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Musica

'Mattoni' di Night Skinny è uno dei capolavori del rap italiano del 2019

Siamo stati in studio con Skinny per farci raccontare la genesi, i meme, le idee, gli ospiti dietro al suo nuovo album: "Non so suonare niente, ma non me ne frega neanche un cazzo.”

Sabato 7 settembre 2019, ore 14 circa, Milano; esco di casa, metto le cuffie e apro Spotify. Come ogni volta da ormai quasi due anni nella sezione “La tua rotazione frequente” svetta Pezzi di Night Skinny. È sempre rimasto lì, nonostante ogni giorno fagociti una quantità industriale di musica, principalmente elettronica. Ma questa volta è diverso: mentre schiaccio play so che manca meno di una settimana all’uscita di Mattoni e so già, dopo due soli ascolti in anteprima, che il nuovo lavoro del producer molisano entrerà a gamba tesa nella mia heavy rotation, e sicuramente anche nella vostra.

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Mattoni è, senza mezzi termini, una mattonata sui denti. Un disco rap come non lo si sentiva da tempo qui in Italia, con lo scheletro delle basi intelaiato su sample d’autore e con il basso e la batteria che spingono forte. Sedici tracce cavalcate da ventisei rapper all-star che si avvicendano, dialogano e snocciolano punchline creando collaborazioni epiche, insolite, uniche. Mattoni però non è una sfilata d’onore né tanto meno una celebrazione fine a se stessa, è una dichiarazione di intenti potentissima, la migliore istantanea del rap tricolore odierno. Puntare così in alto però, si sa, è molto pericoloso, perché un’eventuale caduta sarebbe fragorosa. Ma grazie ad una maturità artistica forte e ad una ricerca di suoni e campioni che fatico a trovare altrove, Skinny è riuscito a tenere le redini di un lavoro complesso e variopinto, che non mi stupirei se tra qualche anno venisse elevato a culto.

Spengo la musica, tolgo le cuffie, sono arrivato. Skinny è nel suo studio che mi aspetta mentre mangia del riso, il suo cane è mezzo addormentato in un angolo. Luca è uno che si sbottona difficilmente con la stampa, uno che alla testa bassa sul cellulare preferisce la testa bassa sul mixer, e sinceramente non sapevo cosa aspettarmi da questa intervista. La prima cosa che mi chiede è se ho ascoltato il disco, gli rispondo di sì ma non faccio commenti, i complimenti per il lavoro glieli faccio solo alla fine e non so neanche il perché. Poi inizia ad aprirsi, a raccontarmi di quando era un ragazzo che lasciava il Molise per Milano, di quando ha conosciuto Fabri Fibra per la prima volta, di ansie e fotografie, amicizie e dinamiche di mercato, di quanto gli faccia schifo fare le interviste. Non me ne rendo neanche conto che è già passata un’ora e mezza e ci stiamo salutando. Ci siamo detti tantissime cose, molte di più di quante potessi immaginarmi, qui sotto le trovate tutte.

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Noisey: Come te li stai vivendo questi giorni che precedono l’uscita di Mattoni ?
Night Skinny: Pur facendo musica da tanti anni, in realtà sono settimane che non la vivo benissimo. Nell’ultimo periodo mi sono aumentati tanto i follower su Instagram e ogni giorno vengo tempestato di messaggi, richieste per la tracklist, commenti ai featuring, insulti, complimenti e via dicendo. Personalmente sono molto soddisfatto del lavoro, ma ci sono molte aspettative: sia personali, perché non ho mai fatto un disco di questa portata, sia di team, perché è il mio primo album per una major. Sono gasato ma anche in ansia.

Partiamo dall’inizio. Qual è stato il tuo percorso? Sei nato e cresciuto a Termoli, in Molise (in cui farai anche un instore), e oggi hai uno studio a Milano, hai fatto mille collaborazioni, sei una delle figure di spicco del rap italiano. Com’era il Luca ragazzino, e quanti sbatti ti sei fatto per arrivare dove sei?
Guarda, già che arrivo dal Molise è uno sbatti assurdo, ma almeno arrivo da una parte un po’ più felice che è quella sulla costa; lì almeno c’è un po’ di movimento turistico, ma rimane pur sempre un posto piccolissimo. Quando ero teenager tanti andavano in discoteca, ma io avevo interessi differenti e c’erano poche persone con cui condividerli. Ho avuto il periodo Iron Maiden, il periodo Nirvana, ma non sapevo suonare niente e non ci capivo niente, finché non ho cominciato a frequentare due ragazzi del mio paese molto più grandi di me. Uno faceva il DJ, l’altro dipingeva e andava e veniva da New York, che ai tempi era una cosa incredibile; non c’era neanche internet, capito?

