cambiamento climatico

Il Senato italiano non ha voluto dichiarare lo stato di emergenza climatica

Durante la seduta del 5 giugno, il Senato ha approvato una mozione per contrastare il cambiamento climatico, ma respinto la richiesta di stato di emergenza.
Giulia Trincardi
Milan, IT
senato boccia richiesta dichiarare stato di emergenza climatica

Durante la seduta del Senato italiano del 5 giugno — in coincidenza con la Giornata Mondiale dell’Ambiente, focalizzata quest’anno sull’inquinamento dell’aria e l’urgenza della decarbonizzazione —, sono state discusse una serie di mozioni relative al contrasto del cambiamento climatico. Inclusa in alcune delle mozioni, c’era la richiesta di dichiarare come paese lo stato di emergenza climatica e ambientale — richiesta che è stata, però, respinta.

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Negli ultimi anni, lo stato di emergenza climatica è stato dichiarato da quasi 600 giurisdizioni in 13 paesi del mondo; al momento, però, solo il Regno Unito lo ha fatto a livello nazionale, il 1 maggio scorso, mentre in Italia la prima — e per ora unica — città ad aver approvato una mozione che riconosce l'emergenza ambientale e si impegna ad attivare iniziative repentine è stata Milano, il 20 maggio scorso.

Lo stato di emergenza è un provvedimento che lo Stato prende a fronte di “emergenze di rilievo nazionale" come, ad esempio, il rischio imminente di un conflitto bellico, un attentato terroristico o gravi disastri ambientali, "che devono essere, con immediatezza d'intervento, fronteggiate con mezzi e poteri straordinari,” si legge sul sito della Protezione Civile. Quando, ad Agosto 2018, il ponte Morandi di Genova è crollato, per esempio, è stato dichiarato lo stato di emergenza per 12 mesi ed è stato nominato un commissario speciale per l’emergenza.

Le mozioni discusse al Senato il 5 giugno sono quattro: la 85 (testo 3), proposta dal senatore Andrea Ferrazzi (PD); la 97, proposta dalla senatrice Maria Alessandra Gallone (FI); la 122, proposta dalla senatrice Loredana De Petris (Misto-LeU); e la 135, proposta dalla senatrice Patty L’Abbate (M5S).

Tutte le mozioni introducono le proprie proposte facendo riferimento al drammatico report dell’IPCC di ottobre 2018 e alla COP24 — la 24esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è tenuta a dicembre scorso a Katowice, in Polonia. La mozione 135 fa anche esplicitamente riferimento al costo causato dal dissesto idrogeologico in Italia, stimato a 2,5 miliardi di euro all’anno. Solo la mozione 85 (testo 3) e la 122, però, hanno chiesto di dichiarare lo stato di emergenza.

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“Perché abbiamo chiesto che sia dichiarato lo stato di emergenza? Lo ha fatto un Paese come la Gran Bretagna — è stata approvata una mozione — perché siamo in emergenza,” è intervenuta la senatrice De Petris durante la seduta, insistendo anche sulla necessità di investire su un Green New Deal italiano e di tagliare i sussidi ai fossili. “Fate i commissari straordinari per le opere e non vi assumete la responsabilità di fare in modo che tutte le energie del Governo e delle istituzioni siano impiegate per fronteggiare questa emergenza e quindi si attivino per intervenire rapidamente.”

In particolare opposizione alla dichiarazione di emergenza si è invece espresso Briziarelli della Lega, che ha parlato di “ondate emotive,” sostenendo che “Si potrebbe polemicamente dire che sono arrivate la pioggia, il freddo e che il maggio che abbiamo affrontato, nonostante la presenza e i richiami di Greta anche in questo ramo del Parlamento, è stato sicuramente diverso da quello degli ultimi anni,” confondendo apparentemente meteo e clima. Briziarelli ha poi ritrattato e specificato che la Lega non intende prestarsi “a questo gioco,” ma solo ribadire che non si può “assecondare una spinta emotiva [come quella che] che ha portato il Paese a rinunciare all'energia nucleare.”

