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Quando Balotelli diventa l'unica opposizione credibile a Salvini

Oggi in Italia di 'ius soli' parla solo Mario Balotelli, ed è un problema.
Foto via Twitter

In quest'ultimo periodo tra calcio e politica si è parlato molto di due cose che a un certo punto non potevano che incontrarsi: primo, il nuovo governo; secondo, il ritorno in nazionale di Balotelli (tra l’altro segnando alla prima occasione, in amichevole contro l’Arabia Saudita) e la possibilità che ne diventasse il capitano—“una fascia storica,” ha commentato la Gazzetta dello Sport.

Il cortocircuito nato da quest'ultimo dettaglio è ben rappresentato dallo striscione comparso durante Italia-Arabia Saudita, che diceva: "Il mio capitano è di sangue italiano" e a cui il giorno dopo, in una storia su Instagram, Balotelli ha risposto in modo perfetto. “Siamo nel 2018 ragazzi basta! Svegliatevi! Per favore!"

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Insomma: se, complice il fatto di essere andato a giocare in Francia, negli ultimi due anni ci eravamo un po' dimenticati di Balotelli e dell'inevitabile scia di razzismo e polemiche legate alla sua figura, ecco che ora siamo qui a riparlarne.

Quello dello striscione non è stato un caso isolato. Pochi giorni fa, in conferenza stampa alla vigilia di un'altra amichevole tra Italia e Olanda, Balotelli è tornato sul tema: "Il razzismo fa molto male, dà fastidio," ha detto, "è ora che l'Italia diventi come tanti paesi, più aperta, e cominci a integrare le persone che vengono da fuori." Aggiungendo poi che se avesse la fascia di capitano della nazionale "sarebbe un bel segnale."

E ancora, ieri, alla presentazione dell’ultimo libro del giornalista sportivo Alessandro Alciato: “Io sono nato in Italia, ho vissuto in Italia, avevo studiato in Italia e il fatto di non esser considerato italiano fino a 18 anni ha rappresentato la parte peggiore della mia vita e in questo senso la legge italiana dovrebbe fare qualcosa."

Si tratta di dichiarazioni normalissime, che però visto il momento politico attuale acquisiscono una carica molto più grande di quella che avrebbero avuto fino a, diciamo, tre mesi fa.

E infatti il semplice fatto di aver osato dire che non essere stato italiano fino ai 18 anni l'ha fatto soffrire e che secondo lui bisognerebbe fare qualcosa per questo problema ha scatenato una mezza polemica tra Balotelli e il nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini—che gli ha risposto che “lo ius soli non è la priorità mia né degli italiani” con tanto di faccina sorridente passivo-aggressiva.

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Ecco, quella faccina ironica sottolinea un grosso problema che affligge il dibattito politico italiano in questo momento.

Visto lo scenario politico che si è venuto a delineare negli ultimi due mesi, è chiaro che l'espressione ius soli non la sentiamo utilizzare più da nessuno—e probabilmente sarà così per un po' di anni. Di fronte a questa situazione, il resto della sinistra italiana o è sprofondata nell'irrilevanza o ha volontariamente rinunciato a trattare questi temi.

Attualmente, quello che dovrebbe essere il principale partito di sinistra in Italia è completamente allo sbando e invece che fare da megafono a tali istanze per evitare che scompaiono dallo spettro politico, i suoi esponenti sono impegnati a vantarsi del fatto che Salvini abbia fatto i complimenti a Minniti per la sua gestione delle politiche migratorie—come Ivan Scalfarotto che, due giorni fa, invece che farsi due domande sul fatto di ricevere apprezzamenti da parte del leader di un partito di estrema destra, ha scritto che "il tempo è galantuomo."

Risultato: Balotelli è rimasto praticamente l’unica figura pubblica di grande rilievo a parlare dei temi che riguardano lo ius soli e gli italiani di seconda generazione.

Ok, Balotelli ha una storia personale che lo porta a conoscere ed essere sensible a questi temi e in più, avendo vissuto in posti molto più avanzati in fatto di integrazione come la Francia e il Regno Unito, ha anche un'idea di come potrebbero essere le cose. Ma ovviamente non è né un attivista né un possibile leader politico.

Sembra assurdo doverlo rimarcare, tant'è. Il fatto che per trovare un personaggio pubblico discordante su questi argomenti dobbiamo ascoltare le conferenze stampa di Balotelli dovrebbe farci riflettere. Il fatto che Balotelli, senza nemmeno farlo apposta o sforzarsi troppo, sia diventato la voce principale al riguardo dovrebbe farci riflettere. Davvero per i prossimi anni il massimo traguardo politico-culturale a cui la sinistra può aspirare è dare la fascia di capitano della nazionale a Balotelli?

Non è tanto Balotelli a essere il più illuminato o sveglio, è che tutti gli altri stanno dormendo.

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