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Ho iniziato ad acquistare vinili e a copiare le cassette, finché non ho trovato lavoro nell’unico negozio di dischi del paesello. Poi mi sono comprato i giradischi e ho iniziato a fare il DJ, con scarsi risultati. Più che altro non avevo nessuno con cui confrontarmi, facevamo delle serate nei pub ma era tutto senza pretese, non c’era una vera e propria scena. La scena è nata qualche anno dopo, quando hanno iniziato a fare delle jam. Ne ricordo ancora una, si chiamava “Sopra l’onda” ed è lì che ho conosciuto Shablo, che in quel periodo ancora rappava, poi ho conosciuto anche Fibra ai tempi di Uomini di mare, suo fratello Nesli. Insomma ho iniziato a muovermi un po’ come DJ, a conoscere qualcuno, ho fatto anche dei mixtape ma non ti dico con quale pseudonimo (ride).

Nel 2001 sono partito per Milano e mi sono iscritto ad una scuola per tecnici del suono, facendo un po’ il percorso inverso rispetto al solito. I produttori normalmente cominciano a produrre e mano a mano cercano di affinare la tecnica; io invece ho fatto quella scuola, ho lavorato tanto negli studi di altri e alla fine mi sono fatto il mio, iniziando a produrre.

Quindi hai sempre fatto studi e lavori inerenti alla musica?
Sì. Cioè, nella vita ho anche fatto il fonico nei locali latino americani per stare in piedi, ma comunque tutto sempre in ambito musicale diciamo.

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Senti di esserti evoluto artisticamente? Quali sono stati gli step più importanti della tua carriera? Qualche collaborazione in particolare, qualche evento?
Non saprei individuare degli step ben precisi. Ho sempre fatto musica in maniera molto istintiva, seguendo la mia volontà e senza seguire ciò che sulla carta funziona. Se avevo voglia di usare una 808 e un sample indiano lo facevo; se poi trovavo qualche rapper da farci zompare sopra ok, sennò mi tenevo la base. Negli ultimi due anni circa, però, ho capito che quando collabori con tanti artisti e li vuoi far convivere su una traccia, nell’ottica di un disco, devi scendere a dei compromessi per metterli a proprio agio. Sono sempre matto, ma ho imparato ad esserlo un po’ di meno.

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In pratica sei diventato il direttore artistico di te stesso.
Di me stesso ma non degli altri. L’ho fatto giusto per il primo disco di Rkomi e per l’ultimo di Noyz, ma soprattutto per le mie cose. Cioè non sarò mai il classico produttore che entra in studio e si mette a suonare gli strumenti, o che tira fuori la hit con i suoni da hit.

E le foto invece? La parentesi a New York? Ho visto che qualche mese fa su Perimetro è uscito qualcosa. Come si collega tutto questo alla musica?
A settembre dell’anno scorso non avevo ancora un contratto e ho deciso di andare a New York due settimane con Noyz e Luchè. Pensa che è proprio lì che ho iniziato Mattoni, ed è in quel periodo che sono andato in fissa con le foto.

Quindi è una cosa recente?
Sì, è solo un annetto che scatto, ma mi ci sono fiondato in pieno. Ho sbagliato decine e decine di rullini, finché ho capito più o meno come funziona.

Che è la stessa mentalità con cui fai musica.
Bravissimo, esatto, proprio così: automatico, manuale, non mi frega. Mi interessano la situazione e il gusto. Comunque ho iniziato a scattare perché cercavo un diversivo dalla musica. Cascasse il mondo io alle sette di sera chiudo lo studio, anche se c’ho qui Kanye West. Prima ti ho detto che non me la vivo bene anche perché ho 36 anni, cioè non ce la faccio a farmi il giro in bicicletta per rilassarmi se poi la gente mi insegue e mi chiede la tracklist. So benissimo che è una cosa bella, e io rispetto tutti i fan e grazie a dio che ci sono, ma non ho vent’anni e non posso cambiare la mia personalità in base a questa cosa, capisci cosa intendo?

