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L'uomo radioattivo

A due anni dal disastro di Fukushima e con un'esposizione a radiazioni da record, Naoto rifiuta di lasciare la sua città e il bestiame.

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Intervista e foto di Ivan Kovac e Jeffrey Jousan

Oggi è il secondo anniversario del terremoto che ha devastato il Giappone e causato uno dei disastri nucleari più seri della storia, quando dalla centrale Fukushima Daiichi hanno cominciato a fuoriuscire radiazioni. Le città circostanti sono state evacuate di corsa, lasciando case vuote, strade silenziose e animali abbandonati a se stessi. Tuttavia, nella cittadina di Tomioka, a meno di 10 km dallo stabiliemto Fukushima Daiichi, un uomo rifiuta di andarsene: è Naoto Matsumura, 53 anni, coltivatore di riso da cinque generazioni, nonché uomo più testardo del Giappone—se non del mondo.

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"Sono nato e cresciuto qui," ci ha detto. "Quando morirò, morirò a Tomioka." Il volto di Naoto è abbronzato dal sole e increspato dal sorriso; i suoi occhi scuri fanno capolino da sotto le palpebre pesanti—non è il volto tipico di chi sfida il governo vivendo in un'area che ad altri non è nemmeno concesso visitare, ma Naoto indossa il non-conformismo con naturalezza.

Visto che è stato bombardato con una quantità di radiazioni 17 volte superiore alla norma, e siccome si è nutrito per diverso tempo di carne, vegetali e pesci a loro volta contaminati, alcuni ricercatori della Japan Aerospace Exploration Agency hanno voluto sottoporlo a qualche test. Come racconta, "Quando sono andato a farmi visitare, mi dissero che ero un 'campione'," nel senso che ha il livello di esposizione da radiazioni più elevato di tutto il Giappone. "Tuttavia mi dissero anche che non mi sarei ammalato per i prossimi 30 o 40 anni. Quasi sicuramente per allora sarò già morto, quindi non potrebbe importarmene di meno."

Naoto a casa sua. Non c'è elettricità, e per usare il computer e ricaricare il cellulare ricorre a pannelli solari. 

I ricercatori gli hanno anche detto di non mangiare più cibo prodotto localmente, così ora beve acqua di fonte non contaminata e mangia provviste di soccorso consegnate dell'esterno. Eppure, la sua vita quotidiana rimane relativamente influenzata delle onde e particelle che, invisibili e nocive, lo circondano.

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"Mi sono abituato alle radiazioni," dice. "Altre persone che vengono qui smettono di preoccuparsene… sono sicuro che se voi veniste qui altre quattro o cinque volte, non vi importerebbe più. Ma gli aghi del contatore Geiger non smettono di muoversi, quindi se ne portate uno con voi potreste continuare a farci caso. Ecco perché non ne ho uno. E anche se ne avessi uno, non lo userei."

Attualmente, il dosaggio di radiazioni a casa di Naoto, misurato con il contatore Geiger che abbiamo portato con noi, è di due microsievert all'ora, mentre all'esterno raggiunge i sette. Quando abbiamo chiesto a Hiroyuki Koide, del Kyoto University Research Reactor Institute, quanto questo livello fosse nocivo per Naoto, ci ha risposto: "La legge giapponese stabilisce che qualsiasi luogo che raggiunga un livello di 0.6 microsievert per ora dovrebbe essere dichiarato area radioattiva e chiuso alla popolazione. Una volta all'interno di una zona radioattiva, non è possibile bere acqua né mangiare. Secondo me è inconcepibile che una persona normale possa vivere in un luogo del genere."

Naoto non è una persona normale, ovviamente. All'inizio del disastro era fuggito a sud con i suoi parenti, ma alla fine li ha lasciati a Iwaki e ha fatto ritorno a Tomioka. La sua decisione non ha a che fare con l'amore per la sua casa o il rifiuto di un uomo di mezza età di cambiare. È semplice: non poteva abbandonare gli animali nella fattoria di famiglia.

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Parlando dei primi giorni dopo il ritorno a casa, ricorda: "Inizialmente ero spaventato perché sapevo che le radiazioni avevano raggiunto la zona. Il mio pensiero successivo è stato che, se fossi rimasto troppo a lungo, mi sarebbe venuto il cancro o la leucemia. Ma più tempo passavo con gli animali, più mi rendevo conto che eravamo sani e sarebbe andato tutto bene."

