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Tecnologia

Perché il Codacons vuole vietare 'Pokémon Go' in Italia

Secondo Carlo Rienzi, presidente del CODACONS, “Giochi di questo tipo rappresentano un pericolo concreto."
Giulia Trincardi
Milan, IT

Questo lunedì, il CODACONS (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) e l'ASPS (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale) hanno espresso preoccupazione nei confronti dell'applicazione del momento—Pokémon Go—chiedendo al governo e al ministero dei trasporti di intervenire e regolamentare la fruizione della app per i suoi utenti.

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La preoccupazione delle due associazioni è legata al potenziale distraente della app, che porterebbe i suoi giocatori a cacciare pokémon mentre guidano o camminano per la strada, dando priorità al gioco rispetto agli stimoli esterni e rischiando così di provocare o restare vittime di incidenti stradali.

Carlo Rienzi, presidente del CODACONS, ha dichiarato che "Giochi di questo tipo rappresentano un pericolo concreto perché vengono utilizzati in qualsiasi momento della giornata e distolgono i giocatori dalla dovuta attenzione verso la strada e l'ambiente circostante. Pensiamo a chi usa l'app alla guida di una automobile, ma anche a pedoni e ciclisti a caccia di Pokemon [sic] che rischiano di essere investiti perché intenti ad osservare lo schermo del cellulare e non il marciapiede, le strisce pedonali e la strada dove camminano".

Il CODACONS ha presentato di conseguenza un esposto alla Procura di Roma, perché si apra un'inchiesta per "attentato alla sicurezza dei trasporti," e si è rivolto al Ministero dei trasporti "perché adotti le misure del caso a tutela degli utenti della strada, compreso—qualora necessario—il divieto totale di diffusione dell'App 'Pokemon Go' [sic] sul territorio italiano".

Nel frattempo, l'ASPS ha chiesto "ai vertici delle forze di polizia e ai sindaci di intervenire con misure che intensifichino i controlli e al governo con un provvedimento che vieti in modo più severo rispetto alle previsioni dell'art.173 CdS l'utilizzo di questo gioco distrattivo quando si è alla guida, prevedendo il sequestro del cellulare per almeno un mese ed estensione del divieto di utilizzo della app anche dagli accompagnatori all'interno degli abitacoli dei veicoli, oltre che ai pedoni durante gli attraversamenti stradali anche sulle strisce. O, quantomeno, di inibire il funzionamento della app in Italia durante guida."

La preoccupazione per un possibile aumento del numero di incidenti stradali legato all'utilizzo di Pokémon Go non è un'esclusiva dell'Italia, ed è sicuramente comprensibile. La sovrapposizione di realtà virtuale e realtà fisica comporta una serie di effetti collaterali sociali la cui soluzione, però, non sta nella rinuncia aprioristica di un certo tipo di tecnologia innovativa. Bandire la app non rappresenterebbe, con tutta probabilità, una soluzione efficace a un problema fondamentalmente educativo.

Pokémon Go rappresenta solo un tassello di una rivoluzione a lungo presagita e iniziata in realtà con la semplice diffusione degli smartphone, una rivoluzione che ha dissolto la barriera tra fisico e virtuale: siamo destinati a vivere in un mondo dove questa sovrapposizione si farà sempre più significativa—che sia per intrattenimento puro o per potenziare aspetti della vita quotidiana, la realtà aumentata è qui per restare. Come evitare che la cosa rappresenti un rischio anziché un vantaggio per chi ne usufruisce?

La richiesta di vietare Pokémon Go in Italia rischia solo di aumentare quella "mania" a cui fanno riferimento le due associazioni negli avvisi promulgati, anziché spingere i giocatori più incoscienti a riflettere sul contesto in cui stanno giocando. La realtà aumentata è una nuova dimensione, che richiede un'educazione al mezzo tanto da parte dei suoi sostenitori entusiastici che di chi la condanna o la demonizza a priori.

Non resta che vedere cosa risponderà il governo alla richiesta di CODACONS e ASPS, sperando che chi si esprimerà a proposito abbia se non altro una vaga coscienza informata sui fatti.