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Ho iniziato a fare le foto perché è una valvola di sfogo che mi tranquillizza, ma anche portare il rullino e sperare di aver fatto degli scatti belli, l’attesa dello sviluppo… mi ha aiutato tantissimo. Si può dire? Sì? Ok: prossimamente uscirà il libro.

Ah, che esclusiva! E sempre a proposito di impatto visivo, ho seguito la tua campagna social su Instagram per l’annuncio di Mattoni . È molto sul pezzo come modalità, secondo me funziona un sacco, e sei sempre vestito benissimo…
Aspetta, scusa se ti interrompo ma parliamo un attimo di vestiti che ci tengo. A me piacciono il Gore-Tex e il camouflage, si capisce? Ecco, di quei vestiti lì al rapper medio non gliene frega un cazzo. Cioè Guè mi ha chiesto se avessi il mantello di Batman, capito? Fa mega ridere, gli voglio bene, ma vorrei sottolineare che non è che c’ho la roba tecnica perché devo posare su Instagram, io mi vesto sempre così.

Comunque sì, la campagna sta andando molto bene. L’abbiamo fatta spontanea, usando gli audio veri che ci siamo scambiati su WhatsApp; alcuni erano così veri che non si potevano neanche pubblicare. È una strategia innovativa per quanto molto semplice e diretta.

Sono d’accordo, ma è anche vero che tu in generale sei uno abbastanza schivo a livello mediatico, sinceramente non sapevo cosa aspettarmi dalla chiacchierata di oggi. Mi sono documentato prima di venire qui e ho trovato poche interviste, c’è un motivo particolare? Non ti piace farle?
Non mi piacciono proprio, anzi mi fanno schifo (ride).

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Torno a casa?
No dai no, stai qui ormai. In giro divulgo poca roba, è vero, ma dico quello che serve, il giusto: è la filosofia del poco ma buono. Ma dai che magari con questa chiacchierata portiamo un po’ di contenuto.

Parliamo di Mattoni allora. È tutto materiale nuovo o c’è qualcosa che risale al periodo di Pezzi ?
È tutta roba nuova. In passato ho lavorato tanto anche per altri, ma dopo Pezzi ho deciso di lavorare solo ed esclusivamente per me e per quegli artisti con cui ho un contatto diretto e un rapporto di amicizia. Quindi mi sono concentrato da subito sul progetto.

Ma infatti Pezzi è uscito a dicembre 2017, Mattoni esce a settembre 2019. Per la portata del lavoro possiamo tranquillamente dire che ci hai messo poco tempo a realizzarlo.
Me ne sono reso conto anche io quando l’ho consegnato. A febbraio 2018 ho iniziato a dire al mio management che volevo un contratto per fare un altro disco. Dopo l’uscita di Enemy di Noyz, ad aprile 2018, ho iniziato a ideare Mattoni, che tra l’altro avevo cominciato con un concept completamente diverso.

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E a proposito di concept. Ho letto in un’intervista per Rolling Stone che per te i “pezzi” erano quelli delle musicassette che facevi quando eri ragazzo, ma è un termine che comunque gioca su un doppio senso. Ho pensato che i “mattoni” potessero essere dei “pezzi” ancora più pesanti, creando così una continuità col disco precedente, oltre che proseguire sulla linea del “troll” e dell’incomprensione.
Innanzitutto non ti nascondo che l’immaginario grafico a cui mi sono ispirato per Pezzi e Mattoni mi fa impazzire, anche se so che ora va molto di più la roba in stile GUCCIMAZE, ma non mi interessa. Sono riuscito a concretizzare l’idea che avevo in testa con il mio amico e grafico Giorgio Di Salvo, che è sempre stato l’art director delle mie pazzie; e tutto ciò nonostante non fossimo più indipendenti, quindi ringrazio anche il team di Universal. Comunque ci hai preso: nel disco ci sono sedici tracce, piene di rapper, che sono delle vere e proprie mattonate. Il mattone poi ti dà l’idea di solidità, è un disco solido, è un disco su cui investire. E poi sì, tanti pezzi di qualcosa fanno una mattonella, e nello slang napoletano una mattonata è un’inculata, quindi ho portato avanti anche il troll di Pezzi.

