sviluppati, soprattutto tra gruppi di persone che si sentono scollegate o alienate dalla società che le circonda," aggiunge Proctor. "Dobbiamo far sì che i giovani abbiano concrete possibilità di essere parte della loro comunità, della società in cui vivono, e dobbiamo ascoltare le loro rimostranze, che in molti casi sono più che lecite."Segui Alice Speri su Twitter: @alicesperi