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Charlie Hebdo non ha ancora deciso cosa fare con tutti quei milioni

A tre mesi dall'attacco, tra donazioni e ricavi di abbonamenti e vendite, la posizione finanziaria di Charlie Hebdo è più salda che mai. Eppure, le difficoltà interne alla redazione non mancano.
Foto di John Beck.

A tre mesi dall'attacco alla rivista satirica francese Charlie Hebdo, le tensioni interne alla redazione non mancano. In una lettera aperta pubblicata mercoledì dal quotidiano francese Le Monde, 15 giornalisti della rivista dicono di voler "fuggire alla trappola dei milioni," riferendosi al denaro raccolto dall'attacco del 7 gennaio, sia tramite donazioni che grazie alle enormi vendite di edizioni speciali e abbonamenti.

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Secondo Libération, i giornalisti stanno inoltre chiedendo una "revisione completa" della gestione della rivista, che vogliono vedere evolversi in una sorta di cooperativa con quote parificate per tutti i dipendenti.

Il collettivo di nuova costituzione include il disegnatore Luz, che ha illustrato la copertina di questa settimana. Si tratta del settimo numero della rivista dopo l'attacco, nel quale compare il sorriso di Nicolas Sarkozy, 23esimo presidente francese che ha lasciato l'incarico nel 2012 e che spera di riottenere la presidenza alle elezioni del 2017. L'immagine è accompagnata dal titolo beffardo: "Chi può voler rivedere questa faccia?"

Les salariés de — Le JDD (@leJDD)1 Aprile 2015

Nella lettera, Luz e altri membri della redazione evidenziano la recente transizione della rivista da una pubblicazione relativamente piccola a "simbolo globale". Grazie alla gara di solidarietà a seguito degli attacchi, scrivono, la rivista è diventata un "bene comune" condiviso da tutti coloro che difendono i suoi valori.

Come tale, il gruppo ha chiesto una maggiore trasparenza organizzativa, nonché un maggiore coinvolgimento dei dipendenti al fine di garantire che i membri dello staff possano "partecipare collettivamente alle decisioni che riguardano il giornale."

Attualmente Charlie Hebdo è diviso tra tre azionisti principali. Il 40 percento è di proprietà dei famigliari di Char, ex direttore e disegnatore della rivista morto nell'attacco, mentre un altro 40 percento è di proprietà del disegnatore Riss, che è ancora in convalescenza dopo esser stato ferito durante l'attacco. Il direttore finanziario della rivista Eric Portheault detiene il restante 20 percento delle quote. Libération ha sottolineato che, mentre le crescenti divisioni all'interno della redazione di Charlie Hebdo sono palpabili, alcuni dipendenti ritengono che una riforma della struttura e della gestione della rivista sarebbe prematura.

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I "milioni avvelenati"

A novembre del 2014, il personale della rivista, contrario alla pubblicità o all'affidarsi ad azionisti esterni, aveva lanciato una campagna di raccolta fondi per cercare di salvare il settimanale. Prima dell'attacco Charlie Hebdo era infatti sull'orlo della bancarotta, con circa 8.000 abbonati e una media di vendita di circa 24.000 copie alla settimana. Da allora le vendite sono salite vertiginosamente: al momento ha 220.000 abbonati, e l'edizione pubblicata una settimana dopo l'attacco ha venduto quasi 8 milioni di copie, portando con sé 12 milioni di euro di ricavi.

"C'è stata un'enorme dimostrazione di solidarietà e l'importo raccolto va al di sopra di ogni immaginazione," ha dichiarato Richard Malka, il legale di Charlie Hebdo a Le Monde. "Charlie Hebdo non è fatto per gestire così tanti soldi."

Intervistato da Libération a febbraio, Luz aveva descritto la nuova fase di prosperità della rivista come "i milioni avvelenati." La rivista ha inoltre ricevuto finanziamenti da parte di gruppi della stampa internazionale, come il Guardian Media Group, che ha annunciato una donazione di 100.000 sterline subito dopo gli attacchi, e il Digital Press Fund sostenuto da Google, che ha contribuito con 250.000 euro. La rivista ha anche raccolto 3 milioni di euro in donazioni individuali attraverso la campagna JaideCharlie.fr (Io aiuto Charlie), destinate alle famiglie delle vittime dell'attacco.

L'obiettivo principale dei 15 giornalisti è di mantenere salda la linea della rivista. Il collettivo ha detto che vuole mettere da parte le "incredibili riserve finanziarie della pubblicazione… per garantire la sostenibilità della rivista per i prossimi 10, 20 o 30 anni, utilizzando i profitti per rafforzare la pubblicazione, saldare i propri debiti, e permetterne lo sviluppo e la necessaria modernizzazione."

Mentre l'attuale posizione finanziaria sembra sicura, le sfide non mancano. Su Le Monde, il giornalista Raphaelle Bacqué spiega che una delle principali sarà trovare un nuovo nucleo di illustratori e giornalisti, con molti potenziali candidati riluttanti a firmare le vignette con i loro veri nomi.

Segui Mélodie Bouchaud su Twitter: @meloboucho