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Comunque vorrei dire ancora una cosa, perché c’è poca informazione e si fa presto a parlare a caso, ma se la gente avesse comprato Pezzi lo avrebbe capito. Io ero in contatto con Boogie, che è un fotografo serbo bravissimo che mi ha fatto avere It’s All Good, questo suo libro incredibile che tratta tutto il sottobosco di crack house newyorchesi con foto del Wu-Tang e dei Mobb Deep, ma anche dei Co’Sang e di Scampia. Allo stesso modo dentro a Pezzi c’era una fanzine con una retrospettiva della scena milanese, dalle case di Zona 4 all’Elita Bar sino al mio studio. C’è il doppio senso, ma non è mai stato un disco che consiglia ai ragazzini di drogarsi, dai, c’è un troll che ride! E non lo direi se non fosse vero, figurati, io non ho problemi ad essere esplicito e lo vedrete nel mio libro di foto. Racconto quello che vivo e non ho problemi a farlo.

In Mattoni ci sono tantissime collaborazioni: amici come Noyz, Marra e Luchè, featuring ormai rodati come Izi, Tedua e Rkomi, veterani come Jake, Fibra e Guè, e anche tanti volti nuovi se associati al tuo nome come Shiva, Ketama e Quentin40. La prima cosa che ho pensato guardando la tracklist è che sei un collante di generazioni.
Io sono un motivatore, sono quello che ti dice di fare quella cosa e ti sprona. Me l’ha detto Ketama, esplicitamente. Considera poi che a lui avevo scritto sei anni fa per fare qualcosa insieme e siamo riusciti solo ora. Ma ho motivato anche Luchè e tante altre persone. Ecco, sì, più che un direttore artistico o un produttore esecutivo, mi sento un motivatore.

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Ma nei metodi di lavoro tu hai approcci diversi se si parla di amici, veterani o giovanissimi? E dall’altra parte ci sono differenze del loro approccio nei tuoi confronti?
Totalmente. Prendi Taxi B, che è stato l’ultimo con cui ho collaborato…

E che chiude anche il disco tra l’altro.
L’hai notato, bravo. Non è lì a caso, lo chiude apposta.

Non ti nascondo che mi abbia fatto strano questa scelta, ma in positivo.
Mi fa piacere! Ecco, prendi lui, è entrato quasi alla fine della lavorazione, ha registrato e due giorni dopo abbiamo consegnato; sarebbe stata una cosa impensabile con altri rapper. Questo ti fa capire come siamo stati “liquidi” nel processo. Ho cambiato mille basi, due, tre, quattro volte. L’hai visto il post con Marra e Noyz dove si dice che ho cambiato la base? Era tutto vero. Quindi l’approccio cambia in base all’artista con cui lavoro, ma tendenzialmente cerchiamo sempre di arrivare al mio obiettivo. Ti spiego: se a Fibra non piace una cosa nel suo disco la leva, ed è giusto così. Poi è ovvio che Noyz dica la sua, che quell’altro mi dia un consiglio. Si lavora insieme e io cerco di mettere i rapper a loro agio, ma è il mio disco e voglio essere soddisfatto in primis io.

night skinny mattoni

Parli spesso di creare una zona di comfort attorno ai rapper, ma io trovo che le tue basi siano un bel banco di prova. Da un lato li metti a loro agio, e questo si percepisce perché poi strofa e base funzionano sempre, ma in un certo senso li porti anche fuori dal seminato: in un tuo disco non uscirebbe mai una strofa che potrebbe uscire su un qualsiasi loro disco solista.
Assolutamente. Io non mando una cartella di basi lasciando la scelta a ciascuno di loro, perché innanzitutto diventerebbe ingestibile, e in secondo luogo ognuno sceglierebbe quella che gli piace di più. Invece scelgo io perché il disco porta il mio nome e mi immagino determinate situazioni.

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Comunque ho una visione abbastanza semplice delle cose. Prendi le mie basi, sono molto scarne, non sono un musicista. Faccio tutto col mouse, alcuni accordi sono anche discordanti ma ‘sticazzi. Ogni tanto è venuto Generic Animal in studio a darmi due dritte, ma non è che senti chissà cosa a livello musicale.

