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Musica

Fatti una cultura punk con la playlist di Stefano Gilardino

Il suo libro 'La storia del punk' è la prima guida tutta italiana al movimento che ha rivoluzionato la musica rock.
Giacomo Stefanini
Milan, IT

Quello dell'interpretazione della parola "punk" è un argomento che abbiamo già affrontato su Noisey. Il fatto è che quando s'inventa un movimento il cui motto è "fa' quello che ti pare", è facile che venga frainteso da stilisti delle star e altri furbacchioni che co-optano il termine per giustificare atteggiamenti prevaricatori o egoistici. Ma per quanto sia difficile contenerlo e confinarlo, il punk ha un nucleo storico e delle radici, radici che nessuno può portargli via. Le abbiamo conosciute con gli album fondamentali del biennio '76/'77, con gli innumerevoli documentari sull'argomento, attraverso libri come Please Kill Me, We Got The Neutron Bomb, American Hardcore, Our Band Could Be Your Life… ora ne arriva uno tutto italiano: La Storia del Punk di Stefano Gilardino, pubblicato da Hoepli.

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Stefano è stato uno dei primi critici musicali in Italia a specializzarsi in punk. Nell'introduzione racconta di come rimase stregato, da bambino, dalla famosa trasmissione del programma RAI Odeon sul fenomeno punk, e da quel momento non guardò più indietro. Quarant'anni dopo, è uno dei maggiori esperti del genere al mondo, con una collezione di dischi da fare impallidire quelle di tutti i lettori di Noisey messe insieme; inoltre, durante la sua collaborazione con riviste come Dynamo e Rock Sound, è stato responsabile dell'introduzione al pubblico italiano di band come NOFX o Lagwagon, nonché della riscoperta della no wave newyorkese e della new wave italiana, scene e generi che tra anni Novanta e Duemila erano pressoché dimenticati.

La storia del punk è la prima guida tutta italiana al movimento che ha rivoluzionato la musica rock, dalla sua nascita a metà anni Settanta alle mille sottoforme che ha generato fino a oggi, e sarà in tutte le librerie a partire da domani venerdì 13 ottobre. Su Noisey domani troverete un estratto in esclusiva sull'italianissima piega che il punk prese nella Bologna del '77.

Ma oggi, tanto per farci una cultura, abbiamo una selezione curata da Stefano con il meglio del punk tra anni Settanta e Ottanta, che comprende alcuni grandi classici e alcune perle sconosciute ai più.

Ascolta la playlist e leggi il commento traccia per traccia che ci ha mandato il suo autore. E, quando hai finito, FORMA UNA BAND!

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TRACKLIST

Era impossibile anche solo sperare di essere minimamente esaustivi sull'argomento con una playlist di 50 minuti, quindi ho selezionato alcune canzoni a cui per un motivo o l'altro sono affezionato, tutte uscite prima degli anni Novanta. Qui di seguito cerco di spiegarvi perché.

DEAD BOYS - "Ain't It Fun"

Morire giovani è evidentemente punk e Peter Laughner lo sapeva bene quando scriveva che "ain't it fun when you know that you gotta die young". Se ne andrà a soli 25 anni per abuso di alcol e stupefacenti, seguito quasi a ruota dal povero Stiv Bators che canta questa versione dei Dead Boys. Cominciamo bene…

THE REAL KIDS - "All Kindsa Girls"

Verso la fine degli anni Settanta, le stampe italiane dei dischi avevano spesso qualche segno particolare che li distingueva dal resto. In questo caso il terribile marchio "New Wave Rock – Special Price", che ricordo anche sull'esordio dei misconosciuti Tuff Darts. Questo è il pezzo più bello di un disco meraviglioso.

FREESTONE - "Bummer Bitch"

Se dovessi scegliere un solo pezzo per descrivere il lato più volgare, stupido e fastidioso del punk, sceglierei Bummer Bitch dei Freestone. Nella realtà, il classico pezzo inciso da turnisti di studio per cercare di sfruttare l'onda lunga della moda, ma nessuna discografia del genere sarebbe completa senza questo pezzo.

4. THE ADVERTS - "One Chord Wonders"

"I Damned ora sanno suonare tre accordi, gli Adverts uno solo. Venite a sentirli tutti e quattro". Il gruppo di TV Smith ha sempre mantenuto quello che prometteva il volantino pubblicitario della Stiff, con uno stile punk rock grezzo e primitivo. La differenza la facevano le canzoni meravigliose e la presenza di Tim, uno dei musicisti più generosi e gentili che abbia mai conosciuto di persona, e Gaye Advert, la sua affascinante compagna al basso.