Ora si prende cura di mucche, maiali, cani, gatti e persino struzzi rimasti senza padrone, una responsabilità che si è accollato, in parte, per caso. "Quando ho dato da mangiare ai miei cani per la prima volta dopo diversi giorni, quelli dei vicini sono impazziti. Sono andato da loro per vedere in che condizioni fossero, e li ho trovati ancora legati. Immagino che tutti, in città, pensassero di tornare entro una settimana o giù di lì. Da quel momento ho dato da mangiare a cani e gatti ogni giorno. Non potevano sopportare l'attesa, così, non appena sentivano il rumore del mio furgone, si radunavano in branco abbaiando. Ovunque andassi sentivo sempre abbaiare. Come se volessero dirmi 'Abbiamo sete' oppure 'Non c'è nulla da mangiare'. Così ho continuato con le visite."

Naoto si occupa del bestiame.

Senza una presenza umana intorno a loro, molti dei cani e dei gatti si sono inselvatichiti—hanno cominciato a nascondersi nei boschi e non si vedono più tanto facilmente. Tuttavia il bestiame è  ancora addomesticato, e vive nelle risaie abbandonate, recintate dagli steccati che Naoto ha costruito con le sue mani. Sebbene le mucche sopravvissute siano pelle e ossa, restano comunque più fortunate dei 120 bovini morti per la fame in un fienile nelle vicinanze.

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"Riesci ancora a sentire l'odore," ha detto Naoto mentre ci accompagnava nella stalla. "Sono morti tutti e poi si sono decomposti, lasciando solo le ossa e le corna. All'inizio sulle loro carcasse si aggiravano tonnellate di mosche e vermi. La città era così silenziosa che l'unica cosa che riuscivi a sentire era il rumore delle mosche. Il tanfo era così terribile che a rimanere lì per più di cinque minuti, ti si appiccicava addosso. Ora che sono solo ossa è una vista tollerabile, ma prima era una scena davvero disgustosa, uscita direttamente da un incubo. Sono morti più di 1000 capi di bestiame qui a Tomioka."

Non è stata solo la fame a uccidere gli animali—il governo è ugualmente responsabile per le loro morti. Dopo l'evacuazione, il 12 maggio 2011, le autorità hanno deciso che, vista l'impossibilità di accudire gli allevamenti in una zona abbandonata, non c'era altra opzione se non quella di praticare l'eutanasia sul bestiame rimasto.

Naoto osserva gli scheletri degli animali.

La decisione ha comprensibilmente turbato Naoto. "Se fossero state uccise per la carne non mi sarebbe importato," dice. "È il ciclo della vita. Ma perché limitarsi a macellarle e seppellirle? Animali e umani sono la stessa cosa. Mi chiedo se ucciderebbero così indiscriminatamente anche gli esseri umani… secondo me sarebbe meglio stare ad aspettare e osservare, perché potrebbero emergere dei dati interessanti da comparare a quelli degli esseri umani. Se gli animali sopravvivono, vuol dire che magari non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ma se gli animali cominciano a partorire cuccioli deformi, allora sì che c'è da impazzire. Se dovesse succedere, non dovrebbe essere permesso a nessuno di tornare qui."

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L'interno di una stalla. Ritrovamenti del genere sono diffusi in tutta la zona di evacuazione.

(Sinistra) Questo cane è rimasto bloccato in una stalla per un anno e mezzo a causa dei danni provocati dal disastro nucleare. È sopravvissuto cibandosi dei resti del bestiame morto di stenti; Naoto lo ha salvato nell'estate 2012. Sebbene fosse in condizioni precarie, si è ripreso grazie alle cure del 53enne, che lo ha chiamato Kiseki (miracolo). (Destra) Kiseki, due mesi dopo il ritrovamento di Naoto.

Naoto durante una pausa sigaretta in compagnia di uno struzzo.

A settembre, Katsuya Endou (sindaco di Tomioka) ha annunciato che sarebbe stato impossibile fare ritorno in città per i prossimi cinque anni, essendo questo il tempo stimato per decontaminare la zona e ricostruire le infrastrutture. I quasi 15.000 abitanti vivono ancora nei rifugi—fatta eccezione per Naoto e i suoi animali.

"Tomioka sarà anche una città piccola, ma è ricca di natura. Nelle vicinanze ci sono fiumi, montagne e mare. Puoi nuotare nell'oceano, pescare nei fiumi e raccogliere cibo dalle pendici. A parte ora, che non possiamo fare nulla del genere."

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