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Stato Islamico

Telegram sta buttando fuori lo Stato Islamico dalla sua app

L'app creata in Russia ha bloccato 78 canali che venivano utilizzati dallo Stato Islamico per fare propaganda.

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Nelle ultime 24 ore, l'app di instant messaging Telegram ha iniziato a bloccare le comunicazioni dell'autoproclamato Stato Islamico, chiudendo i canali pubblici che il gruppo - noto anche come IS - ha finora usato per diffondere la loro propaganda.

Mercoledì notte, Telegram ha annunciato il blocco di "78 canali legati a IS in 12 lingue diverse," sottolineando comunque come non siano state bloccate le conversazione private da persona a persona.

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Il network antiterrorismo Ghost Security Group, una costola di Anonymous, ha spiegato a VICE News che ha avvisato Telegram dell'esistenza di 211 diversi canali riconducibili a IS solo nell'ultimo mese. "Non c'è pace per i Daesh-bags [gioco di parole che include daesh, [uno dei nomi](http://Segui VICE News Italia su su Twitter e su Facebook) di IS, e la parola douchebag, "stronzo", ndt]" ha spiegato un portavoce del gruppo a VICE news a proposito delle chat cifrate.

Non è raro per IS essere bannata da piattaforme di messaggistica. "La lista è piuttosto lunga: Diaspora, Friendster, VK, e molte altre," spiega a VICE News JM Berger del Brooking Institute, che segue i media dello Stato Islamico da tempo. "Lo spostamento verso Telegram è come per le altre volte in cui hanno dovuto spostarsi, dopo che twitter ha cominciato a metter pressione sui loro account ufficiali."

Il mese scorso Telegram ha lanciato lanciato il servizio "Channel", che permette a un illimitato numero di utenti di entrare in uno stream di informazioni distribuito da una fonte anonima. La propaganda di IS ne ha subito approfittato.

In basso, un feed di un del canale ufficiale in arabo chiuso ieri notte.

A inizio mese, IS ha lanciato una serie di canali chiamati Nashir - parola araba per "distributore" - in nove lingue diverse. Chiunque può seguire questi canali, che hanno funzionato come colonna vertebrale della propaganda di IS: tra il 7 e il 12 ottobre, i follower del gruppo su Telegram sono passati da 4mila a 8mila. Oggi, il solo feed in arabo conta più di 15mila follower.

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Leggi anche: Come Telegram è diventato la macchina di propaganda dello Stato Islamico

Nelle ore successive all'attacco di venerdì, gli esperti delle dinamiche di IS hanno aspettato di vedere se fosse comparsa su Telegram una rivendicazione.

"Per quanto ne so, [Telegram] è stato il primo posto nel quale è stata pubblicata," ha continuato Berger.

Il gruppo ha usato l'app anche per far circolare tweet verificati di portavoci, e coordinare la comunicazione del gruppo dopo gli attacchi.

— Charlie Winter (@charliewinter)November 13, 2015

Seguire IS su Telegram è facile come seguire un amico su Facebook. Chiunque con un telefono e un numero può creare un account, e poi entrare in uno di questi canali dal browser una volta ottenuto un indirizzo—compresi quelli di IS.

Lo stream dei contenuti va dal banale all'osceno. Lunedì pomeriggio, il canale in inglese ha pubblicato una serie di immagini in cui ci si vantava del servizio di trasporto pubblico nella città di Manjin, in Siria.

Poche ore dopo, però, lo stesso canale ospitava immagini di esecuzioni pubbliche nella provincia di Anbar, in Iraq.

Telegram è stato fondato nel 2014 ed è sostenuto da due imprenditori russi, Nikolai e Pavel Durov. Era stato pensato come strumento utile per aggirare i programmi di sorveglianza russa, come confermava Nikola Durov a febbraio: "La ragione numero uno che ho avuto per supportare e aprire Telegram è stata creare un mezzo di comunicazioni che non potesse essere intercettato dai servizi."

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Dopo che Telegram ha chiuso i canali di IS, mercoledì ha pubblicato un comunicato assicurando che, comunque, il giro di vite era diretto solo ai canali, e che il suo regolare servizio di instant messaging sarebbe rimasto protetto. "Tutte le chat e i gruppi Telegram sono privati e noti solo ai partecipanti," spiegava il comunicato, incoraggiando gli utenti a segnalare altri canali reputati legati a IS.

Giovedì mattina, comunque, il canale in arabo - al Haqq Media - funzionava ancora.


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