C’è tanta ricerca di suono.
Di suono e di sample. Ti sarai accorto che nel disco compaiono dei sample che scottano. Ce ne sono di soul, che rappresentano il mio periodo di ricerca, quando ho iniziato a viaggiare per comprare i dischi, e ci sono quelli più anni ‘90, che richiamano le musiche che sentivo quando andavo in sala giochi o alle giostre, in macchina coi tabbozzi. A me sono sempre piaciuti basso e batteria abbinati al sample giusto, un po’ in stile Kanye o Pharrell. Sto provando a riportare in auge quel suono lì, quello anni 90 a 90 BPM, mi piace e mi rappresenta. Non è che se domani viene Justin Timberlake in studio gli faccio il pezzo emotional col pianoforte. Non è la roba mia, non so suonare niente, ma guarda scrivilo proprio così: non me ne frega neanche un cazzo.

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L'artwork di "Novità" di Night Skinny con Rkomi, Ernia e Tedua, cliccaci sopra per ascoltarla su Spotify

C’è qualche storia divertente o particolare da sapere dietro a qualcuna di queste collaborazioni?
Divertente non lo è quasi mai (ride). Il divertimento è qui, in studio, ma ho imparato che se vuoi fare un disco come Mattoni devi essere veloce. Metti caso che io oggi becco un rapper che mi fa una strofa, tra quattro mesi non puoi sapere come sarà. Magari la strofa non gli piace più, magari ha cambiato discografico e a lui ‘sta collaborazione non va bene, o il management vuole sentire cosa è stato fatto e così via. Pezzi era una roba completamente diversa: eravamo tutti meno famosi, c’erano meno soldi, c’era una competizione più lineare, mettiamola così. Poi com’è normale che sia ognuno cresce, arrivano i numeri e il successo. Ma considera Tedua, Ernia, Izi e Rkomi: hanno preso quattro strade diverse e altrettanti management, ma sono rimasto super amico di tutti e quando ci becchiamo per lavorare al mio disco, facciamo la roba per il mio disco; di questo sono contentissimo.

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C’è invece qualche featuring che speravi funzionasse e che poi non è andato in porto?
Al contrario, è andata in porto più roba di quella che pensavo. Ti ho detto di quando ho conosciuto Fibra, quando ero un fan che lo asciugava di domande. Prima di Mattoni erano diciotto anni che non ci beccavamo, esattamente diciotto. Io non avevo mai collaborato con lui e ho provato a mandargli una mail, nonostante la mia discografica mi avesse detto che era impegnato e che non aveva tempo. Lui mi ha risposto due settimane dopo con due strofe, e poi ne abbiamo fatte altre due. Tre sono finite in Mattoni e una se l’è tenuta lui. Boh, non so, in generale si saranno allineati dei pianeti, ma è stato tutto molto naturale, fluido, e me ne sto rendendo conto solo ora.

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Tu hai collaborato subito con quella che anni fa era la “nuova scuola”. E continui anche ora a farlo, creando una sorta di comunione d’intenti. Sai all’inizio c’era un po’ di snobismo verso i nuovi, sia da parte di alcuni veterani sia da parte di molti ascoltatori, tu invece è come se ti fossi accorto da subito del loro potenziale, fregandotene dei detrattori.
Al di là delle collaborazioni pubblicate, ti dico anche questa cosa: anni fa io e Tony abbiamo fatto un pezzo che non è mai uscito, e non so se ti capiterà mai di sentirlo, ma nel caso si chiama “Bibbia”. Non è successo nulla eh, semplicemente, come si dice in questi casi, non è che tutto quello che cucini poi alla fine te lo mangi. Tony l’ho conosciuto nel suo periodo più pazzo, è una persona che mi fa tanto ridere e che mi piace, è mega istintivo. Quel tipo di rapper e di rap lì mi ha stuzzicato subito. Mi ricordo quando la DPG ha fatto il primo live a Milano: la città era spaccata in due, chi li amava e chi li odiava. Io ci sono andato e mi ricordo che Sick Luke, che è un produttore della madonna nonché uno dei più geniali, mi chiese “Cosa ne pensi di questa nuova wave?”. Proprio così, esplicitamente, e io gli dissi “Bro, è dissacrante, siete entrati a gamba tesa in questo mercato e ne sono felice”.