Gli ultimi a esprimersi sono stati Moronese (M5S) — che ha paragonato la dichiarazione di stato di emergenza a una leva mediatica e a una “perfida promessa da marinaio” e sottolineato invece l’impegno del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa con la Commissione Europea — e la senatrice Bonino (+ Europa), che si è espressa a sfavore di tutte e quattro le mozioni e della dichiarazione di emergenza, sostenendo che “impegnare il Governo a dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica ha chiare conseguenze nel nostro sistema istituzionale e legislativo, che io non condivido,” e concludendo che spera “che questo sia l'inizio di un dibattito serio su questo tema, che non può essere risolto in una cacofonia di mozioni: se solo le leggete, capirete che non andremo francamente da nessuna parte.”

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Le mozioni 85 (testo 3), 97 e 122 sono state bocciate, mentre è stata approvata la 135, il cui testo impegna il Governo:

1) ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze, ogni iniziativa finalizzata alla decarbonizzazione dell'economia, comunque garantendo la sicurezza del sistema energetico del Paese, fissando come obiettivo la strategia a lungo termine dell'UE per la riduzione delle emissioni di gas serra - COM(2018) 773 del 28 novembre 2018;

2) ad attuare ogni misura che favorisca la transizione, dalle fonti energetiche fossili alle fonti rinnovabili, compatibilmente con la grid parity, e dall'economia lineare all'economia circolare, favorendo l'investimento nella ricerca e nelle ecoinnovazioni;

3) a promuovere lo sviluppo di sistemi eco-efficienti di produzione ricorrendo alla bioeconomia e all'eco-design;

4) al fine di ridurre gli sprechi energetici, a potenziare ulteriormente il percorso di eco-efficienza energetica da applicare al patrimonio pubblico e privato, anche attraverso sinergie con il mondo produttivo per una costante formazione degli operatori di settore;

5) a porre in essere ogni iniziativa volta a favorire l'autoproduzione distribuita di energia da fonti rinnovabili;

6) a promuovere, in sinergia con gli enti locali, campagne di sensibilizzazione / informazione rivolte ai cittadini, sulle buone pratiche ambientali finalizzate alla mitigazione dei cambiamenti climatici, anche mediante l'introduzione dell'educazione ambientale nelle scuole di ogni grado;

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6.a) a promuovere politiche di sviluppo infrastrutturale e interventi finalizzati alla promozione di iniziative virtuose di mobilità urbana ed extraurbana sostenibile, incluso il trasporto intermodale a beneficio diretto dell'ambiente e degli ecosistemi ma anche della salute e del benessere dell'uomo;

7) a promuovere, di concerto con le regioni e gli enti locali e le Autorità di bacino distrettuali, nell'ambito delle proprie competenze, interventi finalizzati alla prevenzione del rischio idrogeologico, nonché misure per l'utilizzo responsabile del suolo;

8) ad attuare, nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, e tenendo conto dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni.

Il gruppo italiano del movimento Fridays For Future — che da mesi organizza scioperi studenteschi in tutto il mondo per chiedere ai governi azioni concrete contro il cambiamento climatico — ha commentato la decisione del Senato scrivendo, in un post su Facebook, che "sono stati respinti tutti gli emendamenti che promuovevano date e paletti certi alla decarbonizzazione dell'Italia, a favore dei soliti impegni blablabla per l'ambiente."

Il nome di Greta Thunberg — ispiratrice del movimento globale Fridays For Future — è stato pronunciato sei volte durante la seduta, e il movimento stesso viene citato in alcune delle mozioni. Nessuna di esse però — né quelle bocciate, né quella approvata — stabilisce date precise per gli obiettivi prefissati. Lo stato di emergenza avrebbe, probabilmente, permesso una mobilitazione istantanea — ma anche determinato potenziali implicazioni militari che non devono essere sottovalutate, nell'affrontare una crisi che è necessariamente anche umana.