L'impressione è di un evento che si è ormai istituzionalizzato e che manca totalmente di una presa di posizione
Ovviamente non sto dicendo che il Transmediale non sia interessante, se volete tenervi informati sulle novità e sullo stato attuale dell'arte europea. Ma si tratta sempre di "quel" tipo di mondo dell'arte presente in certi ambienti ben delineati e chiusi, che va in scena sempre con le stesse modalità, con gli stessi travestimenti e con i medesimi atteggiamenti che già ben conosciamo. O anche, come conclude la Bogdan, "è diventato una scusa per gli europei spaventati di piangere la perdita di privilegi e ostentare un impegno civile nelle questioni sociali di tutto il mondo." Il pensiero finale che ci resta addosso è che l'arte, quella viva, sta da qualche parte, ma di sicuro non qui.“Dopotutto, nessuno era interessato ai contenuti, nulla di ciò che veniva detto era nuovo o persino sensato. Per cosa erano lì? Networking, suppongo. Spuntando alcuni riquadri, lasciandosi vedere, muovendosi in uno spazio familiare, testando che sono ancora a loro agio (accettati) in questo spazio, replicando all'infinito il mondo dell'arte con ogni loro mossa. Non il mondo dell'arte del cubo bianco, naturalmente, ma la sua versione annacquata che racchiude teorici culturali, professori dei media, accademici di ogni estrazione, artisti e attivisti, scrittori e commentatori. I membri del pubblico annuiscono col capo in segno di approvazione ogni volta che sentono "decapitalizzare", "precariato" e altri tag di questo tipo, di potere e coerenza interni al gruppo, accompagnati da una risatina a cui non sono riuscita ad abituarmi.”