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New York

Fukushima raccontata dai fotografi giapponesi

La mostra vuole celebrare il potere creativo che l'arte ha anche in relazione alla catastrofe.

Lieko Shiga - Rasen kaigan 45 dal progetto Rasen kaigan, 2012. Fotografia, stampa cromogenica © Lieko Shiga / Per gentile concessione dell'artista e del Museum of Fine Arts di Boston

In seguito ai tragici eventi che l’11 marzo 2011 hanno colpito il Giappone, prima lo tsunami Tōhoku e poi il cedimento della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, un gruppo di oltre 20 pensionati si è offerto volontario per restare nello stabilimento radioattivo. È stata una delle reazioni più sorprendenti e affascinanti. “Ho 72 anni e me ne restano sì e no ancora 15 da vivere,” ha detto Yasuteru Yamada, leader dei cosiddetti Skilled Veteran’s Corps, alla BBC all’epoca. “Anche se fossi esposto alle radiazioni, potrebbero volerci 20 o 30 anni perché mi venga un tumore. Noi che siamo più vecchi abbiamo meno probabilità di ammalarci.”

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Cinque anni dopo, i cittadini giapponesi continuano a metabolizzare gli eventi da incubo dell’11 marzo in modi profondi, che raccontano tanto sulla condizione umana. Una nuova mostra alla Japan Society a New York raccoglie i tentativi di diversi fotografi di raccontare le proprie emozioni rispetto all’argomento. La mostra è stata inaugurata in occasione del quinto anniversario dal disastro, e offre ai suoi visitatori immagini piene di palazzi distrutti, paesaggi decimati e ritratti umani. Le immagini create da artisti come Tomoko Yoneda, Nobuyoshi Araki e Lieko Shiga raccontano la storia di come questo paese ha affrontato—e affronta tutt’ora—la devastazione.

Nobuyoshi Araki. Senza titolo, dal progetto Shakyō rōjin nikki, 2011. Fotografia, processo al bromuro d'argento © Nobuyoshi Araki / Per gentile concessione della Taka Ishii Gallery e del Museum of Fine Arts di Boston

La mostra, intitolata In the Wake: Japanese Photographer Respond to 3/11, è stata originariamente allestita al Museum of Fine Arts di Boston, ed è ora presentata dalla curatrice Yukie Kamiya. “Ai tempi degli eventi del 3 marzo, vivevo ancora a Hiroshima, dove lavoravo come curatrice del Museo di arte contemporanea di Hiroshima (Hiroshima MoCA),” racconta a The Creators Project. Hiroshima è sul lato occidentale del Giappone, per cui Kamiya non ha avvertito particolarmente gli effetti fisici dal terremoto, fatta eccezione per il silenzio attonito.

Prosegue dicendo, “Lo tsunami e l’incidente alla centrale nucleare che sono seguiti al terremoto hanno risvegliato i terribili ricordi di Hiroshima. È stato un momento di shock legato al trauma storico di Hiroshima e Nagasaki. Abbiamo imparato a opporci alle armi nucleari, ma ci siamo vergognati della nostra ignoranza nei confronti dei pericoli dell’energia nucleare.”

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In the Wake è divisa in tre sezioni: documentaristica, sperimentale e narrativa. Le immagini serene di Tomoko Yoneda offrono una prospettiva unica sulle persone, sulle piante e gli animali, subito dopo l’11 marzo 2011. Il fotografo sperimentale Nobuyushi Araki si trovava a Tokyo durante lo tsunami, a sua volta isolato dagli effetti più nefasti. Kamiya dice che il fotografo “ha preso i negativi delle foto che aveva scattato mentre era in giro l’11 marzo 2011 e li ha lacerati fisicamente. Parlano anche della sua lotta contro il cancro e della perdita della vista in un occhio.” Lieko Shiga viveva in un villaggio nella regione di Tōhoku, di cui stava documentando la storia, dal 2008. Ha scattato immagini che raccontano gli eventi umani più importanti del villaggio, e ha contribuito alla mostra con gli scatti relativi all’11 marzo 2011.

Tomoko Yoneda. Hiroshima Peace Day dal progetto Cumulus, 2011 - Fotografia, stampa cromogenica ©Tomoko Yoneda / Per gentile concessione della Japan Society

A New York, dove le persone sanno cosa significa fare esperienza della devastazione, spero che i visitatori della mostra In the Wake possano relazionarsi con l’evento raccontato,” dice Kamiya. “Voglio che le persone, quando guardano le foto esposte, sentano l’energia della creazione artistica davanti alla catastrofe, e il potere legato a questo tipo di risposta.”

Prosegue dicendo, “È importante ricordare che la mostra non vuole celebrare la forza della distruzione. Invece, concentrandoci sulle reazioni degli artisti in quanto esseri umani, speriamo che il pubblico riesca a riflettere su come rispondiamo alle catastrofi nelle nostre vite.”

Naoya Hatakeyama, 2013.10.20 Kesen-chō dal progetto Rikuzentakata, 2013 - Fotografia, stampa criogenica. Sophie M. Friedman Fund, 2015.2937 © Naoya Hatakeyama /  Per gentile concessione della Taka Ishii Gallery e del Museum of Fine Arts di Boston

Yasusuke Ōta, Deserted Town dal progetto The Abandoned Animals of Fukushima, 2011 - Fotografia stampa a pigmenti ©Yasusuke Ota / Per gentile concessione del Museum of Fine Arts di Boston

Lieko Shiga, till Unconscious dal progetto Rasen kaigan, 2010 - Fotografia, stampa cromogenica © Lieko Shiga / Per gentile concessione dell'artista e del Museum of Fine Arts di Boston

In the Wake: Japanese Photographer Respond to 3/11 sarà alla Japan Society fino al 12 giugno 2016.