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Tecnologia

Mettere persone a caso in Parlamento migliorerebbe la politica, dice la statistica

Secondo questo studio dell'Università di Catania, una certa forma di 'concorrenza' migliorerebbe anche l'operato dei partiti.
Immagine via Flickr.

Qualche giorno fa, il guru del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha scritto un articolo sul suo blog in cui citava la teoria dell'attivista americano Brett Henning sulla 'fine dei politici'. ”Se sostituissimo le elezioni con il sorteggio e rendessimo il nostro parlamento veramente rappresentativo della società, significherebbe la fine dei politici e della politica come l’abbiamo sempre pensata,” teorizza Grillo.

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L'uscita del comico mi ha fatto sentire in dovere di approfondire il tema perché, come ho già spiegato su Motherboard, spesso le sue proposte, per quanto presentate in maniera disordinata, sollevano temi futuristici e visionari. Mi piacerebbe che Grillo non fosse l'unico politico italiano a spingerli.

L'idea non è nuova ed è stata esaminata a fondo anche da un eclettico gruppo di docenti dell’Università di Catania formato dai i fisici Andrea Rapisarda e Alessandro Pluchino, il sociologo Cesare Garofalo e gli economisti Maurizio Caserta e Salvatore Spagano. Dopo un primo lavoro sull'effetto benefico delle scelte casuali nel contesto del Principio di Peterpremiato con il premio Ig-Nobel nel 2010 — il team ha cercato di estenderne l’applicazione al Parlamento.

L'intento era determinare scientificamente se è possibile combinare le elezioni politiche classiche con parlamentari selezionati per sorteggio. Nel 2011 hanno pubblicato un paper dedicato al tema, sempre su Physica A, che ha portato poi al libro Democrazia a sorte nel 2012 e alla creazione di una pagina ufficiale del progetto.

Ma come sarebbe possibile integrare la casualità in Parlamento? L'ho chiesto direttamente a loro in una conversazione tenuta in parte su Skype e in parte via mail. "In un recente lavoro, ancora non pubblicato ma scaricabile online a questo link, suggeriamo di adottare un sistema misto (elezioni + sorteggio). Secondo questa ricetta, recandosi al seggio il giorno delle elezioni, i cittadini si trovano di fronte a due opzioni. La prima è quella di votare per i candidati messi in lista dai partiti. In alternativa, chi non vuole votare per i partiti — e che al momento potrebbe solo astenersi o votare scheda bianca — può aggiungere il proprio nome in una lista separata: la 'sortition list',” mi hanno spiegato i ricercatori.

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Alla chiusura delle votazioni, alcuni seggi del Parlamento vengono assegnati proprio a chi ha preferito iscriversi nella lista. Chiariamo con un esempio. Si verifica qual è la percentuale di aventi diritto al voto che ha preferito iscriversi nella sortition list, supponiamo il 30%. In questo caso, solo il 70% dei seggi va diviso tra i partiti in base ai voti presi. Il 30% dei seggi, invece, viene riservato a cittadini estratti a sorte dalla lista in occasione di ogni nuova proposta di legge da discutere in Parlamento.

"Questo assicurerebbe una continua rotazione dei parlamentari sorteggiati e li sottrarrebbe così ai tentativi di acquisizione da parte dei partiti, consentendogli di mantenere l'indipendenza di voto che, come dimostrano i nostri modelli matematici e computazionali, garantirebbe un aumento di efficienza dell’azione legislativa,” spiegano i ricercatori.

A fronte del rischio di perdere seggi, i partiti sarebbero costretti a migliorare la loro offerta elettorale mettendo in lista candidati più di spessore.

Il team ha infatti simulato al computer un parlamento monocamerale con due coalizioni politiche — maggioranza e opposizione — e ha provato a inserire nel modello dei parlamentari estratti a sorte. Il parlamento viene identificato attraverso un grafico: sull'asse x è rappresentato il vantaggio personale e sull'asse y il vantaggio collettivo che deriva dalle azioni di ogni parlamentare. Il comportamento medio di un parlamentare è identificato da un punto sul grafico. Nella simulazione, ogni parlamentare può eseguire solo due azioni: avanzare proposte di legge — che coincidono con la sua posizione nel grafico — e votare a favore o contro le proposte. L’efficienza del parlamento è il risultato del prodotto tra la percentuale di proposte di legge approvate in una legislatura e il benessere sociale medio che ne deriva.

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I ricercatori dell’Università di Catania hanno ripetuto le simulazioni, variando casualmente le posizioni di partiti e legislatori indipendenti nel diagramma. Il risultato è che un parlamento senza deputati indipendenti o in cui tutti i deputati siano indipendenti (senza partiti) ha un’efficienza praticamente vicina allo zero. Nel primo caso, vengono approvate un gran numero di leggi ma il loro benessere sociale risulta modesto. Nel secondo caso, invece, vengono approvate solo un numero ridottissimo di proposte con un vantaggio collettivo elevato. In base a questo, i ricercatori hanno ricavato una ”regola aurea dell’efficienza” che determina la percentuale intermedia di deputati indipendenti da aggiungere a un parlamento per massimizzarne l’efficienza.

Come mi hanno spiegato i ricercatori, ”un sistema misto di questo tipo avrebbe un duplice effetto benefico. A fronte del rischio di perdere seggi, i partiti sarebbero costretti a migliorare la loro offerta elettorale mettendo in lista candidati più di spessore. I cittadini, invece, guadagnerebbero la possibilità di entrare a rotazione nella “stanza dei bottoni” e dare un loro contributo concreto alla comunità, senza però doversi impegnare per un’intera legislatura e senza dover lasciare il proprio lavoro. Forse si riavvicinerebbero finalmente alla politica.”

I precedenti storici risalgono all'antica Grecia, ad Atene, dove i componenti dell’assemblea venivano sorteggiati.

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”Ci farebbe molto piacere se la nostra proposta, per noi assolutamente seria e per nulla provocatoria, venisse discussa in maniera rigorosa e magari implementata, tanto per cominciare, all’interno dei comuni e delle regioni. Oggi il M5S potrebbe essere nella condizione ideale per intestarsi questa battaglia, che muovendosi nella direzione di quella “democrazia diretta” tanto celebrata dal Movimento negli anni passati, restituirebbe credibilità ad una classe politica ormai sempre più nell’occhio del ciclone. Forse il post di Beppe Grillo è il sintomo che un piccolo varco si stia effettivamente aprendo nella direzione da noi auspicata.”

Nonostante possa risultare controintuitivo, le strategie casuali hanno un loro perché anche nell'amministrazione politica. I precedenti storici risalgono all'antica Grecia, ad Atene, dove i componenti dell’assemblea che prendevano le decisioni collettive venivano sorteggiati. Lo stesso avveniva nei comuni italiani del periodo rinascimentale, come Bologna, Firenze e Venezia, dove il Doge stesso poteva essere scelto con un sistema misto di elezioni e di sorteggio. Gli esempi più recenti, invece, sono i comuni francesi e svizzeri in cui si consultano i cittadini attraverso giurie popolari con membri estratti a sorte.

In Canada, assemblee con membri estratti a sorte fra i comuni cittadini hanno riformato leggi elettorali, in California, cittadini estratti a sorte hanno deciso i piani energetici dello stato, mentre, in Islanda, un migliaio di cittadini scelti a caso ha addirittura riscritto la Costituzione. ”I vantaggi sono evidentemente una rinnovata partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. Per quanto ne sappiamo, non ci sono controindicazioni,“ hanno concluso gli studiosi.

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