10 domande che hai sempre voluto fare a un kebabbaro
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10 domande che hai sempre voluto fare a un kebabbaro

Pensi che ai turchi della Turchia piacerebbero i tuoi kebab? Sai cosa si dice della salsa bianca? Che rapporto hai coi vegetariani?

Anil Azik ha 22 anni e nella vita si occupa di kebab. Mangia anche un sacco di kebab. E non lo fa in un posto qualsiasi, ma a Berlino, patria del "döner" tedesco, e nello specifico a Kottbusser Tor, centro della Berlino turca che ogni tanto viene chiamato anche Piccola Istanbul. Insomma, in quanto kebabbaro sa il fatto suo.

Dato che in Germania si consumano 2,2 milioni di kebab al giorno e che i kebab piacciono proprio a tutti—da Angela Merkel agli studenti passando per i giornalisti che vergano appassionati editoriali sul "simbolo gastronomico della capitale tedesca"—abbiamo pensato di fargli tutte le domande che non gli avete fatto ogni volta che, nel pieno della notte, avete stretto tra le mani un kebab rifocillatore.

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VICE: Perché non ci sono mai donne kebabbare? Io non ne ho mai viste…
Anil: Non lo so. Forse i proprietari non si fidano, magari le donne hanno difficoltà a tagliare la carne nella maniera corretta. Riscaldare, preparare l'insalata e i condimenti non è un problema, così come assemblare il tutto. Ma non penso che una donna sarebbe in grado di tagliare la carne.

Qual è il tuo obiettivo, lavorativamente parlando?
Diventare il titolare del Kottiwood [il locale in cui lavora]. E posso riuscirci, se mi impegno, perché il Kottiwood è di mio padre. È per quello che ho inventato il kebab con il formaggio piccante. Scrivilo, è un ottimo kebab.

Che rapporto hai coi vegetariani?
Non li capisco. Come possono non mangiare la carne, quando io ne ho di così buona? Ogni tanto comunque anche io mangio i falafel. Però, ecco, i vegetariani non li capisco.

Chi vincerebbe in uno scontro tra un ninja e un kebabbaro?
Be', ovvio: il kebabbaro, al 100 percento!

Qual è la cosa peggiore che ha mai fatto un tuo cliente?
I nostri clienti non danno problemi, sono le persone che stanno in zona che a volte esagerano. Ce l'ho un po' con gli spacciatori di Kotti, perché a volte entrano e cercano di spacciare qui. È anche capitato che qualcuno si facesse di coca qui dentro, o che rubasse cose. E una volta è scoppiata una rissa davanti all'ingresso, c'erano cinque o sei arabi coi coltelli. Una roba assurda. Ma abbiamo i nostri amici. E quando uno dei nostri finisce nei guai, i commercianti arrivano a dare manforte. I turchi sono così, si aiutano a vicenda.

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C'è qualcuno a cui non venderesti?
I nordafricani che abbiamo bandito dal locale.

Qual è il record di kebab mangiati in una sera?
Quattro, credo. Era un tizio croato, un mostro. Se n'è fatti fuori quattro in un lampo. Glieli avevo fatti in versione maxi, e lui se li è mangiati lo stesso. Rispetto massimo.

Sei al corrente delle voci sulla salsa fatta di sperma?
È una storia che gira da cinque o sei anni, e l'ho sempre trovata divertente. Ma è una storiella. Vuoi davvero sapere se c'è sperma nella nostra salsa? No, al 100 percento. Noi le salse le facciamo tutte in casa, se ne occupa mio padre. La ricetta è segreta, nessuno la conosce.

Sai che la frase "mit scharf" [un classico delle transazioni nei kebab shop di Berlino, che tradotto sarebbe "con piccante"] è scorretta a livello grammaticale?
Non lo sapevo [ride]. Qual è il modo giusto di dirlo?

Pensi che ai turchi della Turchia piacerebbero i kebab tedeschi?
Il döner tedesco è dieci volte meglio di quello turco. I kebab di Berlino sono i migliori del mondo! Di un kebab di Istanbul riusciresti a buttare giù al massimo qualche boccone. Ai berlinesi non piacerebbe. La cucina turca è deliziosa, ma con il döner i berlinesi non sono secondi a nessuno.