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Tecnologia

Il candidato presidenziale transumanista ci parla del futuro della politica

Il candidato Presidente USA del Partito Transumanista, Zoltan Istvan, ci parla della politica, della democrazia e dell'Intelligenza Artificiale.

Come candidato alla presidenza degli Stati Uniti del Partito Transumanista, spesso mi viene chiesto cosa ne sarà della politica sul lungo termine. Francamente lo trovo un argomento piuttosto difficile da trattare: guardare avanti di 25 anni e cercare di capire quanto la tecnologia, nel suo continuo e rapido avanzamento, cambierà la natura della governance è una prospettiva complessa da delineare e piena di variabili.

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La tecnologia, dopo tutto, sta trasformando rapidamente praticamente ogni area dell'attività umana. La sanità si lega sempre di più alla cybernetica, e le visite del medico a volte includono update di sofware. Emergono nuovi sport come lo zorbing o lo speedriding, una combinazione tra il parapendio e lo sci. Anche il modo di viaggiare si avvicina a un probabile cambiamento epocale, grazie a cose come le auto auto-guidanti o progetti come Hyperloop.

Ma cosa ne sarà della politica? Quasi ogni persona sul pianeta partecipa direttamente nella politica e ha opinioni sul governo del proprio paese o di altri. La politica come la conosciamo oggi, con i candidati sorridenti, le urne e le convention nazionali, rimarrà la stessa man mano che l'epoca transumanista ci travolge? O i governi cambieranno la propria forma, dal momento che in breve il digitale diventerà la normalità?

Prendete la realtà virtuale ad esempio. È probabile, soprattutto dopo l'acquisto da parte di Facebook dell'Oculus Rift, che una quantità di persone sempre maggiore sarà immersa in mondi virtuali nel giro dei prossimi cinque-dieci anni. È possibile che un riflesso della nostra intera civiltà umana apparterrà alla realtà virtuale, a molto sicuramente più gradita della nostra realtà materiale, come in alcuni casi in Second Life.

Ma chi monitorerà il mondo virtuale in espansione? Sarà nella giurisdizione dei governi nazionali? In questo momento sì, ma cosa accadrebbe se qualcuno creasse un mondo virtuale che prende il suo segnale dallo spazio, come alcuni imprenditori hano intenzione di fare? Questo mondo virtuale apparterrà alla Terra? O alla compagnia che l'avrà creato? O alla persona che l'ha creato, che potrebbe auto dichiararsi imperatore o leader del proprio mondo?

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Queste idee non sono inverosimili come sembra. Ci sono già molti movimenti e organizzazioni nel mondo fisico che vogliono creare società senza stato nel mondo. Le migliori hanno manifesti programmatici completi e aderiscono ai valori egualitari. Un gruppo è quello di Zero State, la cui idea di base è di creare dei network di persone e risorse che possano evolversi in uno stato virtuale e ben distribuito. Attualmente Zero State ha alcune migliaia di membri.

Inoltre è stato formato recentemente su Facebook il Transhumanist Party (Virtual) che ha come obiettivo l'unione e il supporto dei molti partiti politici transumanisti nazionali che sono apparsi ultimamente.

Come si voterà in futuro? Immagine: ​DoD, Wikimedia Commons

È possibile che nel futuro lo stato come lo concepiamo ora non esisterà? Per esserne sicuri avremo bisogno di una tecnologia radicale che possa realisticamente rendere possibile un'idea del genere. E molti esperti affermano che una tale tecnologia non sia così lontana. Nel 2014 Jose Cordeiro, professore presso la Singularity University, ha affermato davanti al pubblico della Word Future Society che il linguaggio parlato "potrebbe iniziare a scomparire tra vent'anni."

Cordeiro pensa che gli headset di lettura della mente potrebbero rimpiazzare la lingua parlata e migliorare in modo significativo la comunicazione umana. Ho già parlato di come questi dispositivi potrebbero rendere virtuali i concerti e di come probabilmente ridurranno la necessità della conoscenza di una seconda lingua, dal momento che ci saranno strumenti come Google translator per fare le traduzioni su richiesta. In breve tutte le persone sul pianeta si capiranno le une con le altre, sempre. E questo potrebbe essere il modo in cui comunicheremo nel giro di un paio di decenni.

