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Musica

Recensione: Princess Nokia – 1992 Deluxe

"Con le sue tette piccole e la sua pancia grassa", Princess Nokia è un'eccezione: il suo è un modello di essere umano—e di rap—sfortunatamente ancora lontano dalla realtà.

"It's me who took the weirdo shit to another level, and I'm killin' it": Princess Nokia fa la rapper, e quindi ha giustamente il farsi bella nel cuore, ma le cose di cui va orgogliosa e il modo in cui le comunica la pongono in opposizione alla stragrande maggioranza dei suoi colleghi. Per l'appunto, i pezzi di 1992, il suo mixtape d'esordio ristampato ora in versione ampliata, esplodono di weirdness—che nell'idea di Nokia non è solo "stranezza", ma anche "essere fuori dai giochi", "trovare bellezza nella diversità". La frase più iconica del suo pezzo più famoso, "Tomboy", è un ottimo punto d'inizio per entrare nella mente di Nokia e comprendere il messaggio che vuole lanciare: "Lasciamelo fare e mi prenderò il tuo uomo / Con le mie tette piccole e la mia pancia grassa". "Tomboy" resta il pezzo più forte di Nokia, anche considerando gli inediti aggiunti per questa prima stampa ufficiale del tape. Solo "G.O.A.T.", comunque già uscita su YouTube, è altrettanto concisa ed efficace a unire cazzimma e inserire nel gergo rap riferimenti pre-millennial: "Avril, I'm a sk8er boi / Anime and a lot of tours" non sono parole che solitamente escono dalla bocca di un rapper americano. Per il resto boom bap di classe ("Goth Kids", "Receipts") si alternano a sfuriate gotiche ("Flava", "Different"), a creare una selezione di brani piacevole, a tratti un po' troppo uniforme.

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I testi però, non risentono affatto dei limiti delle produzioni. Nokia è molto più della body positivity di "Tomboy": la immagino come uno strillone del primo Novecento che vaga per le geometrie della sua New York, a stampare i suoi titoli in caps lock nelle menti dei passanti. "Americani, italiani, portoricani: siamo tutti uguali!" "I Simpson spaccano!" "La polizia non è sempre lì per proteggervi!" "Avere un seguito di babbi su SoundCloud non vi rende fighi!" È bello ascoltarla gridare un modello di Stati Uniti così lontano dalla realtà, decisamente più amara rispetto a quella che racconta—"Livin' in the city you can't be a xenophobe", dice "ABC's of New York", ed è vero. Peccato che ci siano i sobborghi, e la provincia, e la campagna, e tutto il resto del mondo.

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