Salute

Mia madre mi ha fatto rimuovere il clitoride da bambina. Ecco come faccio sesso

"La cosa più difficile da accettare della mutilazione genitale femminile, per me, è che non è servita a impedire l’unica cosa che i miei genitori volevano impedire."
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
illustrazione di una coppia a letto
Illustrazione di Cathryn Virginia.

Mishaal ha iniziato a toccarsi quando aveva sette anni, poco prima che sua madre lo scoprisse e la facesse sottoporre al taglio del clitoride.

"Quando avevo 18 o 19 anni, ogni volta che chiedevo il perché a mia sorella [che ha subito la stessa operazione] e mia madre, la risposta era: Si fa per ridurre la libido della donna e impedirle di fare sesso”, ricorda Mishaal. Nella loro comunità in Pakistan, aggiunge, “l’idea era: il sesso serve a fare figli. Perché dovrebbe provocare piacere? Quello che credeva mia madre era: si fa sesso per dare piacere all’uomo. La donna non ha diritto al piacere.”

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Grazie ad anni di lavoro da parte di attivisti ed educatori, oggi anche in Occidente si conosce la pratica della mutilazione genitale femminile (MGF). La MGF è spesso chiamata infibulazione, e comprende pratiche che vanno dall’asportazione parziale del clitoride—che si può fare in diversi modi, con diverse “misure” ed effetti su chi la subisce—alla sua rimozione totale, per estendersi anche alla rimozione di parte delle labbra e alla chiusura quasi totale della vulva con ago e filo.

Di solito se ne parla per mostrare quanto siano diffuse le tradizioni che comportano MGF, anche dalle nostre parti. I rapporti raccontano che molte (ma non tutte) donne soggette a MGF debbano affrontare l’operazione da giovanissime, contro la loro volontà, sottoposte a una pressione sociale estrema, o senza sapere esattamente di che cosa si tratti. Le associazioni di attivisti hanno raccontato nel dettaglio tutti i rischi associati a tale pratica: dolore cronico, complicazioni nella gravidanza, traumi psicologici, e, in troppi casi, morte.

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Le ricerche hanno anche messo in evidenza come molte culture abbiano a lungo usato la MGF per controllare o eliminare, esplicitamente o implicitamente, l’arbitrio, il desiderio e il piacere delle donne in campo sessuale—o addirittura per aumentare quelle sensazioni negli uomini.

Eppure, nonostante tutti i racconti delle sopravvissute, sono relativamente poche le testimonianze nei media che parlino di come chi ha subito la MGF affronti il sesso e l’intimità. In un certo senso, è comprensibile; il sesso è un argomento tabù in gran parte delle culture, e lo è ancora di più in quelle dove è diffusa la MGF. Condividere i dettagli intimi della vita post-MGF può essere difficile, imbarazzante, o comportare isolamento sociale—ma può anche aiutare molto chi si trovi nella stessa situazione.

Il tipo e l’entità dei danni inflitti ai genitali dipendono dalle tradizioni di ogni luogo e dalle condizioni in cui si svolge l’operazione. Inoltre, non tutte le persone reagiscono allo stesso modo.

Con l’idea di raccontare sempre meglio il sesso e l’intimità, VICE ha intervistato Mishaal e suo marito Ibrahim, che oggi vivono negli USA. Fanno entrambi parte della setta Dawudi Bohora, una minoranza dello sciismo ismailita islamico composta da alcune centinaia di migliaia di persone, perlopiù residenti in India, Pakistan, Yemen e lungo la costa orientale dell’Africa, in cui è usanza rimuovere il clitoride intorno ai sette anni di età. Nel 2017, le autorità hanno arrestato un dottore Bohora a Detroit perché offriva interventi di MGF; si è trattato della prima volta che una persona è stata imputata di questo crimine negli USA. Per quanto negli ultimi anni la comunità Bohora abbia trattato più apertamente il tema della MGF, i due intervistati non hanno voluto divulgare i veri nomi per paura di essere stigmatizzati. Qui li chiameremo Mishaal e Ibrahim perché siano liberi di parlare della propria vita sessuale.

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Mishaal: Non ho avuto rapporti completi prima del matrimonio. Ma sono stata in intimità con diverse persone: mi piacevano i preliminari, più che altro per l’adrenalina che derivava dall’idea di fare una cosa che era proibita dove sono cresciuta. Però non ho mai avuto un orgasmo con nessuno, soltanto da sola, quindi sapevo già che qualcosa non andava.

Solo più avanti ho capito che era legato alla mutilazione. Dopo essermi sposata, ho scoperto che il sesso penetrativo mi provocava un dolore che durava a lungo. Questo ha innescato una reazione traumatica che non mi aspettavo—ne avevo quasi paura. E in più avevo paura che questo rovinasse per sempre il nostro rapporto. Non mi sentivo una vera donna. Avevo paura che finisse tutto.

Ibrahim: Ci siamo conosciuti tramite un amico in comune e dopo poche settimane [mentre Mishaal era negli USA in vacanza dal Pakistan] ci siamo fidanzati ufficialmente. Ci siamo sposati dopo neanche otto mesi, ma gran parte di quel tempo l’abbiamo passato separati, lei in Pakistan e io che la andavo a trovare ogni tanto. In sostanza abbiamo avuto rapporti, ma non completi—lei non mi aveva detto niente e io non mi ero accorto che aveva subito una di quelle operazioni.

