I quarant'anni di melodia di Ryuichi Sakamoto
Fotografia di Chad Kamenshine

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Musica

I quarant'anni di melodia di Ryuichi Sakamoto

Il grande compositore giapponese ci ha parlato di come si scrive una melodia che resta nella storia, anche se non è poi così convinto di riuscire a sconfiggere la morte.

L'esile figura di Ryuichi Sakamoto si fa enorme, quando si staglia sulla musica contemporanea. È ormai da quarant'anni che il produttore, pianista, compositore e artista concettuale giapponese si occupa di scrivere musica perennemente innovativa, inventiva e stupefacente.

Ci sono diversi motivi per cui potremmo chiamare Sakamoto uno dei musicisti più influenti e importanti del tardo ventesimo secolo e dell'inizio del ventunesimo senza sembrare ridicoli. Qualche esempio? Gli inizi della sua carriera negli Yellow Magic Orchestra, pionieri del synthpop. La sua vittoria di un Oscar nel 1987 per la colonna sonora de L'ultimo imperatore. Il suo singolo "Riot in Lagos" (1980), considerabile uno dei primi pezzi electro della storia e uno dei primi granelli di neve che sono andati poi a formare la valanga della cultura hip-hop.

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Una delle costanti che hanno accompagnato Sakamoto lungo il corso della sua carriera artistica è la sua volontà di condividere con altri il processo creativo, si tratti di creare ambient-jazz elettroacustico assieme a Fennesz (Cendre, 2007) o evanescente elettronica d'avanguardia (le sue collaborazioni con Alva Noto), di collaborare con ex-bellocci del pop anni Ottanta come David Sylvain o video-artist d'avanguardia come il coreano Nam June Paik. Si è cimentato anche con il cinema, Sakamoto, comparendo come attore accanto a David Bowie nel dramma di guerra Merry Christmas, Mr. Lawrence – il cui tema è diventato uno dei suoi pezzi più celebri.

Il suo ultimo progetto si intitola async Remodels ed è costruito attorno all'approccio collaborativo di cui sopra. È una collezione di brani tratti dal suo ultimo album async, il primo solista dopo il cancro che gli venne diagnosticato nel 2014, remixati e rilavorati da musicisti elettronici lungimiranti (tra cui compaiono Oneohtrix Point Never, Arca, Yves Tumor, Alva Noto, il compianto compositore islandese Jóhann Jóhannsson). Il risultato è qualcosa di ipnotico, mosso, fluido e celestiale. Ne abbiamo parlato direttamente con Sakamoto, in una conversazione su Skype.

Noisey: Fare musica, per lei, è un impulso?
Sakamoto: Spero di continuare a fare musica fino alla mia morte. Ci sono stati momenti eccezionali in cui non mi è stato possibile. Appena dopo l'undici settembre, per esempio, passai un mese senza riuscire a scrivere nulla. Lo stesso accadde dopo il terremoto di Tōhoku e lo tsunami del 2011. E, ovviamente, anche quando mi è stato diagnosticato il cancro. Altrimenti non c'è giornata che io passi senza ascoltare musica, pensare alla musica, suonare il pianoforte e il sintetizzatore. Vado avanti a forza di tazze di caffè.

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Ma la musica continua a essere una fonte di piacere, giusto?
Suonare o ascoltare musica, o suoni, è facile. Fare musica è qualcosa di molto diverso. Quel lato non è puramente piacevole. Può essere difficile, una sfida. Implica disturbi che possono arrivare sia dall'esterno che da dentro di me: puoi non sentirti ispirato, o senza forze. Succede, invecchiando. Ma la musica è infinita e senza limiti, come l'immaginazione.

Quando suonava nella Yellow Magic Orchestra fantasticò mai sul successo che avrebbe potuto avere, sia con il gruppo che come artista solista?
Non pensavo mai al domani, da ragazzo. Ero quel tipo di persona che non immaginava mai veramente quello che sarebbe potuto diventare. Mi godevo le cose e basta. Ora riesco a pensare benissimo sia al domani sia al mese prossimo, ma non più in là. Sono un uomo fortunato e felice. Sono nato ottimista, e forse sono solo riuscito a impedire ai brutti ricordi di restarmi nel cervello. Devo ringraziare qualcuno. Forse mia madre. Forse Dio. Non mi sono mai sentito davvero triste. Tranne che per il cancro.