THE SAINTS - "Erotic Neurotic"

(I'm) Stranded dei Saints è il primo album che ho comperato in vita mia, nel 1977, pagato ben 3.500 lire in un negozio di Biella. Posso dire con certezza di aver cominciato bene la mia collezione. L'unica cosa che non ho mai capito è perché Chris Bailey salti il numero nove alla fine del pezzo…

THE DICTATORS - "Sleepin' With The T.V. On"

Un altro disco comperato da bambino o poco più, il secondo album dei Dictators, Manifest Destiny, resta il mio preferito della loro discografia. È quello più mainstream, quasi per nulla punk, anzi, forse proprio il contrario. Eppure le canzoni sono meravigliose, anche in versioni demo come questa…

WIRE - "Outdoor Miner"

Cosa si può dire di un gruppo che nello stesso disco riesce a mettere "I Am The Fly", "Another The Letter", "Heartbeat", "Practice Makes Perfect" e "Outdoor Miner", il pezzo pop perfetto? Nel 2017 i Wire fanno ancora dischi bellissimi e dal vivo si montano e smontano gli strumenti come ragazzini alle prime armi. Commoventi.

THE STRANGLERS - "Burning Up Time

Uno dei miei più grandi amori musicali, persino oggi. Due anni fa sono andato apposta con un'amica a Londra a vedermi l'ennesima data di un loro tour, in celebrazione di Black And White. Non vedo l'ora che ne facciano un altro.

GAZNEVADA - "Donna di gomma"

Uno dei miei più grandi amori musicali, persino oggi, parte due. Nel 1995 circa, quando scrivevo su Dynamo, riuscii a trovare il numero di telefono di Sandro Raffini/Billy Blade e lo andai a intervistare a Bologna. Passai un pomeriggio a passeggiare con Sandro che non riusciva a capacitarsi di come qualcuno fosse ancora interessato ai Gaznevada. Mi regalò il 45 giri della sua nuova band, i Kimota (bello, tra l'altro) e un paio di fumetti a cui aveva lavorato. Durante una pausa in un bar incontrammo Moreno degli Avvoltoi che stava facendo un sondaggio cittadino su quale fosse il pezzo migliore dei Gaz. Io gli dissi "Donna di gomma". Eccola qui.

GERMS - "No God"

Uno dei gruppi che mi ha cambiato la vita. Potrei chiuderla qui, ma mi piace ricordare come l'inizio di questo pezzo sia scippato a "Roundabout" degli Yes, sberleffo punk adolescenziale.

BLACK FLAG - "My War"

Ho scelto questa versione inedita (uscita su bootleg, ma mai ufficialmente) perché è suonata dalla mia line-up preferita dei Black Flag: Ginn, Rollins, Cadena, Dukowski e Biscuits. Quasi impossibile immaginare qualcosa di meglio, in quegli anni.

BAD BRAINS - "Attitude"

Dici hardcore e pensi ai Bad Brains, almeno io. Una volta sono andato a un loro concerto a Padova, proponendolo a una ragazza come primo appuntamento. Lo show è stato bruttino, ma H.R. e amici mi hanno portato fortuna. Bless Jah!

CIRCLE JERKS - "Live Fast, Die Young"

Lo slogan punk per eccellenza e uno dei miei cantanti preferiti, Keith Morris.

MEAT PUPPETS - "Reward"

Nel libro c'è uno dei miei aneddoti preferiti su di loro, una serata che ricordo con estremo affetto. Non vi rovino la sorpresa…

INDIGESTI - "Fragile costruzione mobile"

Da buon biellese, gli Indigesti sono il mio vanto. Assolutamente inimitabili, per me sono nell'Olimpo dei migliori con Black Flag, Bad Brains, Minor Threat e tutti gli altri giganti.

HÜSKER DÜ - "Pink Turns To Blue"

Alla luce della scomparsa di Grant Hart (la playlist l'avevo fatta prima), questo pezzo assume ancora più senso. Ho ascoltato per anni Zen Arcade su una cassetta registrata dal mio amico Franco di Genova, consumandola letteralmente. Uno dei gruppi del mio cuore.

NOMEANSNO - "Oh No, Bruno!"

Negli anni Ottanta, con alcuni amici andammo all'Hiroshima Mon Amour a Torino a (non) vedere i Nomeansno. Si erano persi per la città e non riuscivano a trovare il locale. Li rintracciammo noi davanti alla stazione di Porta Nuova, ma quando tornammo indietro era troppo tardi per suonare. Mi toccò aspettare secoli prima di rivederli al Leonkavallo.

RITES OF SPRING - "For Want Of"

Riascoltare i Rites Of Spring mi ha fatto venire in mente che mi piacerebbe tanto rivedere Guy Picciotto dal vivo. Anche con i Fugazi andrebbe bene.

GORILLA BISCUITS - "New Direction"

Ancora Hiroshima Mon Amour, ma stavolta il concerto c'è stato per davvero. Loro appena maggiorenni (il batterista no e quindi provvisto di giustificazione dei genitori), con una potenza allucinante e un disco che diventa immediatamente un classico. L'ultima volta in cui ho davvero sentito un certo hardcore pride.

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