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Tutte le foto di Djanlissa Pringels.
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Come è andare all'università quando sei un senzatetto

"Trovavo molto difficile dire ai miei compagni di corso, che sono diventati miei cari amici, che non avevo una casa."

Non avere una casa è una prova durissima per chiunque, ma chi è senzatetto da giovane è costretto a diventare adulto prima del tempo.

Secondo gli ultimi dati dell’Istat, risalenti al 2015, la fascia di età 18-34 anni compone il 25,7 percento della popolazione totale dei senzatetto in Italia. In Spagna, si tratta di un terzo. In Olanda, il numero di giovani senza dimora è triplicato negli ultimi tre anni, mentre nel Regno Unito sono stati 103 mila gli under 25 a rivolgersi ai centri di assistenza per senzatetto nel 2019.

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Back Up è un’organizzazione che opera nella città olandese di Utrecht e aiuta i giovani senzatetto a rimettersi in carreggiata. È stato grazie a Back Up che ho conosciuto Denice*, Sam* e Robin*, che mi hanno raccontato com’è la vita da studente quando non hai una casa.

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Robin.

Robin*, 25 anni

Quando sono andato via di casa—il mio patrigno stava cercando in tutti i modi di rendermi la vita un inferno—ero già iscritto a un corso di Tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Volevo trasferirmi in uno studentato, ma è stato difficile perché in Olanda sono i potenziali coinquilini a dover scegliere te. Ero messo così male a quei tempi che non riuscivo a convincere nessuno ad accogliermi.

L’etichetta di “senzatetto” mi faceva sentire molto insicuro. Dopo l’ennesimo rifiuto, non avevo più forza per cercare una stanza. Fortunatamente avevo un po’ di soldi da parte, quindi ho scelto di vivere in ostelli economici per qualche mese.

Trovavo molto difficile dire ai miei compagni di corso, che sono diventati miei cari amici, che non avevo una casa. Penso l’avessero intuito, visto che vestivo in maniera piuttosto sciatta, non mangiavo mai niente e stavo sempre zitto. Però era importante che continuassi a svolgere attività in grado di farmi sentire bene, tipo sport o musica. Così continuavo a produrre dopamina e potevo concentrarmi meglio sullo studio.

Lo studio mi ha davvero salvato a quei tempi. Quando vedi i tuoi compagni ogni giorno e loro vedono te, non ti senti invisibile. La routine aiuta, così non vivi alla giornata. Per ora vivo un po’ in giro, ma c’è la possibilità che riesca a trovare una stanza. Finalmente potrò dare inizio alla mia nuova vita da uomo indipendente.

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Denice.

Denice*, 23 anni

È iniziato con la morte di mia madre: da lì, mi sono gradualmente trasformata in una ragazzina insopportabile e ho creato un clima orribile in casa. Me ne sono andata a 18 anni pur sentendomi molto vulnerabile. Frequentavo la gente sbagliata. Sono stata molestata dal mio padrone di casa, che diceva che il mio ragazzo poteva fermarsi a dormire solo se io gli avessi concesso favori sessuali. Una notte mi sono svegliata mentre il mio padrone di casa mi stava baciando. Il giorno dopo ho lasciato quella casa e sono andata a stare da amici.

Per costruirmi un futuro, ho deciso di diventare una chef qualificata. Mi dava un certo senso di sicurezza. Più diminuiva la stabilità domestica, più mi attaccavo alla mia istruzione. Dovevo andare a scuola soltanto una volta alla settimana; gli altri giorni lavoravo. I giorni in cui non avevo tempo di pensare alla mia situazione abitativa erano una benedizione.

Nel frattempo continuavo a cercare un posto dove stare, ma non venivo mai scelta. I pochi soldi che riuscivo a racimolare con i lavoretti da studente non bastavano per un appartamento. Non potevo nemmeno permettermi la caparra. Ho finito per accumulare un grosso debito a causa dei costi dei trasporti, dei vestiti e del dentista. Da quando sono uscita di casa ho traslocato 11 volte e ho perso un sacco di roba. Il debito è arrivato a 20 mila euro.