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L’hai detto pure tu, io sto lontano dal gossip, dalle pose; non è che ho sposato la causa DPG per farmi le foto con gli orologi, è perché realmente in un periodo in cui il rap si stava arenando ho sentito della freschezza. La prima DPG mi ricordava molto il TruceKlan a livello di impatto; sono molto più fashion e appariscenti, ma fondamentalmente hanno sempre fatto quello che volevano. Loro come tutti gli altri di quel periodo, come tanti altri nuovi in questo periodo. Se ci credo ci collaboro; giovani, veterani, amati o odiati che siano, non mi interessa cosa dice la gente.

Comunque è assurdo, quando hai annunciato il featuring con Jake sono saltato dalla sedia, ma è una delle foto della campagna che ha avuto meno like.
Jake è la migliore penna che abbiamo in Italia, punto. È della mia generazione, ha quarant’anni e gioca proprio un altro campionato. Ti dico che con lui ho fatto uno dei pezzi rap più belli che siano mai usciti a mio nome. Non mi preoccupo di questa cosa dei like.

E lo dice proprio Jake nel pezzo, “Facciamo zero like / Ma vi rompiamo sempre il culo frate”. Ed è vero, il pezzo è clamoroso. Mentre sotto alla foto di Chadia
Ma sì ma senza manco aver ascoltato il pezzo poi, insulti per partito preso, è assurdo. E non è che il management mi ha proposto il featuring con Chadia e io l’ho accettato. Io l’ho proprio inseguita, l’ho fortemente voluta in Mattoni; ci ho anche messo del tempo per fare un pezzo particolare che uscisse dal suo stile. Sono sonorità che lei non farebbe mai, ed è l’unico freestyle del disco. Le ho proposto questo esperimento, lei ci è stata e secondo me la traccia è molto bella.

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night skinny mattoni

L'artwork di "Stay Away" di Night Skinny con Franco126, Ketama126 e Side Baby, cliccaci sopra per ascoltarla su Spotify

Lo è! Parlami di Madame invece.
Madame è la parte un po’ più intellettuale diciamo, è una ragazza molto giovane e molto sveglia. Le ho scritto molto tempo fa, a novembre mi pare, ci siamo beccati e abbiamo fatto tre pezzi; alla fine ne abbiamo pubblicato uno molto introspettivo. Credo che lei abbia tutte le carte in regola per diventare un’artista importante.

Ho sbirciato chi segui su Instagram e ho notato che…
AH! (ride).

Tranquillo, nulla di preoccupante. Ho visto che ci sono un po’ di producer elettronici non convenzionali (Laurel Halo, Forest Swords, Lorenzo Senni) ma anche Fact , che è un magazine focalizzato solo sulla musica elettronica. Cosa ti piace ascoltare quando non ascolti rap? A quale sound e a chi ti ispiri?
Lorenzo Senni è un mio amico, così come Clap! Clap!. Rappresentano quella parte di musica che spesso ho bisogno di ascoltare, l’ossigeno che cerco perché non posso circondarmi solo di rappettari. Comunque abbiamo anche contatti in comune e mi piace proprio beccarmi con loro per chiacchierare di qualsiasi cosa. In generale seguo tanti negozi di dischi, tanti artisti nuovi e tanti generi, cerco di stare sul pezzo non solo con il rap.

night skinny mattoni

Ma non hai mai pensato di fare roba prettamente elettronica, slegata dal rap?
No, a me piace il rap e voglio fare quello. Come influenza l’elettronica è ok, ma non ti credere che quando produco mi metta a fare chissà cosa. C’ho quattro kick, due rullanti e tre clap, spippolo le 808 ma sono sincero, non modifico le sinusoidi per cercare i suoni. Ma anche perché quest’industria non ti permette di fare Rick Rubin, mica puoi fare lo sciamano in studio, è tutto troppo veloce. Fibra l’altro giorno mi diceva che finché il disco ce l’ho io è mio, ma quando lo consegno diventa degli altri e poi ognuno può dire la sua. Mica è una cazzata!

