corano
Foto via Shutterstock/kamomeen.
ramadan

Un po' di ragazzi musulmani parlano del Ramadan in lockdown

Il mese del digiuno è arrivato mentre eravamo ancora in lockdown: ecco come l'hanno vissuto i musulmani italiani.

Nel 2020, ormai l'abbiamo capito, niente sta andando come ce lo aspettavamo. Le settimane di lockdown per il coronavirus hanno sconvolto ritmi, settori economici e piani di ogni tipo. Tra questi, per i musulmani, rientra sicuramente il Ramadan—il mese sacro del digiuno, che quest'anno è iniziato il 23 aprile e terminerà il 23 maggio.

È anche per questo che Aya Mohamed, blogger e creator di Milano, ha deciso di lanciare una newsletter rivolta tanto a musulmani come lei che a chi vorrebbe sapere di più, offrendo "uno sguardo all’interno della quotidianità di un/a musulmano/a in forma quasi intima." Ogni settimana Aya raccoglie le testimonianze di musulmani da tutta Italia, 12 in totale, che spiegano come stanno vivendo questo Ramadan in quarantena.

Pubblicità

Per questo articolo ci ha fornito alcune delle storie da lei riportate, qui inserite in alternanza ad altre da noi raccolte e presentate in forma abbreviata (nei casi in cui si tratti di testimonianze dalla newsletter, la fonte è riportata tra parentesi. Per iscrivervi alla sua newsletter, andate sul sito di Aya o seguitela su Instagram).

Sara, 24 anni [tratto dalla newsletter Ramadan in quarantena]

Quest’anno è un Ramadan diverso, non perché sono lontana dalla mia famiglia—d’altronde non è il mio primo Ramadan lontana da loro. Quest’anno è diverso perché ora ho la mia piccola famiglia. Mi sono sposata un anno fa e avevamo tantissime aspettative per questo mese: sognavamo gli Iftar [il pasto serale che interrompe il digiuno] con gli amici invitati a casa nostra, le passeggiate dopo la preghiera e il gelato la sera prima di rientrare a casa.

La realtà è stata dura il doppio: oltre all’essere limitata in casa, mi sono ritrovata a trascorrere la maggior parte del tempo sola. Mio marito è un medico e passa la maggior parte del tempo a lavoro tra pazienti, tamponi e cartelle cliniche. Più che mai l’Italia ha bisogno di lui in questo periodo e più che mai io devo essere paziente e forte al suo fianco mettendo da parte me stessa e anche la solitudine che provo nei diversi momenti della giornata. Grazie a lui sto imparando il significato del sacrificio, un ingrediente base di questo sacro mese.

Pubblicità

Vittorio*, 30 anni

Questo è il mio secondo Ramadan, e l’ultima cosa che avrei immaginato era di viverlo così. Da neoconvertito, per di più arrivato da poco in un nuovo paese [il Regno Unito], so benissimo quanto sia importante l’apporto della ummah, la comunità—come strumento di confronto, guida e incoraggiamento nel corso di questo mese sacro.

Non poter fare tutto questo faccia a faccia, o anche solo pregare insieme agli altri, ha complicato un po’ le cose. Le moschee sono chiuse da più di nove settimane, e non si sa ancora quando riapriranno qui. Fortunatamente online ci sono un sacco di risorse e, guardando il lato positivo, ho molto più tempo del previsto per studiare e imparare. Se il Ramadan è un mese di autodisciplina e sacrificio, per certi versi le limitazioni del lockdown permettono di esplorare ulteriormente questa dimensione.

Yasmine, 19 anni

La prima cosa che ha detto mio fratello più piccolo a mia madre quando abbiamo capito che avremmo passato il Ramadan in quarantena è stata, "Mamma, ma così tutto quello che cucini lo dobbiamo mangiare noi?" Scherziamo sempre sulla quantità di prelibatezze sfornate da mia madre in questo periodo e condivise con amici e parenti—o, quando torniamo dal resto della famiglia in Tunisia, fasciate in valigia come se non fosse da lì che "arrivano" molte di quelle ricette.

