Musica

Chance The Rapper ha fatto un disco sul suo matrimonio e vi giuriamo che non è male

Lo sappiamo che dire “mi scopo la tua tipa” funziona meglio di “amo mia moglie”, ma se sei Chance The Rapper puoi fregartene—anche se la gente si aspettava da te qualcosa di diverso.
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Quest'anno negli Stati Uniti sono usciti pochi disconi rap. Non nel senso di dischi-di-qualità ma nel senso di eventi: insiemi di canzoni che lasciano il segno e diventano punti sulla linea temporale della storia dell'hip-hop, in positivo o in negativo. Il 2018 ha dato la luce ad ASTROWORLD, Invasion Of Privacy, ye, Kids See Ghosts, ?, Kamikaze, KOD, Scorpion, DAYTONA, iridescence, beerbongs & bentleys, Whack World. Il 2019 a IGOR di Tyler, The Creator, Baby On Baby di DaBaby e… basta.

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Intendiamoci, sono usciti dischi importanti: Schoolboy Q, YG, 2 Chainz, Future, Gucci Mane, Anderson .Paak, Rico Nasty, Lizzo, Megan Thee Stallion, DJ Khaled, Logic, Denzel Curry, Freddie Gibbs & Madlib, per dirne solo alcuni. Ma nessuno ha davvero dominato la conversazione all'interno della scena e dei media, statunitensi e internazionali. Non si è discusso dei loro contenuti, del loro valore oltre la semplice evoluzione artistica dei loro autori. Ed è per questo che quando Chance The Rapper ha annunciato che avrebbe pubblicato il suo album di debutto The Big Day è scattato qualcosa di speciale.

È che Chance è un rapper davvero importante per un sacco di gente, me compreso. Nel 2013 fece Acid Rap e fece anche impazzire gli Stati Uniti—Pitchfork lo descrisse come "un misto tra R. Kelly, Twista e Kanye West a una serata open mic". Il suo sapore era quello di un frullatone di generi, idee e approcci. C'erano dentro la tradizione soul e funk, la durezza dell'hip-hop di Chicago e il taglio autoriale/ambizioso del suo padrino artistico e concittadino (perlappunto) Kanye West. I suoi testi erano pieni di punchline geniali, rifiuto di filtri emotivi e personali, umiltà ai limiti del cringe e fede in Dio. La sua vita privata era, ed è, un tripudio di cose carine che scaldano il cuore.

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Clicca sulla copertina per ascoltare Coloring Book su Spotify, clicca qua per ascoltarlo su Apple Music.

Io mi sono convinto che Chance The Rapper fosse uno dei più grandi rapper della storia quando ho sentito la sua strofa su "Ultralight Beam", il pezzo che apre The Life Of Pablo di Kanye. L'ho pure tradotta in italiano. Era gioiosa, calda come il tramonto degli ultimi anni della presidenza Obama, fiduciosa nella possibilità comune di una vita migliore. Anche della sua, ovviamente: "Questa è la mia parte, che nessuno parli, questa è la mia parte, che nessuno parli", diceva con un misto di emozione e orgoglio, la sua voce un po' gracida nel momento più silenzioso (e quindi più forte) del brano. Quella strofa era un enorme grazie: a Kanye, al Signore, alla sua famiglia, per averlo messo lì, a rappare la prima strofa di un disco epocale.

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Nel giro di poco uscì Coloring Book, il suo terzo mixtape. Eravamo in quel momento in cui la trap stava smettendo di intrappolare i ragazzi delle periferie americane e cominciando con le orecchie del mondo intero e Chance fece un lavoro che le tendeva la mano nelle figure di Future, Lil Yachty, 2 Chainz e Young Thug. Ma faceva rappare anche sua cugina, Lil Wayne, Jay Electronica, Justin Bieber, T-Pain. Il tutto raccontando di quando tossisce perché fuma con la sua ragazza, di quanto la fede lo faccia stare bene, di quanto tutto—il rap, la musica, la scrittura, la vita—fosse potenzialmente bello e divertente. Era una rivoluzione che, ci si aspettava, avrebbe cambiato ogni cosa.

L'opinione generale negli Stati Uniti è che The Big Day, arrivato dopo quasi tre anni di silenzio, sia una mezza delusione. Pitchfork non l'ha lodato particolarmente e ha fatto notare quando i testi mancassero di profondità. Tom Breihan di Stereogum ci è andato giù pesante definendolo un'opera noiosa, bulimica e male assemblata. Anthony Fantano si è concentrato un sacco sui testi, sottolineando quanto siano le peggiori barre della carriera di Chance. Per me invece ci eravamo fatti aspettative che non sono state effettivamente rispettate, ma credo sia più un problema nostro che del disco in sé.

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La copertina di The Big Day, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify, clicca qua per ascoltarlo su Apple Music.

