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Inutile ripercorrere le varie evoluzioni delle posizioni di Obama rispetto ai matrimoni omosessuali. Che ci siano margini di opportunismo è il meno che ci si possa aspettare da un politico: ciò che conta è la realtà delle cose che vede ora nell'ordinamento giuridico statunitense colmata una lacuna, e personalmente, da omosessuale, sono felice che con questo ennesimo passo avanti i miei amici gay Ryan e Dane potranno finalmente sposarsi in Louisiana.È però lecito chiedersi, visto che non scatta niente dal punto di vista che continuiamo a chiamare politico (ma che dovrebbe ancor prima essere culturale), perché nel nostro paese il massimo che possiamo permetterci ad oggi è cambiare la nostra immagine di profilo di Facebook con il tool Celebrate Pride. La "conversione" istantanea di migliaia di profili con i colori arcobaleno e magari accompagnata dall'hastag #lovewins è stata clamorosa, e va ad aggiungere un nuovo capitolo alle ondate mediatiche che abbiamo imparato a conoscere dopo gli attentati parigini e la strage nella redazione di Charlie Hebdo dello scorso 7 gennaio, allorché migliaia e forse milioni di utenti si risvegliarono "Charlie" senza probabilmente mai aver aperto una pagina della rivista satirica e, soprattutto in Italia, senza condividere magari le esplicite e durissime vignette anti-religiose, soprattutto anti-cattoliche. Così anche questa volta accanto a poche persone consapevoli del senso e della valenza culturale, storica e sociale di quei colori, la maggior parte ha seguito acriticamente e senza alcun approfondimento questo trend, risvegliandosi alfiere dei matrimoni gay, e perché no, magari anche delle adozioni da parte di famiglie omogenitoriali (temi che in Italia peraltro non trovano ancora pienamente d'accordo gli stessi cittadini omosessuali e associazioni LGBT).America should be very proud. — The White House (@WhiteHouse)27 Giugno 2015
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