FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Alla ricerca di peyote nel deserto messicano

Dopo aver provato il peyote mi sono ritrovata in uno stato onirico surreale, incapace di concentrarmi su nulla. Era come se sentissi il suono del vuoto del deserto, e l'effetto è svanito del tutto soltanto il giorno dopo.
LT
Bangkok, TH
Peyote. Foto via Wikimedia/Hans B.

Nell'autunno del 2012 sono partita da casa mia diretta a Città del Messico, e ho percorso nove ore su strade dissestate per raggiungere il deserto del Chihuahua alla ricerca di peyote.

Essendo cresciuta nel Connecticut, pur avendo sentito parlare in più occasioni di questo potente allucinogeno non avevo mai conosciuto qualcuno che l'avesse provato. A quei tempi non ero nemmeno sicura di avere chiaro cosa fosse. Come molti altri adolescenti, prima della fine del liceo avevo provato diverse droghe, eppure nella mia mente il peyote conservava ancora un alone di mistero.

Pubblicità

Così, quando il mio amico Luis mi ha parlato di un luogo sperduto del Messico dove la gente va, dissotterra questi cactus allucinogeni e si vive i suoi trip nel bel mezzo del deserto, mi è sembrato tutto molto semplice.

Diffusione del peyote in Messico, 2008. Mappa via Wikimedia/Xtabay

Il nome scientifico dei peyote è Lophophora williamsii. Crescono sotto terra e in superficie è visibile solo la corona. Il gusto amaro e particolarmente forte fa sì che gli animali li evitino, ma gli Huichol, una tribù indigena messicana, li utilizzano come se fossero l'equivalente della nostra comunione per raggiungere stati allucinatori nel corso di cerimonie religiose.

Secondo il dott. Jay Fikes, ex professore dell'Università di Yeditepe a Istanbul, gli Huichol credono che questo cactus conferisca loro la capacità di curare gli altri e di comunicare con gli dei. In quanto animisti, pensano che ogni essere vivente abbia un'anima e quindi che anche la pianta di peyote abbia uno spirito e qualcosa da insegnare.

Ma da dove arrivano le sue proprietà allucinogene? Il dott. John Halpern, assistente della cattedra di psichiatria della facoltà di medicina di Harvard, è uno dei più autorevoli ricercatori in materia e spiega che "questo cactus contiene mescalina, una etilammina tipica degli allucinogeni."

I medici occidentali hanno identificato e iniziato a studiare il peyote verso la fine dell'Ottocento. A partire dal 1970 in America è stato dichiarato illegale dal Comprehensive Drug Abuse Prevention and Control Act sulla base della sua inutilità da un punto di vista medico. Secondo la legge messicana, invece, dissotterrare e possedere peyote è illegale per tutti a eccezione degli Huichol, eppure i turisti che partono alla ricerca della pianta non mancano.

Pubblicità

Dipinto di Jose Benitez Sanchez, basato su una visione innescata dal peyote. Foto via Flickr/Lynn

Real de Catorce, storicamente legata ai rituali huichol che ruotano intorno al peyote, è diventata uno dei principali centri di commercio del cactus psichedelico e una meta di pellegrinaggio per aspiranti psiconauti. Ex città mineraria su un altopiano a nord di San Luis Potosì, Real si trova oggi in stato di semiabbandono. La popolazione è diminuita drasticamente, passando dai 40,000 abitanti della seconda metà dell'Ottocento (nel periodo in cui la miniera era al suo apice) a circa 1,000 dopo il crollo del prezzo dell'argento nel 1893.

La città si erge sulle distese infinite del deserto, tra edifici vecchio stile abbandonati o ristrutturati. Ma sono davvero poche le persone che vengono a Real per godersi il paesaggio. Molte di più sono invece quelle che ci passano per provare un'esperienza allucinatoria. Negli ultimi anni questa particolare forma di turismo è stata descritta ovunque, dalla NPR al National Geographic, e il commercio del peyote aiuta a mantenere la gente del posto, gli alberghi e i bar.

Real deve questa sua fama soprattutto alla pubblicazione di Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza dell'antropologo, scrittore e pioniere New Age Carlos CastanedaEra il 1968.

Nel libro Castaneda afferma di aver studiato con uno sciamano indiano yaqui che gli ha insegnato come usare il peyote per esplorare una "realtà altra, separata" e scoprire la verità sulla società moderna e la sua infelicità. Castaneda riporta anche una serie di racconti fantastici sulla possibilità di parlare con i coyote, diventare corvi e imparare a volare. Se è vero che queste storie hanno sminuito la credibilità del suo lavoro agli occhi degli studiosi tradizionali, è anche vero che esse hanno attirato l'attenzione di tutti quelli che sognano di avere esperienze del genere.

Pubblicità

Io e Luis eravamo decisi a provare e verificare questa esperienza, così un paio di giorni dopo il suo racconto siamo saliti su una vecchia auto bianca e siamo partiti alla volta di Real.

Le ultime due ore di viaggio ci hanno costretto al confronto con la strada più dissestata e complicata che avessi mai visto: quasi 30 km di ciottoli da percorrere a una velocità di 10 km/h per evitare di far ribaltare la macchina. Il nostro passaggio ha sollevato così tanta polvere che quasi non riuscivamo più a vedere nulla.

Dopo questo percorso ci siamo ritrovati in fila fuori da un tunnel lungo quasi 3 km a una sola corsia. Il tunnel, l'Ogarrio, passa attraverso una montagna ed è l'unica via per raggiungere Real.

​Foto via Wikimedia/Peter A. Mansf​eld

Real vanta una vasta gamma di sottoculture che si mescolano tra loro lungo la strada polverosa. Vecchi dalla barba bianca con le loro teorie psichedeliche si ritrovano accanto a ragazzini venuti dalla città per gli shottini di mescalina e turisti stufi di passare le loro serate sulla spiaggia di Tulum. Chi arriva da fuori prende una stanza per qualche giorno, oppure prende in affitto un appartamento e trascorre a Real mesi interi con l'idea di intraprendere un viaggio spirituale.

A Real puoi trovare qualcuno disposto a venderti un cactus, oppure puoi decidere di provare tutte quelle gelatine, quelle bevande e quegli unguenti a base di peyote la cui efficacia è di volta in volta una scommessa. Ma il vero senso di un viaggio a Real, a detta di molti, è andare nel deserto e dissotterrare i peyote con le proprie mani.

Pubblicità

La maggior parte del peyote cresce nella zona desertica che circonda la città, soprattutto nella zona di Estación Catorce. Dista più o meno un'ora di macchina ma bisogna avere mezzi particolari perché per una vettura normale la strada è troppo scoscesa.

Per 10 dollari siamo riusciti a salire su una macchina che sembrava un Range Rover ma funzionava come un autobus. Ci stavano più o meno 16 passeggeri distribuiti tra interno e tettuccio. Se ci si siede dentro il viaggio è più sicuro, ma la vista e la brezza che ti puoi godere stando fuori sono impagabili. Noi abbiamo viaggiato sul tetto sia all'andata che al ritorno e ci siamo goduti una vista panoramica a base di asini morti lungo il ciglio della strada.

Durante il viaggio ho avuto modo di parlare con persone che pianificavano quel giro nel deserto da anni e avevano ormai sviluppato una conoscenza enciclopedica del peyote e degli Huichol. C'erano però anche altre persone (come me) che avevano semplicemente deciso di farsi un viaggio in Messico, avevano sentito parlare del peyote nel deserto e avevano deciso di provare quell'esperienza.

Real de Catorce. Foto via Flickr/robin​ robokow

Quando siamo arrivati a destinazione ognuno se ne è andato per conto suo. Io e Luis ci siamo ritrovati da soli, e in quel preciso istante ci siamo resi conto che non sapevamo nemmeno cosa stavamo cercando. Eravamo convinti che una volta arrivati il da farsi sarebbe stato assolutamente chiaro e ovvio, ma le cose non stavano affatto così. Non avevamo strumenti di alcun tipo, non avevamo provviste e soprattutto non avevamo la più pallida idea di quello che stavamo facendo.

Pubblicità

"Ma tu sai com'è fatto il peyote?" ho chiesto io.
​"No, e tu?" mi ha risposto lui.
​"Neanche io. Il tuo telefono funziona?"
​"No, merda" ha detto Luis.

Dato che teoricamente i turisti non potrebbero dissotterrare peyote, nessuno ti dà informazioni. Anzi, fanno tutti finta di non sapere perché ti trovi lì.

Siamo rimasti a girovagare per un po' sentendoci due idioti. Poi abbiamo notato un ragazzo con degli occhiali specchiati intento a smuovere della terra con un bastone. Si chiamava Leon ed era il proprietario di un ostello a Monterrey. Si spingeva regolarmente fino al deserto per cercare peyote da vendere ai suoi clienti. Ci ha spiegato dettagliatamente come dissotterrare questi allucinogeni naturali.

I peyote più giovani hanno tra i 5 e i 10 anni e sono grandi più o meno come una pallina da golf. Quelli più maturi possono arrivare ad avere anche 20 anni e hanno le dimensioni di una palla da baseball. Ovviamente i cactus più grandi sono più facili da trovare, ma la gente del posto dice che quelli più piccoli sono più potenti.