Crede che questa positività influisca sulla sua reputazione?
È possibile. Ma credo che la cosa più importante sia il fatto che non mi sono mai sentito soddisfatto. Mi sento sempre frustrato da ciò che faccio. Ero molto felice di async, appena lo avevo terminato. Sono riuscito ad esserlo per qualche giorno, forse una settimana. E poi mi è salita la frustrazione, e mi è venuta voglia di fare qualcosa di più, qualcosa di nuovo. È sempre così.

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Ascolta spesso le sue stesse cose?
Mettiamola così: stai facendo un viaggio e ti dirigi in una direzione a te sconosciuta. Hai una mappa e non vuoi tornare da dove sei venuto. Vuoi andare avanti. Vuoi trovare montagne, fiumi, laghi che non hai mai visto prima.

In che modo le collaborazioni che ha stretto nella sua carriera si legano a questo approccio?
Sono uno dei motivi che mi permettono di tenerlo. Mi interessa conoscere persone con talenti, idee e visioni diversi dalle mie. Perché dovrei lavorare con qualcuno di troppo simile a me? Voglio creare un'opposizione. Voglio differenze. È interessante per me ricercare i miei elementi nei pezzi di async Remodels. In quello di Arca, per esempio, non sono riuscito a trovare i miei suoni, sebbene sapessi che potessero essere stati modificati o abbassati di tono. Ed è stato incredibile! È musica di Arca, al 100%. Mi è piaciuto. Un remix è un altro mix di un brano esistente. Questa è altra roba. Sono ricostruzioni di brani che mantengono alcuni elementi dal mio album. Sono come riflessi. È un misto tra mia musica e le loro competenze, idee e tavolozze sonore. E io sono felice che il mio album li abbia ispirati a scrivere.

Perché crede che la sua musica sia apprezzata da musicisti con background fortemente diversi?
È da quando sono piccolo che ascolto musica di tutti i tipi. Ogni giorno. Classica, rock, pop, musica etnica, d'avanguardia. Lo faccio fin da quando ero bambino. Le radici della mia musica non stanno in un genere, li attraversano tutti. Potrebbe essere questo il motivo? Uso strumenti interamente acustici, le orchestre e i pianoforti, o uso sintetizzatori e computer. Non ci sono molti artisti che fanno lo stesso.

Il minimalismo può essere considerato un antidoto alle ansie e agli stress della vita mdoderna?
Trovo che molta della cosiddetta "post-classica" che ascolto sia assimilabile a una traccia di sottofondo. Si sente la mancanza di una melodia portante, in mezzo a tutti quegli arpeggi. E sento molte ottime tracce di sottofondo, ma niente di più. Credo che questo approccio nasca dal fatto che la nostra società è estremamente impegnata e veloce che sia inadatta ad accettare melodie forti, emozioni forti. La gente, probabilmente, preferisce riempire le proprie case con dei begli arpeggi d'atmosfera senza melodia.

Il suo lavoro è fradicio di melodia, a tal punto che alcune delle sue composizioni sono diventate così comuni da sembrare fuori dal tempo: penso a quella di "Merry Christmas, Mr. Lawrence". È una qualità che ricerca, questo senso di eternità?
Certo, fa parte della mia natura. Non che ne fossi pienamente cosciente nel momento in cui stavo scrivendo quella specifica melodia, ma mi rendo conto che è una cosa che ho dentro. Quel pezzo fu un'esperienza molto strana. Avevo letto il copione del film e conoscevo la storia, e mi sono messo a pensare a come sarebbe potuta suonare una canzone di Natale pensata per essere ascoltata su un'isola tropicale in Asia. Un concetto strano già di per sé. E poi c'era anche la guerra, di mezzo. Ci ho pensato per settimane, come se fosse un problema di logica. Un pomeriggio ero seduto al pianoforte, a cercare una melodia giusta, e ho perso coscienza per un po'. E poi la melodia era stata scritta. Di fronte ai miei occhi.

Invecchiando, pensa mai a come la sua opera e il suo approccio alla composizione possano venire considerati quando non sarà più qua?
A volte ci penso, ma quando penso alla vita di artisti come John Lennon o Pierre Boulez mi viene naturale paragonarle alla mia. Tra cent'anni la gente ascolterà ancora Lennon. La mia? Al massimo trent'anni.

È per questo che fa musica? Per avere qualcosa da dimostrare per il tempo che ha passato sulla Terra?
Non saprei. Non ci ho mai pensato. Sarebbe bello, ma di base direi che non mi dispiace che la mia musica muoia con me. È ok. Ma se ispirasse qualcuno che verrà dopo di me sarebbe tutta un'altra cosa.