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Una merda: bilancio ponderato del 2016 di un giovane italiano medio

La buona notizia è che il 2016 è quasi finito, e possiamo tirare le somme: ecco cosa è successo in Italia sui fronti di istruzione, lavoro, droghe e vita sociale.

Il 2016 è stato indubbiamente un anno difficile e ricco di avvenimenti. Per alcuni, anzi per molti, è stato più propriamente un anno di merda, segnato da eventi catastrofici quali la Brexit e la vittoria di Trump, la scomparsa di molte icone del mondo della musica e dello spettacolo e il ritiro dal mercato della Finkbrau.

Ma noi giovani agli anni di merda dovremmo averci fatto un po' il callo, e la buona notizia è che il 2016 è finito. Ora possiamo tirarne le somme, e per farlo ho scelto di riassumere quanto avvenuto in Italia su quattro diversi fronti: quello dell'istruzione, del lavoro, delle droghe e della vita sociale.

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ISTRUZIONE

Se la riforma Buona Università promessa da Renzi nel 2015 è finita nel dimenticatoio lasciando tutte le polemiche alla Buona Scuola, il 2016 dell'istruzione ha offerto molti punti in comune con l'anno precedente—e quello precedente ancora, e quello precedente ancora.

Il primo dato che salta all'occhio riguarda l'ormai stabile assenza delle università italiane tra le 100 migliori del mondo: per arrivare a trovare un ateneo italiano bisogna scendere fino al 183esimo posto, dove si posiziona il Politecnico di Milano. Quanto alla classifica nazionale, al primo posto c'è l'Università di Bologna, mentre si apre ancora di più il divario tra valore dell'offerta formativa di nord e sud.

Passando a dati che ci vedono in crescita e in cima alle classifiche a livello europeo, nel 2016 abbiamo avuto la certezza di una tendenza in atto già da tempo: è ulteriormente cresciuto il numero di italiani residenti all'estero (dato 2015 diffuso nel 2016), con un incremento di oltre il 50 percento rispetto a dieci anni fa e che riguarda soprattutto la fascia tra i 18 e i 34 anni. Se tra le mete principali rimangono Germania, Regno Unito e Svizzera, c'è da vedere cosa succederà dopo la Brexit, che ha colpito sicuramente anche i giovani italiani.

Proprio attorno a questo tema si è alimentata l'ultima immancabile polemica, accesa da una nuova dichiarazione boomerang del ministro Poletti. Alla sua esternazione secondo cui "conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi", non sono mancate le prevedibili risposte di chi marciava senza distinguo sul mito dei giovani cervelli in fuga forzata perché depredati, in Italia, di qualsiasi possibilità formativa o lavorativa.

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Senza voler chiudere l'anno con cupe prospettive, non sembra che le soluzioni proposte finora possano essere utili per risollevarci anche di pochi millimetri dalla palude di fango del nostro sistema educativo: se l'accordo siglato tra il governo e alcune aziende, tra cui Zara e McDonald's, per favorire l'alternanza scuola-lavoro somiglia tanto a uno scherzo, la partenza del "bonus cultura" di 500 euro per i 18enni, tra ritardi e malfunzionamenti, non è stata delle migliori.

DROGHE

Per quanto riguarda le droghe, l'anno è andato più o meno così: partiti di sinistra che promettevano sarebbe stato l'anno giusto per la legalizzazione delle droghe leggere, una proposta per la legalizzazione quasi ragionevole che è arrivata in aula, notizie di aperture di coffee shop che ciclicamente venivano messe in circolo ignorando del tutto la realtà delle cose (ovvero il fatto che in Italia la cannabis è legale solo a scopo terapeutico e un coffee shop italiano non è in alcun modo simile a un coffee shop spagnolo) e sparate sulla droga dal politico di turno (premio 2016 ad Alfio Marchini).

Il momento migliore è invece molto facile da individuare: si tratta della notizia diffusa dal TGR Piemonte, ripresa poche settimane fa da Il Populista di Salvini: la scoperta di una "nuova droga dagli effetti tremendi", il THC. Ecco, in un certo senso dovrebbe bastare questo a riassumere ciò che è successo in Italia nel 2016 sul fronte delle droghe: non è stato fatto nessun passo avanti, la legge per la legalizzazione della cannabis rimane bloccata in commissione, la confusione e l'ignoranza sul tema ancora la fanno da padrone.

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Per quanto riguarda il consumo, invece, la Relazione Europea sulle Droghe 2016 conferma al primo posto, in tutta Europa, l'uso della cannabis, con un distacco ragguardevole rispetto alla cocaina, al secondo posto—anche se in Italia il consumo rimane più basso rispetto ad altri paesi dell'Europa occidentale.

LAVORO

Se si dovesse riassumere il 2016 dal punto di vista del lavoro con una sola parola, la vincitrice indiscussa sarebbe lei: voucher. Sì, ancora prima di disoccupazione. E questo, in un paese in cui quella giovanile sfiora il 40 percento, e il numero di Neet (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano) arriva a due milioni e mezzo, la dice lunga.

Sfumate infatti le promesse di un aumento di assunzioni a tempo indeterminato rappresentate dal Jobs Act (secondo gli ultimi dati Inps sono scese rispetto al 2015) l'unico dato rilevante nel campo del lavoro è quello relativo alla crescita esorbitante dei voucher, sia nel settore privato che nella pubblica impresa. Dubito serva ricordarlo, ma per chi non ne ha mai avuto in mano uno, si tratta di quei ticket promossi con l'idea di facilitare il pagamento di certi tipi di prestazioni e di far emergere il nero, divenuti oggi, dopo un impiego galoppante, la quintessenza del precariato e dell'assenza di tutele.

Per il resto, come già menzionato, in concordanza con un mercato del lavoro che non accenna a ripartire e le assunzioni che non accennano a crescere—sono invece aumentati i licenziamenti disciplinari—la disoccupazione giovanile rimane tra quelle più alte d'Europa: a novembre si attestava intorno al 37 percento.

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Di pensione non parliamone più.

VITA SOCIALE

Qui, la notizia che mi ha stupita di più è la seguente: i giovani italiani si sentono soli—sarà anche solo una conseguenza dei media che si ostinano a ritrarli iperconnessi e poco interessati a sesso e relazioni, non so. Più soli degli anziani. Quelli nella fascia tra i 25 e i 34 anni, più soli di tutti.

Se non è un fatto intuitivo, un dato almeno combacia con lo stereotipo che ci portiamo dietro da decenni: per un altro anno, sono moltissimi (sei su dieci) gli under 35 che vivono a casa con i genitori, non solo studenti e disoccupati. Dall'altra parte, però, molti hanno lo sguardo proiettato verso l'estero, dove vorrebbero trasferirsi.

Che ci sia o meno un collegamento con i dati sopra, questo 2016 è stato sicuramente l'anno della nostalgia—in cui qualsiasi cosa ricordasse anche velatamente gli anni Novanta o precedenti aveva a tavolino la possibilità di vivere il suo momento di gloria: dalle canzoni che rimpiangono il passato alle pagine Facebook che ricordano le vecchie glorie del calcio passando per Pokémon Go.

In conclusione, in attesa che la nostalgia faccia il suo corso e qualcuno rivaluti il 2016, possiamo lasciarcelo alle spalle senza troppa tristezza.

Thumbnail via Flickr. Segui Flavia su Twitter