Vediamo come reagirà la gente allora, manca poco ormai.
Sono curioso di vedere come il pubblico recepirà Mattoni, ma sono pure ansioso. Ti racconto anche questa: ero andato in fissa con i suoni tipo 6ix9ine e ho fatto la traccia mega cattiva. Poi però gli hanno dato dello snitch, e mi sono preso male: “Ma cazzo abbiamo fatto un pezzo col sound di uno snitch!”, e gli altri che mi tranquillizzavano: “Ma che ce ne fotte, il nostro è più figo!”. Oppure che ne so, ho campionato Minnie Riperton, cosa già fatta da decine e decine di produttori storici, ma che io ho provato a riproporre in chiave mia. Che poi alla fine a chi deve piacere ‘sto disco? A me e alla gente che ci ha lavorato, e noi siamo tutti super soddisfatti.

Personalmente sono fiero di aver riportato i sample in major, e chissà che non lo rifarà qualcuno dopo di me. Sai ci sono un sacco di produttori giovani oggi, e alcuni sono davvero bravissimi. Tha Supreme è un genio, Luke è bravissimo e istintivo, Charlie ha generato questa trap melodica facendo dei banger incredibili, Low Kidd è fortissimo anche lui, e ce ne sono ancora tanti altri. Secondo me tornerà questa cosa dei sample.

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L'artwork di ".Rosso" di Night Skinny con Madame e Rkomi, cliccaci sopra per ascoltarla su Spotify

Ma tu faresti collaborazioni con loro, o preferisci lavorare da solo?
Non escludo nulla, ma per ora sono gasato nel mio e vado avanti così. Se un domani sentirò la voglia o il bisogno di collaborare con dei produttori, perché no?

Oggi è più facile avere accesso agli strumenti per fare musica, di conseguenza il mercato è saturo e la concorrenza folle. Se uno ha talento o no, poi, è un altro discorso.
Certo è più facile approcciarsi oggi alla musica rispetto ad anni fa, e c’è più competizione, ma Shablo qualche giorno fa ha detto una cosa sul talento che condivido. Il talento ce l’hanno tante persone, ma la determinazione è roba per pochi. Io se voglio fare una cosa provo a farla, se voglio mettere su un pezzo Fibra e Guè mi dico “io lo faccio”. Ma lo faccio io, non è che metto in mezzo la gente, i discografici, il management. Sono self-made nel senso che ho sempre deciso tutto io, da che scarpe mettermi nelle foto a come gestire i featuring. Credo che per una persona della mia età, in questo tipo di mercato, sia importante mantenere questo status e questa mentalità.

Mi sembra comunque che la figura del produttore in Italia si sia evoluta negli ultimi anni, soprattutto grazie all’ascesa di giovani rapper molto spesso associati al loro producer di fiducia.
Mi ricordo che era appena uscito Zero Kills, cinque anni fa, e Tedua mi disse che i miei beat erano pazzissimi e futuristi, ma che dentro ci sentiva anche i Mobb Deep. Mi ha fatto piacere vedere che un rapper così giovane avesse il know-how del passato ma la visione proiettata al futuro, con un’attenzione particolare per le basi.

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Ma l’evoluzione della figura del produttore tu l’hai sentita sulla tua pelle?
Non saprei, so solo che a un certo punto mi sono detto “facciamo rappare qualcuno sulle mie basi, e facciamo che il risultato non debba piacere soltanto a me”. Poi è successo.

Abbiamo parlato di mercato frenetico e saturo, di fan che ti chiedono la tracklist, di ansia pre-uscita, di hating sui social. E ora ti cito Noyz: “Io non me vedo manco col cappelletto così a cinquant'anni. Arrivato a quarant'anni ti fai due domande. Penso che sia meglio andarsene con stile piuttosto che aspettare l'arrivo di un momento in cui le cose non vadano più bene”. Tu ci pensi?
No, allora, questa cosa gliel’ho detta io, è nata qua dentro anni fa, nel mio studio. Ci guardavamo e io gli ho fatto “Fratè, ma tu ti rendi conto che c’abbiamo quarant’anni e stiamo rockando con questi che ce n’hanno diciannove?!”. Massì, di sicuro mollerò anche io, farò tutt’altro.

Ma non è ancora il momento.
No, ora monetizziamo questo disco! (ride). Simone è su Instagram. Guarda altre foto di Vittoria su Instagram. Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.