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Musica

Recensione: Gianni Morandi - d'amore d'autore

L'eterno ragazzo della canzone italiana è in forma smagliante, peccato che i suoi autori non la pensino allo stesso modo.

L’inossidabile Morandone è tornato, ancora una volta pronto a sfidare i tempi moderni e a dimostrare che i classici sono classici e non hanno data di scadenza. Ovviamente Gianni non torna in pista con l’idea di invadere la Polonia del mercato discografico, ma si diverte a cantare nuovi brani e nulla più, come è giusto che sia. Che poi questi brani siano buoni o no, pare gli interessi poco: d’altronde un’interprete di razza come lui può cantare con successo anche i nomi delle targhette sui citofoni, la canzone in quanto tale è un semplice accessorio.

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Ma c’è un limite a tutto. Lo dimostra appunto il fatto che in questo disco ci siano una miriade di autori blasonati, che però sembrano voler scrivere per un vecchio rincoglionito nostalgico invece che per Morandi. Ricordiamo a costoro che Morandi con Dalla ha scritto pagine memorabili della rivoluzione digitale del cantautorato italiano, per cui a un Giuliano Sangiorgi che scrive una melensa e vecchia dentro “Che meraviglia sei” possiamo solo dire “studia”. Paolo Simoni scrive un valzer completamente inutile se non a far capire che costui pensa di aver a che fare con un nonnetto abituato a mangiare panini con la salsiccia al festival dell’Unità. Ermal Meta non si sa che combina con questo pastrocchio chiamato “Un solo abbraccio”, che di base vorrebbe essere una ballata rock che usa accordi scontatissimi e tenta di citare Lennon rovinando il messaggio del testo (che comunque è tipo scopiazzato da "Imagine"); Ligabue se ne esce con una storia di screzietti coniugali anche qui un po’ troppo rassicurante, condita da una musica che pare uno scarto degli scarti; Ivano Fossati scrive un brano incomprensibile, "Ultraleggero", che, se testualmente è un sacrosanto inno alla leggerezza nei rapporti, diventa altresì reazionario nella stesura (alle donne piacciono i colori e le cravatte? E dai…) e musicalmente pare scritto per Fiorella Mannoia che l’avrà giustamente rifiutato (a proposito, la Mannoia ritorna nel finale, con una cover massacrante di "Onda su Onda"). Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti scrive una buona canzone, sì, ma è evidentemente scritta con l’intenzione di scimmiottare il Morandi che fu. Di Elisa non ne parliamo, non si capisce che razza di canzone abbia donato al povero Gianni, sembra musica di sottofondo per un centro estetico.

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L’unica che davvero scrive un pezzo degno di questo nome, anche per il messaggio subliminalmente politico e sociale è Levante, che con “Mediterraneo” trova anche l’interpretazione entusiasta di Morandi, che negli altri pezzi invece si fa valere ma… con che fatica! Perché, cari miei, non è che se uno ha una carriera portentosa alle spalle costruita in gran parte sulle canzoni d’amore voglia dire che ha fatto solo quello, anzi. Io, fossi in Morandi, mi offenderei.

Un plauso va alla voce di Gianni, capace di riuscire a dare lustro anche a brani che fanno ridere i polli, e anche a Luciano Luisi che un minimo si impegna negli arrangiamenti, buttandoci dentro qualche sbuffo rumoristico, qualche coretto accelerazionista e delle sequenze elettroniche che di base sono il Morandi che vorremmo, proteso al futuro ma consapevole del suo presente.

Gianni, la prossima volta non scegliere dei parassiti, va' duro sul pezzo. Per noi sarai sempre il numero uno con o senza VIP delle sette note, anzi: i brani scriviteli da solo, è arrivato il momento.

d'amore d'autore è uscito il 17 novembre per Sony.

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