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È ora di finirla con tutta questa fuffa sullo yoga

Tutta questa pseudoscienza va a discapito della reale utilità della pratica.
Foto via Flickr.

Ogni promessa di pace interiore a lezione di yoga mi fa digrignare i denti. Sì, sì, l'ho già sentita, penso. Lo yoga mi cambierà la vita.

In 15 anni di pratica yoga, sono arrivata all'estremo opposto: mi urta che gli insegnanti non dicano chiaro e tondo che lo yoga potrebbe anche non cambiarti la vita. E invece continuo a sentire idiozie sulle presunte virtù miracolose dello yoga. Ho la casella della posta in entrata invasa da workshop che promettono "guarigione del corpo e dell'anima" e "padronanza di sé" da ottenere nel giro di qualche ora con le gambe incrociate.

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Ci sono sempre più prove scientifiche dei benefici dello yoga, ma molto del linguaggio settoriale rimane una roba da New Age. E le promesse di immediata trasformazione fisica e mentale possono deviare l'attenzione dai modi in cui lo yoga aiuta davvero. Per esempio: una nuova ricerca pubblicata su The Journal of Alternative and Complementary Medicine dimostra che lo yoga e il controllo della respirazione riducono i sintomi depressivi in chi fa due lezioni di yoga a settimana e si esercita tutti i giorni in casa per 12 settimane almeno. Ma da lì a dire che lo yoga cura la depressione, come fanno molti maestri, ce ne passa.

"Non ci sono conferme di una causalità, perciò non si può dire che curi la depressione," dice Chris Streeter, professore associato di psichiatria e neurologia alla Boston University School of Medicine e direttore dello studio. "Quello che possiamo dire è che lo yoga è associato con l'indebolimento di sintomi depressivi."

Io stessa ho colpevolmente sopravvalutato i benefici dello yoga. Durante un breve periodo da maestra di yoga, sette anni fa, ho rubato le citazioni di libri e guru e ho impunemente pronunciato massime sul fatto che lo yoga porti gioia e facile guarigione. Una sera ricordo di aver girato tra i materassini dei miei alunni dando voce a frasi come "Inspirate benessere. Espirate rabbia," mentre nella mia testa una vocina diceva Bugiarda… È solo aria!

La preoccupazione per il linguaggio non è, però, solo una questione semantica. "Non bisogna ingannare le persone che fanno yoga e hanno malattie curabili, che potrebbero non curarle perché preferiscono pensare di poter guarire così," dice Streeter.

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L'anno scorso, la Yoga Alliance ha annunciato di voler bandire parole come "terapia", "guarigione" e "cura" dai volantini di 70.000 insegnanti e scuole. Questa associazione è la più grande realtà no-profit americana dello yoga. "Ci siamo resi conto che lo yoga oggi è venduto in modi che si sovrappongono al campo medico e psichiatrico," ha detto il portavoce dell'associazione, Andrew Tanner. "E questo ci preoccupava."

Erano una minoranza—qualche centinaio—le scuole che usavano una terminologia "del tutto contraria all'etica," continua, facendo l'esempio di scuole che offrivano training per insegnanti da 200 ore chiamandoli percorsi di formazione in "yoga therapy". (Mentre secondo la International Association of Yoga Therapists sono necessarie credenziali molto più rigide per essere uno "yoga therapist.")

È stata una mossa pensata soprattutto per proteggere gli insegnanti di yoga da un punto di vista legale. Un avvocato ha infatti messo in guardia la Yoga Alliance che gli insegnanti che proclamano di curare malattie possono essere citati in giudizio. Insomma, è necessario non ingannare gli utenti su quello che un normale istruttore è in grado di fare.

La decisione ha anche causato malumori: è stata fatta una petizione che diceva che il divieto terminologico tradiva lo spirito inclusivo dello yoga. Ma insegnanti e scuole non hanno potuto fare altro che chinare il capo.

Non è ancora chiaro se questa legge e la temperie culturale abbiano anche spinto gli istruttori a usare un linguaggio più attento a lezione. "Nessuno può sapere cosa dicono davvero gli istruttori, e non vogliamo diventare una polizia dello yoga," ha detto Tanner.

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Ho incontrato una maestra particolarmente devota alla scienza. Si chiama Liz Owen e insegna dal 1990. È stata lei, durante un workshop, a introdurmi alla ricerca di Streeter sullo yoga, di cui è co-ricercatrice. "Gli istruttori devono stare attenti al modo in cui dicono le cose," diceva Owen nel workshop. "Abbiamo bisogno di basi scientifiche."

Nella mia testa si è accesa una spia—Sì! Sì!—e ho annuito. Più tardi, Owen mi ha spiegato che la sua esigenza di chiarezza viene proprio dagli studi. "Se io dicevo una cosa tipo, 'Sì, stimola il quarto chakra', Streeter mi guardava fisso e rispondeva, 'Davvero? E che prove abbiamo?' Mi sono resa conto di dire molte cose a cui credevo come yogi ma che non avevo nessuna prova per sostenere."

Ora, se Owen sta per dire qualcosa che non ha evidenza fattuale, lo segnala usando parole come "immaginate" o "visualizzate." Insegna agli altri maestri a fare lo stesso, anche se alcuni possono non volerla ascoltare per pura fame di denaro. "Dicono cose, quando insegnano, che sono ridicole," mi spiega, e ride della volta che ha sentito un istruttore dire, tutto serio: "Sentite il collagene scorrere nella vostra spina dorsale."

La mia lotta non è contro i effetti positivi che lo yoga apporta al benessere della persona; è contro le promesse che non possono essere mantenute. Il motivo per cui ancora faccio yoga, anche in questa condizione di disillusa, è che mi fa sentire meglio e a volte più calma. Certo, non mi ha curato del tutto. Sono anni che sono sotto antidepressivi. Pensavo che fare yoga ogni giorno sarebbe stato abbastanza. Lo era, prima, ma le cose sono cambiate. Per me il tracollo è venuto con il parto. La depressione postpartum mi ha imprigionato. "E se lo yoga non mi aiuta con la depressione?" ho chiesto a Owen.

La sua risposta è stata ovvia, "Se senti il bisogno delle medicine, prendi le medicine."

È una domanda che avrei dovuto fare al mio medico. Ma non mi era mai sembrato così ovvio. Tutte le parole che avevo sentito a yoga ruotavano intorno alla guarigione. Una narrativa che distrae dai veri benefici dello yoga, da quelli che non ci sono, e dal fatto che ogni tanto hai bisogno di aiuto da un medico o da un terapeuta.

Questo articolo è tratto da Tonic.