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Cosa succederebbe in Italia se l'Austria costruisse davvero il "muro" del Brennero?

La costruzione del muro del Brennero è cominciata e l'Austria pare determinata a chiudere la frontiera con l'Italia. Per capire quanto sia realistica la possibilità che ciò avvenga e cosa comporterebbe per il nostro paese, ci siamo rivolti a un esperto.

Immagine via Wikimedia Commons

Le voci della costruzione di una barriera nel valico del Brennero girano da inizio febbraio e hanno trovato conferma concreta l'11 aprile, quando l'Austria ha annunciato che i lavori per la costruzione erano cominciati. Nello specifico, quello che comunemente viene chiamato "muro" sarebbe una barriera lunga 250 metri che taglierebbe il valico del Brennero al confine tra Italia e Austria, con lo scopo di limitare e controllare l'accesso dei migranti nel territorio austriaco.

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Nei giorni scorsi la costruzione del muro è stata condannata sia dai rappresentanti dell'Unione Europea che quasi all'unanimità dalla politica italiana. Al presidente Mattarella, che ha definito il muro "una zavorra" e l'allontanamento da Schengen "un atto di autolesionismo", ha fatto eco, tra gli altri, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che stamani ha sottolineato che l'eventualità della chiusura del Brennero "sarebbe davvero molto grave". Intanto, l'Austria sembra determinata a mantenere quanto annunciato. In una riunione del suo partito, oggi il Ministro degli Difesa austriaco ha infatti dichiarato che "in caso estremo l'Austria potrebbe chiudere completamente il Brennero," e ha ribadito la volontà dell'Austria di "andare all'offensiva."

Per capire quanto sia realistica la possibilità che questa barriera venga costruita e cosa comporterebbe per il nostro paese, abbiamo fatto qualche domanda a Mattia Guidi, docente di politiche pubbliche internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche della LUISS ed esperto di politica europea.

VICE: Prima di tutto da dove nasce questa barriera?
Mattia Guidi: C'è l'idea presso l'Austria—ma anche presso diversi altri paesi europei—che l'Italia sia inadempiente rispetto ai suoi obblighi verso i richiedenti asilo. Avrebbe l'obbligo di identificare tutti quelli che entrano e, se sono richiedenti asilo, verificare la loro domanda. Quello che nei fatti succede è che molte persone "scompaiono" prima di ricevere una risposta sulla loro domanda. Indipendentemente dal fatto che il nostro paese sia considerato in buona fede o meno, di fatto l'Italia viene vista come una frontiera colabrodo.

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L'Austria non si ritiene soddisfatta di come l'Italia controlla le proprie frontiere e di come vigila sulla fuoriuscita dal proprio territorio dei migranti, e sostanzialmente sta dicendo "se non li controllate voi, allora ci pensiamo noi costruendo un muro." È quello che tecnicamente si definisce un gioco non cooperativo, in cui uno o più attori scelgono di non collaborare e pensano a perseguire il proprio interesse agendo da soli. Il problema è che la storia e la logica ci dicono che, quando s'innescano questi giochi, molto spesso si arriva a un "punto di caduta" che è più svantaggioso per tutti gli attori in gioco.

Al di là degli annunci, quanto crede sia realistica la possibilità che la barriera venga veramente costruita?
Senz'altro il comportamento attuale dell'Austria fa parte di un gioco di segnali o messaggi che vengono lanciati per ottenere qualcosa in un negoziato. Io credo che l'obiettivo principale dell'Austria sia forzare la mano all'Italia, costringerla a cambiare la sua attuale gestione dei flussi migratori. È un braccio di ferro a cui l'Italia per adesso si è rifiutata di cedere, spiegando che non ci sono orde di migranti che passano il confine del Brennero, e che quindi questa apprensione da parte dell'Austria non è giustificata.

C'è però il rischio che, nel giro di qualche settimana aumenti il flusso di migranti. A quel punto, o c'è una soluzione politica o l'Italia dovrà prendere provvedimenti più incisivi per evitare che l'Austria vada avanti per la sua strada. La mia previsione, per adesso, è che non si andrà verso la costruzione definitiva di una barriera ma verso una soluzione politica.

