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Musica

Kendrick Lamar sta collaborando con Rick Rubin

K-Dot e Rubin sono i protagonisti di una nuova intervista da cinquanta minuti in cui parlano di nuova musica, meditazione ed Eminem.

Rick Rubin è uno dei produttori più famosi e bravi e strambi del mondo. Il suo lungo e folto barbone ha fatto le fortune di tutti dagli Slayer a Kanye West passando per i Red Hot Chili Peppers, i Metallica, Frank Ocean, Lady Gaga e praticamente chiunque abbia avuto successo negli ultimi vent'anni. Nel frattempo, già che c'era, ha rivitalizzato la carriera di Johnny Cash rendendolo una vera leggenda grazie ai suoi American Recordings. Insomma, non credo di usare un'iperbole se affermo che il vecchio Rick è una delle figure più influenti della storia della musica. Quindi, guardarlo conversare per un'oretta con Kendrick Lamar non può che rendermi estremamente felice. In una video-conversazione più intervista girata da GQ agli Shangri La Studios di Rubin a Los Angeles, Lamar e il produttore si incontrano per la prima volta. Il bello è che si sono presi così bene l'uno dell'altro che hanno iniziato subito a lavorare assieme a nuova musica. Il che è un'ottima notizia, dato che al momento K-Dot sta lavorando al seguito di untitled unmastered., che era una collezione di outtakes dalle sessioni di quel classico contemporaneo che è stato To Pimp a Butterfly. Kendrick dichiara inoltre di avere considerato Eminem come uno dei suoi modelli principali quando era un ragazzino, parla di meditazione, del video di "Alright" e dei suoi piani futuri. Qua sotto trovate un paio di estratti di Kendrick tradotti dalla conversazione e, in fondo, il video integrale. Sul suo nuovo album:

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Ho delle idee, e ho un certo approccio. Ma voglio vedere che cosa può manifestare. Voglio mettere tutta la vernice sul muro e vedere come va. Forse mi puoi dare una mano.

Sulle evoluzioni future del suo suono:

Ci sarà sempre un certo tipo di DNA nella mia musica. Ma io cresco come persona. Sono come un camaleonte, sai? Per me è un dono e una maledizione allo stesso tempo. Ma è più un dono, perché mi permette di non sentirmi mai inscatolato. E la mia abilità di esprimermi creando comunque una sorta di connessione ovunque vada è il mio punto più alto. È una cosa di cui vado molto orgoglioso.

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