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Alla fine avremo davvero un complottista come presidente della Rai

A due mesi dalla prima bocciatura della nomina, e dopo un accordo tra Salvini e Berlusconi, Marcello Foa ha ricevuto il parere favorevole della commissione di vigilanza.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Dopo due mesi di tira e molla, nel tardo pomeriggio di ieri la commissione di vigilanza parlamentare ha dato il suo parere favorevole alla nomina di Marcello Foa a presidente della Rai.

Tanto per iniziare col piede giusto, la giornata era partita con l’ennesima gaffe di colui che il Guardian ha definito "fake news journalist": su Twitter ha scritto che “alle ore 13 inizierà la mia deposizione davanti alla Commissione di Vigilanza Rai.” Lo stesso, in un tweet successivo si è poi scusato—era “audizione,” non “deposizione”—dicendo che “non è una mattinata come le altre e un po’ di emozione ci sta.”

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Nel corso dell’audizione, Foa ha ribadito di non aver “mai avuto tessere di partito”—nonostante i numerosi tweet a favore di Salvini e M5S—e rassicurato sul suo ruolo di “garante del pluralismo e della qualità del giornalismo.”

Alcuni senatori del Partito Democratico hanno provato a rovinare la festa ricordando che Foa, tra le altre cose, è uno che “ha spacciato costantemente per vere notizie rivelatesi bufale senza mai averle verificate.” Salvatore Margiotta, dal canto suo, ha detto che “la Rai non merita di essere guidata da un ritwittatore seriale di bufale.”

Foa ha risposto a questa accusa con una spiegazione piuttosto circonvoluta, dando sostanzialmente la colpa ai social che “inducono alla scelta impulsiva, perché magari piace un titolo e in quel momento anche uno stato d’animo. Il retweet di qualcuno non è significativo di un’adesione condizionata a quello che c’è scritto nel tweet, perché semplicemente in quel momento ti può sembrare interessante un’opinione da valutare.”

A differenza di quanto successo lo scorso luglio, comunque, i voti favorevoli sono stati 27 e 3 i contrari. Il gruppo del PD non ha partecipato per protesta, e la nomina è stata approvata da Lega, M5S, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Il voto è stato l’esito di un patto stretto tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi; e non a caso, ricorda il Fatto Quotidiano, tre protagonisti della giornata sono ex dipendenti delle aziende di Berlusconi: in primis Foa; il capogruppo di Forza Italia Giorgio Mulè, ex direttore di Panorama e Studio Aperto; e il presidente della commissione Alberto Barachini, già caporedattore del TG4 e di TgCom.

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La reazione più entusiasta alla nomina di Foa non è però arrivata da Lega e Forza Italia, ma da Luigi Di Maio. Oltre a fargli “tanti auguri,” il vicepremier ha scritto su Facebook che “lo aspetta un compito non facile, ma sono sicuro che sarà all’altezza. Anche in RAI tornerà la meritocrazia!” E qui probabilmente bisogna intendersi sul termine “meritocrazia”; perché, a conti fatti, la nomina di Foa è il frutto della solita spartizione partitocratica della tv pubblica.

A ogni modo, in un’intervista al Corriere della Sera, Foa ha ripercorso il suo rapporto con Salvini (“era un lettore accanito del mio blog”) e rivelato che “anche Gianroberto Casaleggio mi leggeva e mi citava spesso.” Poco prima di morire, inoltre, “il guru dei 5 Stelle volle conoscermi. Fu un incontro molto bello. Due ore che consolidarono una reciproca stima intellettuale.”

Foa ha poi raccontato che tipo di presidente vuole essere. “La parola d’ordine è portare aria fresca in Rai,” dice. Il che si traduce, anzitutto, nel cambio dei direttori dei tg: “Fa parte del mandato,” continua Foa, “sono stati nominati dal precedente consiglio di amministrazione e non tutta l’informazione è sembrata esente da settarismi.”

Un bel passo in avanti, no? Se non altro, ora potremo finalmente sapere la verità sulle cene di Hillary Clinton a base di “mestruo, sperma, e latte di donne.”

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