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E se il problema non fossero i Paolo Becchi di turno, ma chi li invita in tv?

Dopo l'ultima imbarazzante uscita di Paolo Becchi in diretta su Sky, la domanda è necessaria.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Foto via Twitter.

Chi segue con assiduità i talk show politici si sarà accorto dell’esistenza una vera e propria compagnia di giro di “opinionisti” e “commentatori” che migra da uno studio all’altro, spesso addirittura tre o quattro volte in un giorno solo. Si tratta di una specie di Avengers da osteria, con superpoteri limitati e circoscritti—ossia far rissa con altri ospiti, pronunciare bestialità assortite, e imbottire la colonna destra dei siti online con le loro performance.

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Una di queste figure è sicuramente Paolo Becchi. Per chi non lo conoscesse, è un professore di filosofia del diritto che negli anni scorsi veniva definito “l’ideologo” del Movimento Cinque Stelle, salvo poi essere ripudiato pubblicamente sul blog di Beppe Grillo. Da allora, Becchi ha passato una feroce fase antigrillina, si è buttato anima e corpo sulla Lega, e ora è un grande sostenitore del governo giallo-verde—a suo avviso un distillato purissimo di sovranismo.

Già da questa breve biografia si può intuire il grande guazzabuglio ideologico del professore, che non disdegna nemmeno sortite nel complottismo più sfrenato. Ma, appunto, la sua qualità principale è quella di cannoneggiare le televisioni con le sue “provocazioni.” Su YouTube se ne trovano molte tracce, in video con titoli di questo genere: “PAOLO BECCHI ‘SE NON CI SONO I SOLDI, A FANCULO L’ EUROPA’”; “Becchi: "me ne batto il Cax@o di quante persone hanno votato"; “BECCHI: le prove che la Germania ha usato l'Euro per mettercela in cu1o”; e così via.

Ieri sera, come al solito, Becchi stava commentando l’attualità politica su SkyTg24. A un certo punto, rivolgendosi al giornalista Daniele Bellasio, definisce Repubblica “il giornale dell’orfano” (un pessimo riferimento al direttore Mario Calabresi).

Siccome l’audio era disturbato, la redazione riascolta e conferma “la gravità delle parole.” Bellasio—che lavora a Repubblica—se ne va dicendo “non ho intenzione di dialogare con quella persona,” e il conduttore Renato Coen invita Becchi a scusarsi. Replica di quest’ultimo: “Ma non ci penso nemmeno! Ho detto la verità.”

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Poco dopo la fine della trasmissione, sui social intervengono Coen (“Imbarazzante per chi lo ha detto e purtroppo per noi che nostro malgrado lo abbiamo trasmesso”) e Sarah Varetto, la direttrice di SkyTg24. “Ci dissociamo completamente dalle orribili parole del professor #Becchi,” scrive su Twitter.

E fin qui, ok: la dissociazione è un atto quanto meno dovuto. Ma non posso fare a meno di notare l’insopportabile ipocrisia del tutto.

Gli autori delle trasmissioni e i conduttori sanno alla perfezione chi è Becchi; e sanno che questi personaggi mediatici non servono a creare dibattito, non sono utili alla discussione, non hanno mai opinioni veramente ragionate. Servono solo a far scoppiare casi, seminare zizzania, urlare, e “scandalizzare.” Sono in tutto e per tutto dei freak da audience. E in quanto tali vengono chiamati a intervenire—non perché sono anticonformisti, scomodi o ribelli, come piace pensare a loro.

Inutile stupirsi o scandalizzarsi, dopo. Basterebbe non invitarli più a parlare di politica, prima. Peccato che poi si romperebbe il giochino: quello di coprire un enorme vuoto giornalistico e contenutistico con i miasmi rilasciati da figuri del genere.

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