Detto ciò, credo che essere entrati in Ramadan a lockdown già iniziato mi abbia permesso di applicare un po' della mia routine da quarantena anche alla pratica religiosa, aiutandomi a non sentirmi persa. Leggo moltissimo, anche cose su cui non mi ero mai soffermata gli anni scorsi. Inoltre, ho deciso di lasciare per un po' i social, per rendere ancora più sincero il mio digiuno—e nel tempo in più ho dato una grossa mano in cucina. Così l'anno prossimo, quando torneremo a cucinare anche per altri, non avrò più scuse.

Pubblicità

Islam, 29 anni [tratto dalla newsletter Ramadan in quarantena]

Sono imam in un centro islamico in provincia di Bologna, e quando è iniziata la quarantena il mio primo pensiero è stato: "Probabilmente questo Ramadan lo condurremo a casa." Così effettivamente è stato. Inizialmente era difficile poter accettare questa situazione: per me il sermone del venerdì era una sorta di autoricarica spirituale, e così anche il mese di Ramadan. Nonostante tutto, piano piano ho iniziato ad accettare la quarantena, anzi. Dal momento che non c'era più alcuna possibilità di avere contatti con persone, se non la mia famiglia, ho visto questo digiuno in quarantena come una possibilità per rafforzare maggiormente il mio rapporto con Dio.

Questo Ramadan in quarantena mi ha fatto capire meglio il detto del profeta in cui dice: "Il musulmano è colui che dà sicurezza alla gente dalla sua lingua (il parlato) e dalle sue mani (l'azione)." Musulmani, dunque significa riuscire ad essere persone migliori, più gentili e rispettosi, attraverso il nostro rapporto con Dio, e questo Ramadan me l'ha reso più chiaro che mai.

Abdoulaye*, 25 anni

So che non sono quello che mia madre definirebbe un perfetto musulmano. Non frequento assiduamente la moschea, e il concetto di “astensione” non è il mio forte. Ma ho un mio ‘sistema’ e in passato ha sempre funzionato (non voglio arrivare a dire che è una cosa tra me e Dio, ma di sicuro non è una cosa tra me e chi mi giudica da fuori).

Pubblicità

Quest’anno, trascorrere questo mese senza possibilità di uscire di casa mi ha obbligato a cercare di non sgarrare col cibo o tutto il resto. Lo faccio per la mia famiglia, e perché in casa ci sono sicuramente meno distrazioni. La cosa più strana, per uno non tanto rigido come me, è stata di avere vari incubi sull’interrompere per sbaglio il digiuno. Sogno che in pieno giorno mi metto a bere e me ne accorgo solo una volta buttato giù un bicchiere pieno, oppure di mettermi a mangiare per l’Iftar con mia madre e le mie sorelle e rendermi conto che abbiamo iniziato troppo presto.

Maryam, 22 anni [tratto dalla newsletter Ramadan in quarantena]

Sono appassionata di antropologia, culture e religioni. Sono sempre felice di poter vivere questo mese sacro perché per me ha un valore inestimabile: è il mese in cui posso dedicarmi di più a me stessa, fisicamente e spiritualmente. Ramadan è un mese importante anche perché si notano cambiamenti in casa: le routine cambiano, i lavori svolti si triplicano e siamo tutti più buoni. Forse è solo durante Ramadan che abbiamo modo di cenare a tavola tutti insieme.

[Durante questo mese] Ho iniziato a riconsiderare la mia persona, a capire che rapporto ho con la mia famiglia, con Dio, con la mia comunità, a cercare di migliorare il mio stile di vita. Voglio vivere una vita più serena, senza troppi attaccamenti materiali, curare il mio corpo e il mio spirito e vivere ogni attimo con mindfulness e ihsan [la responsabilità di ogni musulmano di raggiungere la perfezione nella fede]. Ho rimosso tutto ciò che non mi portava gioia e che era fonte di stress e distrazione. Il superfluo.

*Alcuni nomi sono stati cambiati su richiesta degli intervistati.

A proposito di Ramadan nella produzione culturale, leggi: