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La giornalista che ha preso a calci i migranti ha detto di averlo fatto perché era "nel panico"

Qualche giorno fa, un video in cui una giornalista ungherese prendeva a calci dei migranti in fuga dalla polizia è diventato virale. Da allora la donna è stata licenziata e ha ricevuto insulti e minacce di morte, e adesso ha chiesto scusa.

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via Indavideo

Lo scorso luglio, il blogger e attivista tedesco Sascha Lobo ha definito le azioni compiute contro i migranti degli atti di terrorismo.

Quello compiuto solo pochi giorni fa da una giornalista simpatizzante del Movimento per un'Ungheria Migliore può sicuramente essere considerato tale. La giornalista ha infatti preso a calci dei migranti in fuga dalla polizia, un gesto che l'ha resa famosa e che allo stesso tempo le è costato il lavoro.

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Giovedì sera—due giorni dopo il fatto—è comparsa una dichiarazione ufficiale della giornalista, in cui quest'ultima afferma di essersi pentita delle sue azioni, facendo allo stesso tempo dei distinguo.

"Sono affranta per ciò che è successo. Solo adesso sono in grado di scrivere queste parole. Sono ancora in stato di shock per le cose che ho fatto e per quelle che ho subito.

"Li ho seguiti con la telecamera. Centinaia di immigrati sono scappati rompendo il cordone di polizia. Mi sono bloccata. Avevo paura perché stavano fuggendo nella mia direzione. In quel momento è successo qualcosa. Con la telecamera in mano, non ho visto chi mi stesse correndo contro. Pensavo che sarei stata aggredita e mi sono dovuta difendere. È difficile fare la cosa giusta quando sei nel panico e ci sono centinaia di persone che corrono nella tua direzione. In quel momento non sono riuscita a mantenere la calma.

"In quanto madre, mi spiace soprattutto che il destino mi abbia messo di fronte proprio un bambino. Non l'avevo realizzato. Quando mi sono vista nel video ho avuto un attacco di panico, e continuavo a rivederlo come se non fossi stata io a compiere quel gesto. Porgo le mie scuse più sentite e mi prendo tutte le responsabilità del caso. Non sono una donna senza cuore, non maltratto i bambini e non sono razzista. Non mi merito tutto questo odio, così come tutte le minacce di morte che ho ricevuto. Sono solo una donna—dopo questo fatto, una donna senza lavoro e con dei figli—che in una situazione di panico ha fatto la cosa sbagliata. Mi dispiace."

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La dichiarazione è stata inviata al sito ungherese Mno.hu dal marito della donna. La cosa divertente—oltre alla frase "mi spiace soprattutto che il destino mi abbia messo di fronte proprio un bambino"—e che il testo è pieno di riferimenti razzisti, a partire dalla parola "immigranti" invece che "profughi" fino alla sua paura di "venire aggredita."

La lingua e le parole che usiamo possono dare indizi sulla nostra visione del mondo. Val anche per le parole più piccole, come un "ma"—soprattutto in situazioni come questa.

Da martedì scorso, quand'è successo il fatto, sono nati diversi account fake della giornalista. Già mercoledì, su una pagina che ora è stata cancellata, era stato pubblicato un messaggio di scuse: "Mi dispiace per come mi sono comportata ma comunque sia non voglio che gli immigrati vengano nel mio paese."

Un esempio che mostra due cose: non solo che si può fare propaganda sfruttando le notizie e usando dei profili fake, ma anche che a volte la satira è in grado di anticipare la realtà.

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