Preso un brano per volta, The Big Day è divertente. Chance continua a mischiare cose come ha sempre fatto, e così tiene alta l'attenzione su quello che potrebbe succedere alla traccia successiva. Tiene solo beat e bassi su "Hot Shower" con DaBaby e MadeinTYO. Fa trap di qualità sia in "Big Fish" con Gucci Mane che in "Slide Around", prodotta da quel genio della presa bene che è Pi'erre Bourne, con Nicki Minaj e Lil Durk—la cui strofa che è come zucchero liquido versato nelle orecchie. Gioca con la musica house in "Ballin Flossin" insieme a Shawn Mendes. Trema di gioia insieme a John Legend su una intro track tutta fanfare come "All Day Long". Se la gode con naturalezza su un pianoforte da baretto d'altri tempi su "Let's Go On The Run".

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Insomma, di tutto un po'—proprio come ai tempi di Acid Rap e Coloring Book. Magari un po' più di tutto, ok: "Do You Remember" con la voce di Ben Gibbard dei Death Cab For Cutie e "Found A Good One (Single No More)" sono smielate eccessive. "The Big Day" è un tentativo fallito di svisata pazza i cui ospiti, Bon Iver e Francis And The Lights, sono impalpabili. "Town On The Hill" dimostra quanto Chance sia effettivamente molto più bravo a rappare che a cantare. Gli skit sono skippabili. Il lavoro di Nico Fox e Nate Segal, i musicisti che accompagnano Chance da anni con la loro band The Social Experiment, è un filo rosso un po' sfilacciato.

Le figate sono tante quante le delusioni, insomma. Ma se The Big Day ha preso così tanto male la gente negli Stati Uniti, al punto da essere battuto al primo posto della classifica Billboard da un rapper seguitissimo ma non sulla bocca di tutti come NF, è perché ci si aspettava dal debutto di Chance—qua le parole hanno un peso—qualcosa di simile a una grande opera. Qualcosa di poliedrico, pazzo, ma con un concept unitario: un MBDTF, un Yeezus, un Pablo. E invece abbiamo avuto una collezione di pezzi che vanno un po' ovunque e parlano di quello di cui Chance ha sempre parlato: la bellezza della vita, la gioia della scrittura, la fede in Dio. Ma in salsa di matrimonio, il "Big Day" che dà il titolo al disco.

Perché sì, Chance si è sposato! Lo scorso 9 marzo! Ed è iper felice! Non vede l'ora di abbracciare sua moglie e darle un sacco di baci! E non è più single! E si sente un figo! E gli sta sulle palle che poca gente canti di quanto è bello passare tutta la vita con un'altra persona! E tutto questo alla lunga può risultare stucchevole—e lo risulta eccome lungo il corso del disco—ma Chance has a point, come si dice dalle sue parti.

La stragrande maggioranza dei suoi colleghi rapstar tirano avanti parlando di relazioni in termini di conquiste e scontri, riducono le donne nei loro testi a fighe che gli scivolano nei DM o all'occasionale scopata di valore. Chance invece rivendica la bellezza della fedeltà, cosa che non ha valore di per sé ma almeno è sincera, è una tesi, è una storia. E in un disco rap mainstream nel 2019 ci vuole coraggio a scrivere cose come "Ehilà sorellina / Quando torni a casa da tuo marito? / Ho voglia di abbracciarti e baciarti / Ho voglia di abbracciarti e abbracciarti e abbracciarti".

Anche qua può scattare il paragone: Kanye aveva già parlato di matrimonio in Yeezus, trovando in "Bound 2", nella figura di una Kim Kardashian-angelo, la donna che lo avrebbe salvato dal gorgo di pompini, disagio e manie di grandezza in cui si era ficcato fino a quel momento. La ricerca di Chance è decisamente più unidimensionale: sposarsi è bello anche se vi vogliono far credere che essere single sia figo, punto. E q convinzione viene messa in dubbio al massimo in un minutino di grida nella titletrack, tutto "voglio ancora fumare e scopare ma sono felice così, no? Dio mi mostrerà la via". Ma senza la struggle, però, sentire Chance dire: "Questa merda è esattamente quello per cui sono fatti i vent'anni / Andiamo avanti, ce ne aspettano ancora un sacco" riempie il cuore.

Perché insomma, non so voi, io mi sento un po' uno stronzo a prendere per il culo i ventenni che si sposano. Io magari ho una concezione diversa di relazione e sto posticipando il momento in cui metterò un anello sul dito di una ragazza in nome di una vita metropolitana del ventunesimo secolo—ma il fatto che loro esistano è figo. Ed è figo che Chance, il rapper più felice del circondario, sia sempre più felice. Poi è vero che spesso gli ospiti sul disco rappano meglio di lui, che certe strofe che a noi sembrano ok dato che non le capiamo perfettamente per un madrelingua sono robaccia da brividi, che ci sono brani eliminabili in tracklist, che The Big Day non è un capolavoro. Ma anche chissenefrega: i pezzi fighi ci sono, Chance è preso bene, e almeno non siamo di fronte a un pastone tutto uguale che non ha nulla da dire.

Ascolta The Big Day su Spotify e Apple Music. Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.