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Crede che un'eventuale barriera rappresenterebbe di fatto la fine del trattato di Schengen?
Schengen prevede che possano esserci delle restrizioni alla circolazione, ma richiede espressamente che queste siano temporanee. La costruzione di qualcosa che sembra rimanere là stabilmente—come sarebbe questa barriera—difficilmente può essere presentata come una misura temporanea. È una misura temporanea o si sta andando verso lo smantellamento della libera circolazione delle persone nell'area Schengen?

Di fatto, uscire ufficialmente da Schengen non è nell'interesse di nessuno stato, neanche di quelli più gelosi della propria autonomia territoriale. Però, anche se non rischiamo la fine del trattato, rischiamo comunque di infilarci in uno strano regime in cui Schengen è formalmente in vigore ma ognuno lo osserva a modo suo. Schengen rimarrebbe, ma di fatto sarebbe svuotato di qualunque senso.

Quali sarebbero le conseguenze della costruzione di una barriera?
Per adesso la prima conseguenza a cui penso, e che non può che preoccupare, è il fatto che da questa azione dell'Austria possa scaturire una reazione a catena in cui altri stati adottano misure simili.

E le conseguenze dirette per l'Italia?
Dovremmo seguire l'evolversi della situazione per poterne parlare in termini concreti. Ma non è difficile immaginare che sulle coste italiane tra qualche settimana, con il mare calmo e le temperature in aumento, si assisterà a un incremento degli sbarchi. A quel punto, l'Italia si ritroverebbe con una frontiera con l'Austria quasi bloccata, e quella con la Francia anch'essa sorvegliata con molta attenzione. Potrebbe quindi crearsi una sorta di "effetto imbuto" nel nostro territorio: i migranti arrivano ma non riescono ad uscire, se non in maniera molto problematica.

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Una chiusura delle frontiere andrebbe necessariamente a riguardare anche la circolazione delle merci?
La libera circolazione delle merci è regolata da altre norme. Mentre l'Accordo di Schengen rimane un'area di cooperazione intergovernativa, dove decidono solo i governi degli stati parte all'accordo e all'unanimità, il Mercato Unico è tutelato da norme in cui gli stati non possono unilateralmente venire meno ai loro obblighi. Su Schengen la Commissione Europea può solo fare raccomandazioni. Se invece uno stato viene meno ai suoi obblighi di garantire la libera circolazione delle merci, può andare incontro procedure di infrazione e sanzioni. In ogni caso, siamo molto lontani da limitazioni alla libera circolazione delle persone che portino a limitazioni alla libera circolazione delle merci. Non credo che si arriverà a quel punto.

Che mezzi ha l'Unione Europea per contrastare questa decisione dell'Austria?
L'accordo di Schengen nasce come un accordo intergovernativo, e solo progressivamente è diventato parte del diritto dell'Unione Europea. Il problema è che si tratta di un accordo in cui tutto il potere è nelle mani degli stati membri che decidono all'unanimità. In un tale regime, basta che uno stato si opponga a una decisione—e non è difficile immaginare che l'Austria si opporrebbe a eventuali decisioni che vadano contro il proprio interesse—e nessuna decisione sarebbe possibile.

La Commissione può esprimere delle opinioni ma non ha nessun potere sanzionatorio. Giocoforza si deve trovare una soluzione politica tra gli stati membri. Altrimenti, se questa soluzione non si trova, allora non c'è nessuna decisione e ognuno fa come preferisce (che è un po' quanto sta facendo l'Austria).

Quindi di fatto se l'Austria vuole andare avanti con la costruzione della barriera nessuno può impedirglielo?
Esatto. Se l'Austria si riserva il diritto di costruire una barriera, fintanto che questa è nel suo territorio, l'Italia e gli altri stati non hanno alcun potere di fermarla. L'unico modo per fermare la costruzione è trovare un accordo tra le parti in gioco. L'Austria lo sa, e proprio per questosta con questa mossa cercando forzare la mano all'Italia.

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