L’anno scorso me la sono vista brutta: sono finita per strada. All’inizio ho dormito in una casa abbandonata, con le mie cose in due borse di plastica. C’era un freddo tremendo e non riuscivo a dormire. Non avevo la forza per andare a scuola.

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Dopo quattro notti sono riuscita ad andare in un rifugio per senzatetto. Durante il giorno continuavo ad andare a scuola e al lavoro, dove fingevo che andasse tutto bene. Le notti erano un inferno. Ero la persona più giovane e una delle poche donne, il che mi rendeva un bersaglio. Mi sentivo in pericolo e piangevo spesso.

Studiare dentro al rifugio era un altro problema. È difficile concentrarsi in una stanza in cui c’è sempre qualcuno che fuma dell’erba e sei circondata da decine di uomini che fanno casino. Ma mi concentravo sullo studio perché mi serviva un motivo per restare in vita. Poche settimane fa mi sono trasferita in un piccolo appartamento, dove mi sento sicura per la prima volta da anni. In più, è quasi arrivato il momento di diplomarmi. Un consulente mi sta aiutando a riparare il mio debito. Sono felice di potermi finalmente lasciare alle spalle questo periodo. Spero che imparerò a fidarmi di nuovo delle persone e a chiedere aiuto un po’ prima la prossima volta che ne avrò bisogno.

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Sam.

Sam*, 21 anni

Quando avevo otto anni, mia madre è tornata in Suriname lasciando i suoi figli in tre diverse case famiglia. Sfortunatamente non sono mai stato adottato, quindi dagli otto ai sedici anni ho vissuto in una struttura. In quel periodo studiavo per entrare nell’esercito.

A 16 anni sono andato a vivere a casa di un amico. Era difficile concentrarmi sui miei studi e non andavo molto d’accordo con sua madre. Quando ho compiuto 18 anni un giorno sono uscito per prendere una boccata d’aria e lei ha colto l’occasione per chiudere me e la mia roba fuori da casa sua. Mi ero appena diplomato e stavo per diventare un soldato, ma ero senza soldi, senza un posto dove andare e pieno di problemi mentali.

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Ho deciso di iscrivermi a un altro corso—così da poter vivere grazie ai sussidi per studenti. Visto che non sono riuscito a trovare una stanza nell’immediato, sono rimasto in un centro di crisi per tre mesi. Poi ho vissuto con i genitori della mia ragazza, ma non potevo prendere residenza da loro perché ero pieno di debiti e loro avevano paura che si presentasse un esattore.

Né mi volevano a casa loro tutte le notti. Le volte che mi sono trovato a dormire per strada non riuscivo a prendere sonno, e non volevo prendere sonno, così fumavo erba e poco altro.

Ai tempi seguivo un corso di management. Ero molto attento a svolgere tutti i compiti. Ma ogni volta che passavo la notte in strada mi presentavo a lezione fatto come una cocuzza. Il mio mentore, che conosceva la mia situazione, di solito mi permetteva di fare un riposino nell’aula di informatica quando succedeva.

Ho sempre fatto in modo di avere soldi e non ho mai dovuto fare l’elemosina. Facevo la doccia a casa della mia ragazza e mi portavo sempre dietro uno spazzolino da denti. Se avevo bisogno di cibo andavo a prendere un piatto pronto al supermercato e chiedevo a loro di scaldarlo al microonde. Ho imparato che la gente è disposta ad aiutarti, se non hai paura di chiedere.

Lo studio mi ha davvero salvato, anche se non è stato facile. Non appena ti trovi senza casa, i soldi sono la tua preoccupazione più grande. La tua giornata gira attorno a far quadrare i conti e trovare il modo per permetterti i libri per la scuola.

Non provo ancora stress per il debito che sto accumulando. Pagherò tutto una volta che uscirò dalla strada. Il mio sogno è iniziare una carriera nell’hip-hop, ma prima voglio finire gli studi, così non dovrò vivere per strada mai più.

*I nomi sono stati cambiati. Le interviste sono state modificate per chiarezza.