​Peyote. Foto via Wikimedia/Kauderwel​sch

All'inizio Leon sembrava riuscire a trovare peyote ovunque, semplicemente posando lo sguardo per terra. Io e Luis invece strisciavamo a quattro zampe senza vedere assolutamente nulla. Quando poi siamo finalmente riusciti a trovare una corona di peyote lui ci ha mostrato come pulirlo e dissotterrarlo con l'aiuto di un coltellino. Estrarli a mani nude è impossibile, perché il terreno è troppo duro e secco e i peyote possono svilupparsi fino a 8 cm in profondità. Quando Leon ha estratto il peyote è stato attento a non spezzarlo e ha lasciato intatte le radici così che potessero rigenerarsi. Questa azione è importante perché a Real i peyote vengono raccolti più velocemente di quanto crescono.

Pubblicità

Leon ci ha consigliato di non pulirli e sbucciarli fino a che non saremmo stati pronti a mangiarli, "perché si seccano velocemente." Una volta sbucciati l'interno appare verde, brillante come se fosse bagnato, e il colore e la consistenza ricordano quelli del peperone verde.

Dopo aver rimosso la pelle dura e sciacquato la polpa interna Leon ci ha preparati psicologicamente dicendoci che "il sapore sarebbe stato decisamente peggiore di quello dei funghi." A dire il vero, per quanto mi riguarda non l'ho trovato così malvagio. A differenza dei funghetti il peyote non ha un cattivo sapore. Eppure, credo che nessuna droga mi abbia mai seccato così tanto la bocca.

Siccome volevo che l'esperienza fosse il più intensa possibile ho mangiato il peyote a stomaco vuoto, e quando ho iniziato a dovermi concentrare a fondo per capire cosa stavano dicendo Leon e Luis ho capito che stava iniziando a fare effetto. Io ero assetatissima, nel deserto si moriva di caldo e camminare su quel terreno non era semplice. Leon ci ha detto che, per avere un viaggio soddisfacente, avremmo dovuto mangiarne tra gli otto e i dodici.

Il dott. Halpern mi ha spiegato che "il cactus dovrebbe funzionare come gli altri allucinogeni. Si pensa che vada a colpire quel recettore della serotonina chiamato 5-HT2A, che è un agonista parziale. Quel particolare recettore funziona come se fosse un interruttore con tre modalità differenti: può essere acceso, spento, oppure può essere acceso in modalità psichedelica. Riteniamo che questo tipo di funzionalità sia una componente fondamentale dell'esperienza psichedelica. Con una dose completa, pari cioè a 400 mg di peyote che contengono tra circa il 3 percento di mescalina, l'effetto dura tra le otto e le 12 ore."

Pubblicità

"Sotto effetto del peyote si provano emozioni pure e immediate," ha proseguito il dott. Halpern. E mi ha raccontato di quando, sotto peyote, aveva assistito al sacrificio di un toro durante un rito religioso ed era rimasto così impressionato da non riuscire quasi a respirare.

Struttura chimica della mes​calina, sostanza psicoattiva estratta dal peyote. Immagine via Wikimedia/Cacy​cle

Per sei ore consecutive il peyote mi ha investito a ondate.

Ci sono stati momenti in cui mi sentivo molto debole, ma non sono certa che fosse a causa del peyote: poteva dipendere anche dal caldo o dalla disidratazione. Quando le sensazioni si sono fatte più intense mi è sembrato di avvertire quella specie di stato mentale familiare che associo all'assunzione di alcune sostanze psichedeliche. Era come se sentissi il suono del vuoto del deserto.

Ho passato le prime ore in uno stato onirico surreale, senza riuscire a concentrarmi su nulla. Col passare del tempo ho riacquistato lucidità, e le fasi dell'esperienza che stavo vivendo mi apparivano finalmente chiare: inizio, picco, fine. Continuavo comunque a sentirmi immersa in un mondo onirico e l'effetto è svanito del tutto solo il giorno dopo.

La macchina per tornare a Real era quasi vuota, così abbiamo deciso di sdraiarci sul tetto per guardare il cielo. Il mio corpo era completamente rilassato e non avevo alcuna voglia di parlare. Avevo l'impressione che mi sarei bruciata, ma la cosa non mi preoccupava. Non riuscivo a rimanere concentrata su qualcosa per più di qualche minuto.

Il momento in cui siamo arrivati in città e abbiamo dovuto abbandonare quella sensazione refrigerante e rilassante che provavamo sul tetto della macchina è stato insopportabile. Con Leon ci siamo scambiati i numeri di telefono e lui ci ha invitato a stare nel suo ostello. Era una bella idea, ma sapevo benissimo che non l'avremmo mai più rivisto.

Abbiamo passato qualche ora tra le strade semivuote di Real e poi abbiamo finalmente deciso di tornare a Città del Messico. Ci eravamo portati dietro un po' di peyote ma Luis, che all'inizio aveva deciso di tornare nel deserto e ritentare l'esperienza, aveva paura che i poliziotti potessero fermarci.

Mi ha fatto buttare tutto quello che avevo fuori dalla finestrino. Al di là dell'esperienza religiosa, non è detto che il peyote non possa scatenare un po' di paranoia.

Segui Laurel Tuohy su ​Twitt​er.