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Se dovessi ipotizzare (e attenzione, non sto sostenendo una posizione, dico solo come penso che andranno le cose) scommetto che molti, se non la maggior parte, dei paesi si fonderanno tra loro nel ventunesimo secolo, man mano che la globalizzazione digitale metterà le sue radici nelle società. E sono convinto che verrà usata una valuta centrale virtuale, forse addirittura il Bitcoin, se riesce a superare alcuni ostacoli. Sono convinto che i confini scompariranno e le persone potranno viaggiare, lavorare e vivere ovunque vorranno. In generale le regole e le barriere non aiutano la prosperità nel lungo termine: lo fanno invece la libertà e la tecnologia.

IL CHE CI PORTA a chiederci: UNA VOLTA CHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE SARà Più INTELLIGENTE DI NOI, DOVREMO AFFIDARLE I NOSTRI GOVERNI?

Quindi in che modo potrebbe operare un governo globale? È possibile che nel futuro saremo tutti tanto interconnessi e che un'agenzia centrale manderà virtualmente a ognuno questioni su cui esprimere un voto. Forse ci sarà un giorno speciale dell'anno in cui avverranno tutte le votazioni principali e verranno prese le decisioni fondamentali. Probabilmente politiche minori saranno implementate giornalmente, se ci saranno abbastanza persone a supportarle. Questa è la democrazia in tempo reale ed è ciò che dobbiamo aspettarci nel futuro.

Il jolly in questo caso è l'Intelligenza Artificiale, e la nascita di una Artificial General Intelligence rivale della nostra. Nello stesso periodo, tra circa 25 anni, quando una serie si tecnologie trasformerà la specie umana—come la telepatia—vedremo la nascita dell'AI. Già nel suo primo anno di vita, l'AI potrebbe diventare molto molto più intelligente di noi—anche 10.000 volte. Sono propenso a credere, come molte altre persone, che l'AI dovrà essere regolata con cautela in modo da non creare uno scenario stile Terminator. Ma sono anche sicuro che riusciremo a creare un'AI che aiuterà la nostra specie in modi che ancora non immaginiamo. Il che ci porta all'ovvia domanda: una volta che l'Intelligenza Artificiale sarà più intelligente di noi, dovremo affidarle i nostri governi? E ancora, dovremo fare sì che l'AI diventi materialmente il nostro Presidente o il Primo Ministro, magari dando ad essa anche la forma di un robot per motivi estetici o semplicemente per renderla più familiare?

Non è un concetto così bizzarro. Abbiamo visto tutti Deep Blue battere Kasparov in una partita a scacchi, e tutto ci siamo chiesti se fosse arrivata una nuova era caratterizzata da un intelletto molto diverso dal nostro.

Nel romanzo di fantascienza Le Guide del Tramonto di Arthur C. Clarke, gli alieni prendono il controllo della Terra e stimolano l'umanità a vivere pacificamente e produttivamente. Il mondo entra in un'eta dell'oro di prosperità. Forse le politiche dell'AI potrebbero fare la stessa cosa. Potremmo avere un governo e un leader davvero interessato a perseguire solamente i migliori interessi del pianeta, libero dai pericoli dell'egoismo e degli interessi di lobby o aziende.

Come futurista e politico, uno dei miei obiettivi è di fare il meglio per più persone possibili. Credo che lo scenario di una AI leader sia un'amara pillola da inghiottire. Io, come tutti, amo le mie libertà. Ma forse man mano che la tecnologia entra nelle nostre vite, dunque abbiamo meno paura di perdere le nostre libertà e iniziamo ad apprezzare i benefici della ultramodernità, la penseremo diversamente—soprattutto dal momento che tutti noi potremo beneficiare di una salute quasi perfetta, una sicurezza senza precedenti e di un'esistenza utopica e transumanista.