Sono scappato dalla Siria, ma non riesco a scappare dalla burocrazia europea

FYI.

This story is over 5 years old.

I nuovi vicini

Sono scappato dalla Siria, ma non riesco a scappare dalla burocrazia europea

Per questo ho creato un'app per aiutare tutte le persone nella mia situazione.

Questo articolo è parte della nostra serie I nuovi vicini, in cui giovani rifugiati stabilitisi in vari paesi d'Europa contribuiscono alla produzione editoriale di VICE attraverso le loro storie. Per saperne di più, leggi la lettera dell'editore.

–––

Mohab* ha 19 anni e viene dalla Siria. È cresciuto nella città di Hama, ed è arrivato in Olanda un anno fa.

Eccomi qui, ad Amsterdam, mentre cerco di imparare l'olandese e di andare avanti con la mia vita. I miei genitori sono ancora in Siria, ad Hama. Hanno rischiato tutto e rinunciato a spostarsi per far sì che mio fratello ed io avessimo un futuro. Il punto è che io non riesco ad andare avanti con la mia vita. La mia vita era ad Hama—la scuola, gli sport, i miei amici. La mia famiglia. Pensare a tutte queste cose mi rende triste, anche se qui sono al sicuro e tranquillo.

Pubblicità

Oggi la città di Hama è conosciuta per le proteste del 2011 e per i massacri del 1982, ma per me è innanzitutto il luogo dove sono cresciuto, lo sfondo dei miei ricordi più felici. Ai miei piace molto viaggiare, e anche cucinare. Sono entrambe cose che facevamo volentieri insieme. Poi però, appena 18enne, io sono dovuto scappare. Avevo da poco finito il liceo ed ero contento, perché avevo lavorato sodo ed ero stato ripagato con ottimi voti. Ma l'esercito regolare cercava nuove reclute, e io ero in età utile—così mia madre ha venduto tutto perché mio fratello ed io potessimo scappare. Hanno venduto la nostra casa e con quei soldi ci hanno fatto lasciare il paese.

Ora mio fratello, che non ha ancora 18 anni, vive in Svezia. Abbiamo fatto richiesta per il ricongiungimento familiare per portare in Europa i nostri genitori, ma il procedimento è molto più complicato di quanto immaginassimo. Per poter entrare nel paese serve un colloquio con l'ambasciata svedese, ma ovviamente in Siria non c'è nessuna ambasciata svedese alla quale possano recarsi, e lo stesso vale per altri paesi vicini. In pratica i miei dovrebbero andare in Turchia, ma come chiunque sia al corrente della situazione in Siria sa, al momento spostarsi verso nord è complicato. In più sono vecchi, e non hanno molti soldi. Sono sempre più preoccupato per loro.

Tempo fa ci hanno detto che per ottenere un visto avrebbero potuto provare ad andare in Sudan, perché lì c'è un'ambasciata svedese. Ma anche nel caso in cui riuscissero effettivamente ad arrivare in Sudan, ci vorrebbe comunque un bel po' per ottenere risposte alla richiesta. E in Sudan le case costano, quindi dovrebbero andare, tornare in Siria e aspettare la risposta. È assurdo. Dovrebbero potersi spostare più facilmente, avendo una certa età—più facilmente di quanto abbiamo dovuto fare mio fratello ed io. Il nostro viaggio è stato un inferno. Ma è così che va in Europa.

Pubblicità

Al momento non c'è niente che possa fare per aiutare i miei. Non appena ho avuto le carte per la residenza in Olanda sono andato da una ONG che aiuta i profughi per tentare il ricongiungimento familiare con me. Ma non c'è stato verso. Uno dei dipendenti mi ha persino detto, "Non perdere tempo. Non sei più minorenne, quindi non ci sono possibilità."

Io me ne sono fregato, e ho comunque fatto richiesta. Ora sto aspettando che venga respinta, così da presentare ricorso con un avvocato nella speranza che il giudice mi dia udienza e ascolti la mia storia. È assurdo che non possa portare qui i genitori perché ho più di 18 anni, ma che al contempo sia troppo giovane per i fondi del governo destinati ai rifugiati.

Nel centro di accoglienza di Amsterdam ero uno dei pochi a lamentarsi delle lunghe attese delle procedure per il visto. Non capivo perché gli altri se ne stessero in silenzio o pensassero solo a come far passare il tempo. A me non stava bene. Abbiamo tutto il diritto di dire quel che pensiamo o come ci sentiamo. Ovviamente ero felice di essere sano e salvo, ma le nostre famiglie non potevano dire lo stesso, e per molte è ancora così. La vita al centro era difficile—non avevamo soldi, e niente da fare. Potevamo solo aspettare. Ricevevamo degli aiuti, ma erano comuni cittadini, non ONG.

La lunga attesa ha messo a dura prova molte persone. Alcuni avevano soldi, ma quelli che non ne avevano non riuscivano a dormirci la notte o a mangiare. Chi fumava doveva implorare per i soldi di una sigaretta, e tutti erano stati avvertiti: non dovevamo azzardarci a rubare o a fare cose brutte nell'attesa, perché ogni sgarro avrebbe potuto penalizzarci nella richiesta per il visto. Così alla fine tutti avevano paura anche solo a lamentarsi o protestare. Tra noi c'era chi parlava inglese, e in quel caso si poteva fare qualcosa di più. Come partecipare ai corsi di olandese, o andare in giro con cittadini olandesi—ma tutti gli altri non potevano fare niente che non fosse cercare di mettersi in contatto con le famiglie a casa. E io questa cosa non la capisco.

Ho deciso che era l'ora di agire, e ho iniziato a pensare a un'app che avrebbe aiutato i rifugiati a orientarsi nella burocrazia olandese. Online le informazioni si trovano, ma sono sparse su una miriade di siti del governo e non, senza nessuno che si sia preso la briga di mettere tutto in un posto solo. Io ci ho provato e ho creato l'app RefInfo, così che chi conosce l'arabo o l'inglese possa capire come muovere i primi passi—come fare richiesta di un permesso di residenza, come procedere se si vuole fare il ricongiungimento familiare, e dove seguire corsi di olandese quando si vive in un centro di accoglienza. Al momento la stanno usando in tanti, quindi mi sto operando per farla tradurre in tigrino per gli eritrei. Ora voglio solo portare al sicuro i miei genitori e fare qualcosa per aiutare gli altri. Poi potrò riposarmi e pensare al mio futuro.

*Il cognome non è stato riportato.

Firma la petizione dell'UNHCR per chiedere ai governi di garantire un futuro solido a tutti i rifugiati.

E vai qui per fare una donazione a Stichting Vluchteling, un'associazione olandese che aiuta rifugiati in tutto il mondo.