FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Questo ingegnere ha costruito un processore di 10 metri

Mentre tutti i ricercatori del mondo lavorano a processori sempre più minuscoli e veloci, James è contento di percorrere la strada opposta.
Immagine: James Newman

James Newman, ingegnere specializzato in software ed elettronica digitale, voleva rendere visibile a occhio nudo l'hardware dei microprocessori nascosti nei computer, per questo ha creato un gigantesco megaprocessore a 16 bit alto due metri e lungo dieci.

La BBC ha parlato del lavoro di Newman, così lo abbiamo raggiunto telefonicamente per capire cosa lo abbia spinto a cimentarsi in questa prova monumentale.

Pubblicità

"Il miglior modo per comprendere il funzionamento di qualcosa è ricostruirla da soli: questo lo spirito con cui voglio mostrare quello che avviene all'interno dei computer," dice Newman.

"Sul lavoro tratto principalmente il lato software e digitale ma avevo voglia di occuparmi un po' di transistor per conto mio. Così, qualche anno fa, me ne sono procurato uno e ho iniziato a trafficarci".

Immagine: James Newman

Quello che è nato come un progettino personale si è tramutato in una impresa epica che entra nel suo terzo anno di vita. Il mega processore a 16 bit di Newman si trova nel suo bungalow a Cambridge ed è composto da 14.000 transistor e 3.500 luci al LED. "Sono single, quindi posso concedere al prototipo di invadere tutta la casa."

Ma costruire un processore gigante non è cosa da poco: James ci ha spiegato che, non richiedendo la sua professione grandi capacità pratiche, è stato costretto a prendere confidenza con il lavoro manuale.

Newman ha inserito una serie di piccoli transistor sopra vari circuiti stampati, (ognuno dei quali dedicato a funzioni specifiche) che subito dopo ha connesso tra loro; "ho cercato l'equilibrio tra un qualcosa di realizzabile con le mie sole forze e l'intento di ottenere uno strumento che consenta di mostrare il funzionamento dei microprocessori" ha detto.

Il difficoltoso processo di costruzione è passato attraverso numerosi tentativi ed errori. Newman ha ammesso che, più volte durante il primo anno, ha abbandonato e ripreso in mano il progetto, sino a quando ha imboccato la direzione corretta.

Pubblicità

"Ho una stanza piena di prototipi falliti ma solo due anni fa mi sono organizzato per lavorare più meticolosamente".

Immagine: James Newman

Da allora Newman ha investito nel progetto quasi 20.000 sterline (circa 28.000 euro). Inizialmente non credeva che i costi sarebbero cresciuti tanto. "Speravo di cavarmela con qualche migliaio di sterline, ora probabilmente ci avviciniamo alle 20.000: una somma piuttosto sostanziosa per una stranezza del genere," si giustifica "Ma questo è il mio unico hobby, non ho altre grosse spese".

Newman è pronto ad intraprendere lo sforzo finale per completare il computer entro la fine dell'estate 2015. "Quando sarà pronto mi piacerebbe caricarci dei programmi o qualche gioco", anticipa, citando videogame old-school come Tetris, OXO e Pong come opzioni.

Mentre tutti i ricercatori del mondo lavorano a processori sempre più minuscoli e veloci, James è contento di percorrere la strada opposta: quando chiediamo quale velocità di elaborazione potrà raggiungere il suo sistema risponde che sarà "abbastanza lento."

La stima di Newman è di "20 kHz circa al massimo". Un personal computer medio lavora intorno ai 2,5 GHz ma, dopotutto, parte del fascino del mega processore risiederà proprio nella sua lentezza: "Potrebbe eseguire un istruzione ogni 10 secondi in modo da consentirci di osservare il comportamento delle componenti logiche in funzione"

"Sarebbe d'aiuto per gli studenti fornendo loro una panoramica del funzionamento fisico dei microchip"

Sarebbe grandioso se un istituto scolastico o un museo si prendessero in carico il processore gigante, in caso contrario, James sarà costretto a smontarlo e lasciarlo in cantina.

"Sarebbe d'aiuto per gli studenti fornendo loro una panoramica del funzionamento fisico dei microchip e aiutandoli a rendersi conto di cosa accade all'interno degli strumenti che utilizziamo tuti i giorni". Anche se Newman teme che il suo congegno possa rivelarsi troppo ingombrante per trovare una dimora definitiva allo stesso tempo spera che possa essere di ispirazione per altri progetti di retroingegneria fai-da-te applicata al hardware.

Tutti gli amici di Newman hanno background simili al suo e lo hanno sostenuto nell'impresa "l'idea li entusiasmava e intimoriva allo stesso tempo" ci ha raccontato. "Immaginano che il risultato finale sarà gradevole dal punto di vista estetico ma credo che resteranno delusi, d'altronde, persino una reazione del genere è parte dell'obiettivo a cui tendo: trasmettere la curiosità e il fascino di visualizzare il funzionamento fisico di questa tecnologia".