Ne abbiamo parlato più avanti, dopo aver tentato di fare sesso e aver capito che era difficile. La prima volta è stato la notte di nozze. Avevo avuto relazioni con altre quattro donne prima di sposare Mishaal e non avevo mai visto un tale livello di dolore. Sapevo che poteva essere difficile quando la donna è vergine, ma anche la mia prima ragazza era vergine e non era stato così problematico con lei.

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Avevo sentito parlare dell’infibulazione in Africa. Ma non sapevo che la pratica fosse adottata anche dalla nostra comunità, e non penso che lo sappiano molti uomini come me. Non avevo idea di quanto influisse sull’intimità, per le donne. Pensavo che fosse una cosa brutale e ingiusta, ma non andavo oltre quello.

Mishaal: A quel punto ho capito l’effetto che la MGF aveva sulla mia capacità di provare piacere. Da quanto ne sapevo, il piacere dipendeva da quanto eri eccitata e quanto volessi farlo. Sapevo che la MGF poteva influire negativamente sulla libido, ma speravo che sarebbe migliorato col tempo.

Ibrahim: È una cosa che abbiamo capito gradualmente, dopo una serie di esperienze.

Mishaal: Non riuscire a parlarne apertamente ci ha fatto capire quante credenze sbagliate avessimo—tipo trattare il sesso come una cosa sporca, di cui non si discute.

Ibrahim: Abbiamo provato a fare sesso più regolarmente. Abbiamo provato modi diversi, posizioni diverse e attività che lo rendessero più facile. Penso che per un po’ al problema si aggiungesse il fatto che Mishaal si innervosiva molto appena ci provavamo.

Mishaal: È difficile stabilire quante delle mie difficoltà nel sesso derivino da problemi fisici causati dalla MGF e quante dall’aspettativa psicologica del dolore. Mi sono sempre posta questa domanda. Penso che si tratti di un misto delle due cose.

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Fisicamente, se sono in grado di avere un orgasmo con la masturbazione, allora dovrebbe avvenire anche con un partner. Ma non è mai successo. La presenza di un’altra persona mi condiziona. Ma devo dire che c’è stata un’evoluzione—dopo che ho partorito per la prima volta, il sesso è passato da dolorosissimo a tollerabile.

Ibrahim: Eravamo già sposati da un po’ quando ho saputo che Mishaal si masturbava. È stata una novità anche sapere che raggiungesse l’orgasmo. Questo però non ha influenzato più di tanto il modo in cui facciamo sesso: non sono comunque stato capace di imparare cos’è che le fa raggiungere l’orgasmo con la masturbazione.

Mishaal: Ma c’è stata un’evoluzione. Mi sono detta: Ok, mi limito ad accettare la sconfitta come fanno quasi tutte le donne della mia cultura e mi arrendo al fatto che non proverò mai piacere così? O cerco un modo? E a essere sincera, non credo di aver cercato abbastanza. So che, per esempio, un consulto sessuologico potrebbe farmi bene. O che potremmo sperimentare di più con gadget e cose varie. Ma è davvero difficile per me anche solo concepire il desiderio [di provare queste cose].

Ibrahim: Sfortunatamente, siamo sempre esausti quando finalmente andiamo a letto [perché lavoriamo molto e abbiamo figli piccoli]. Facciamo ancora sesso, ma non di frequente.

Mishaal: Ci sono molte cose che ci legano al di là del sesso. Io sono una che abbraccia e bacia molto, quindi il contatto fisico non manca.

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Ibrahim: E anche se non abbiamo rapporti completi, il sesso orale avviene di frequente. Ci aiutiamo a vicenda.

Mishaal: Penso che esista una vicinanza sessuale che io non ho, sfortunatamente, né con Ibrahim né con nessun altro. Poi ci sono altri livelli di vicinanza—e quelli sì, esistono anche nel nostro rapporto.

Ma, anche se le cose cambiano spesso, avverto ancora molto senso di colpa. Mi dispiace non essere una buona partner in questo aspetto.

Ibrahim: Penso di dimostrare affetto a Mishaal in altri modi, però.

Mishaal: Certo. Il mio senso di colpa deriva completamente da me stessa.

Ibrahim: In un certo senso, però, anche io non mi sento del tutto a posto. Perché dovrei desiderare di farle provare un tale dolore?

Mishaal: Anche lui ha un po’ perso la voglia di fare sesso. Con il passare degli anni, la libido se ne va. L’altro giorno stavo dicendo a Ibrahim che anche quando non riuscivo a fare sesso, almeno a volte avevo voglia di masturbarmi. Ora è passato tanto tempo dall’ultima volta che l’ho fatto.

Ibrahim: Penso che di recente, però, il fatto di aver incontrato persone che hanno vissuto la stessa esperienza—e anche solo parlare apertamente con tua sorella e tua madre del dolore che hai provato—ci abbia aiutato. Se fosse successo prima, forse, le cose sarebbero andate diversamente.

Mishaal: La cosa più difficile da capire e accettare della MGF per me è che non è servita a impedire l’unica cosa che i miei genitori volevano impedire. Ho avuto relazioni con vari uomini prima di sposarmi e la mia decisione di non fare sesso con loro non ha avuto nulla a che fare con l’operazione, ma solo con la mia educazione, con i miei principi. Il matrimonio, invece—che dovrebbe essere una relazione sacra—la MGF me l’ha rovinato per sempre.