vegas jones puertosol
Tutte le fotografie compaiono per gentile concessione dell'ufficio stampa di Vegas Jones
Musica

Vegas Jones è un maestro dei ritornelli del rap italiano

“Trankilo”, “Malibu”, e adesso “Puertosol”: Vegas rappa come pochi in Italia, ma il segreto del suo successo è quello che succede tra le strofe. Ne abbiamo parlato con lui.

I datteri sono una di quelle cose molto dolci e molto appiccicose che è proprio bello masticare. In arabo, i ragazzi che li vendevano per strada col carretto o con un'apposita baracchina si chiamavano tammār e i nostri antenati meridionali decisero che gli sembravano proprio dei tipi rozzi e un po' burberi. Ed è così che è nata la parola "tamarro", che poi salendo su per gli Appennini è diventata "zarro".

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Detto nell'accezione più positiva possibile, Vegas Jones è uno zarro purissimo. Dal modo in cui rappa e scrive sprizzano spontanei schizzi di provincia semi-urbana: voglia di affermarsi e dimostrare il proprio valore, cazzodurismo col sorriso, ambizione e disciplina, un uso del vocabolario istintivo e viscerale. E in più ha qualcosa che lo distingue: una capacità di creare connessioni con chi lo ascolta e una voce capace di melodie dolci proprio come i datteri che vendevano i tammār.

Lasciamo stare le rime, il rap, che tanto Vegas lo sa fare e lo dimostra ogni volta che sale su un palco. Meno scontata è la serie di ritornelli assassini che ha azzeccato lungo il corso della sua carriera più recente, quella che comincia idealmente da Chic Nisello. Dietro agli enormi numeri macinati dai suoi pezzi c'è infatti, credo, una capacità innata di tirare fuori filastrocche e creare nell'ascoltatore un senso di pace.

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"Trankilo", "Yankee Candle", "Malibu", "Pelle D'Oca": tutti pezzi i cui ritornelli ruotano attorno a un'idea di pace e speranza, sciallo da marijuana e dai-che-ce-la-faremo, ambizione e gratitudine. "Puertosol", il nuovo singolo di Vegas, si infila in questa piccola tradizione. Arriva in un momento di assestamento della sua carriera, consolidata con Bellaria, la successiva riedizione e un trionfale concerto al Fabrique di Milano. Non è una svolta improvvisa, è una riaffermazione delle proprie forze in attesa di un necessario passo in avanti per la sua arte.

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"'Puertosol' nasce in studio da noi, in una sera normale," dice Vegas. "Stavamo cazzeggiando tra amici, ho azzardato il ritornello in freestyle come spesso faccio su un beat di Boston che era completamente un'altra cosa. E sono andato a New York con Don Joe a chiuderlo. Lo abbiamo sistemato, abbiamo capito che era forte, e diceva tutto quello che dovevo dire in questo periodo."

Ecco, quello che dovevo dire in questo periodo: Vegas parla, ed è un valore, un po' di tutto e un po' di niente. Libero da progetti narrativi, ha sempre solo buttato fuori frasi su frasi. È quello che sa fare, è quello che continua a fare: "Questo pezzo parla di ambizione. Dei momenti facili in cui te la godi perché ti ha portato dove sei, per esempio al parchetto in relax a NY a fumare un bel back, ma anche quelli difficili. Quelli in cui hai paura di dove ti potrà portare. Perché non sai mai che risultati potrai ottenere."

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Il ritornello, dice Vegas, ribadisce il concetto: "Sono convinto che là fuori ci sono persone come me. Persone che magari non vogliono cambiare il mondo ma non stanno ad aspettare i treni, che si creano le loro occasioni e i loro giorni migliori." La seconda strofa aggiunge invece una dimensione: "È un po' più aggressiva perché è giusto esserlo, in una vita che ti mette alla prova e ti testa. Si tratta di prendere a testate la vita, andare a duecento all'ora, a testa bassa, e arrivare a te stesso. Renderti conto che non sei ancora contento anche se hai dato tutto".

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Tra tutte le barre, Vegas è particolarmente attento a sottolineare quelle con cui si chiude il pezzo: "Sono per strada e mi sento a casa / E non è un caso se non mi passa, ho fame". "Abbiamo appena fatto triplo platino e ho ancora più fame di prima", spiega, "la mia ambizione non mi lascia sereno, ma credo in un giorno migliore. E me lo creo in testa, Puertosol, anche se non esiste. E ci sono dentro, e sono contento".

Nel video del pezzo quel luogo è la Cappadocia, in Turchia. Credo che Vegas lo abbia scelto per le mongolfiere che punteggiano il suo cielo (e lo schermo durante ritornello), ma è bello che per puro caso si sia collegato al macro-luogo da cui proviene la radice antica del termine più adatto per spiegare il suo rap. È una questione di pelle e istinto, difficile da spiegare, un po' come il motivo per cui gli vengono fuori ritornelli così.

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