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Musica

Come Donna Summer si è ribellata alla sua stessa immagine

Sono passati quarant'anni dai due album con cui Donna Summer si tolse l'etichetta di "regina della disco" e smise di lasciarsi sessualizzare dal pubblico.

Proviamo persino a domare le dee. Quando lo psicologo e lo scrittore William Moulton Marston si inventò Wonder Woman, supereroina della DC Comics, come controparte femminile di Superman, incontrò subito resistenze. Nel 1954 lo psicologo Frederic Wertham pubblicò infatti La seduzione dell'innocente, un saggio contro i fumetti in cui dava delle "lesbiche" a Wonder Woman e alle sue spalle, sosteneva che rappresentavano un "ideale morboso" per le ragazze e che "ponevano una minaccia per la mascolinità."Se persino una semidea forte come Wonder Woman poteva essere piegata al volere degli uomini, perché la Dea della disco, Donna Summer, avrebbe dovuto avere un destino diverso? Due anni prima del crollo mentale che l'avrebbe portata a rinunciare alla sessualizzazione della sua immagine e alla riscoperta della sua fede, la Summer si sentiva legata, bloccata in un'immagine che le era stata imposta. Durante quel periodo soffocante, pubblicò due concept album—I Remember Yesterday e Once Upon a Time, entrambi usciti nel 1977, il primo a maggio e il secondo a ottobre—il secondo dei quali aveva una trama da Cenerentola moderna. Parlava di una ragazza intrappolata in un mondo privo d'amore e pieno di rabbia, e del suo desiderio di lasciarselo dietro fuggendo. Non è improbabile che la Cenerentola in questione era la Summer stessa. Un suo profilo uscito nel 1978 su Rolling Stone racconta di un episodio nauseante avvenuto a Las Vegas, in un resort diventato, oggi, l'Hard Rock Hotel and Casino. Un avventore descrive la sua erezione mentre guarda la Summer cantare "Love to Love You Baby," il suo singolo più famoso, pieno di gemiti e gridolini (un editor di Time, nel 1975, lo aveva definito "una maratona di 22 orgasmi"). Si tocca il pacco e parla del suo cazzo come di un "piccolo bastardo" al giornalista Mikal Gilmore, che lo vede poi toccare il culo della Summer, guardarle il seno e provare a baciarla sulle labbra quando lei gli concede un autografo sulla sua copia di Once Upon a Time. La Summer non batte ciglio: porge letteralmente la guancia e lì si fa baciare. Ma è difficile ignorare l'ironia di quella scena: la Summer viene molestata e palpeggiata mentre tiene in mano una copia del suo concept album in cui racconta la storia di una ragazza intrappolata in un'esistenza spietata.

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In quell'intervista, la Summer descrive Once Upon a Time come "il primo disco che può davvero definire parte di sé." Era un'opera disco, un doppio LP prodotto da Giorgio Moroder, suo frequente collaboratore, e raccontava una storia a tutti gli effetti. Tutto cominciava da un desiderio; proseguiva con una fuga, un amore, e un lieto fine. Non ebbe il successo di I Remember Yesterday, uscito solo qualche mese prima, ma è certamente una delle opere più personali mai composte dalla Summer. Nel suo album di debutto, la Summer cantava canzonette tra rock e folk non troppo lontane da quello che facevano i Fleetwood Mac e altre band del periodo. Ma quando arrivò la disco e le venne data "Love to Love You Baby," la sua carriera cambiò per sempre. Diventò la "First Lady dell'Amore," cominciò a essere riconosciuta per i suoi gemiti, per il modo in cui donava il suo corpo al pubblico. Potevi ballare al ritmo pulsante di un beat mentre la Summer mimava un orgasmo sulla traccia. Era un popper personificato. Ti faceva. Era un'unione di corpi. Era un passaggio di proprietà. O almeno, questo era quello che credevano i suoi fan—in particolare, quello che ebbe il fegato di palparla di cui parla Rolling Stone. Quel resort, il Sahara Tahoe, era un'icona: Elvis ci suonò per sei anni. Morì nel 1977 e un anno dopo, quando la Summer venne chiamata per sostituirlo e prendere il suo posto come resident, voleva sentirsi degna dello spazio che avrebbe occupato. Tirarsi indietro di fronte alle molestie non era un'opzione, per una donna nera la cui carriera era stata costruita sulla sua sessualità e sulla percezione di proprietà del suo corpo da parte del pubblico. A quei tempi, la Summer si paragonava spesso a Marilyn Monroe, una donna morta per il suo ruolo di eterna fantasia maschile. Once Upon a Time parlava dell'emancipazione della Summer dal suo ruolo di bomba sexy e, anche se all'uscita dell'album non era ancora riuscita a renderla realtà, poteva vivere quell'esatto momento mentre era sul palco. La Summer aveva già cominciato a ribellarsi alla sua immagine con I Remember Yesterday. Nonostante la copertina sessualizzata, con la Summer stesa su un letto e le braccia a coprirsi il seno, è un album che si distacca dall'erotismo dei suoi dischi precedenti. Si apre con suoni jazzati, da big band. La Summer si fa strada all'indietro nella storia della musica inserendo la disco su suoni di tempi che furono, chiedendo di essere presa per qualcosa di più serio di una mera "regina della disco." Esplora poi gli anni Cinquanta e i Sessanta verso la fine dell'album, mostrando più versatilità di quella che era riuscita a mostrare in passato.

Un'esibizione dal vivo di "I Feel Love." Quando l'album raggiunge la sua fine, la Summer non sta però più guardando al passato ma al futuro. I Remember Yesterday si conclude con "I Feel Love," un pezzo ormai iconico e incredibilmente influente, ancora esaltante quarant'anni dopo; una canzone che gettò le basi per la popolarità dell'elettronica e cambiò per sempre la disco, anche grazie al tuonante beat di Moroder. Fu un pezzo che dimostrò la profondità artistica della Summer, mise in chiaro che sotto alla sua immagine di regina della disco c'era una volontà di cambiare qualcosa a livello di conversazione musicale. Fare hit su hit non era abbastanza. Ci sarebbero voluti ancora due anni prima che la Summer cominciasse davvero a percorrere la strada che l'avrebbe portata all'indipendenza. Nel 1979 si riscoprì credente e smise di suonare "Love to Love You Baby" dal vivo. C'è un luogo comune per cui abbracciare la religione quando si è avanti negli anni è una forma di accettazione del conservatorismo e di denuncia del proprio passato. Ma nel caso della Summer, fu il fattore che la rese forza pop dominante. L'emancipazione di Donna Summer la portò a registrare Bad Girls, l'album di maggior successo della sua carriera. Un disco che esplode con un ruggito che ha fatto storia: "I need some hot stuff, baby this evenin' / I need some hot stuff, baby tonight." Con una sottile differenza: la Summer non cedeva più il suo corpo tramite la sua musica. Le uniche fantasie erotiche di cui cantava sopra un beat erano le sue. Segui Noisey su Twitter e Facebook.