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Non è la puzza quello che dovrebbe preoccuparti dei roghi di rifiuti a Milano

Dietro l'odore pungente di plastica bruciata in tutta la città c'è il numero sempre crescente di roghi di rifiuti, soprattutto al nord.
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L'incendio a Quarto Oggiaro. Foto via Twitter/Vigili del Fuoco.

Ieri mattina, come credo molte altre persone che abitano a Milano, mi sono svegliato, ho aperto la finestra e ho desiderato non averlo mai fatto per l’odore pungente di plastica bruciata che ha invaso la casa per le ore successive. All'origine di tutto ciò, due incendi scoppiati domenica in altrettanti capannoni pieni di rifiuti a Quarto Oggiaro e a Novate, due zone molto vicine tra loro.

Come riporta Repubblica Milano, il primo dei due incendi ha colpito un capannone della Ipb Srl, azienda che si occupa di “stoccaggio rifiuti e lavorazione inerti”. In teoria il capannone avrebbe dovuto essere vuoto perché l’azienda non aveva le autorizzazioni per operare nel trattamento dei rifiuti, in pratica giovedì scorso un sopralluogo dei vigili aveva scoperto che era pieno di materiale—per la maggior parte plastiche, stracci e gommapiuma—che, pochi giorni dopo, ha preso magicamente fuoco. Il secondo incendio, scoppiato sei ore dopo il primo e molto meno allarmante, ha invece colpito la Ri.eco, un’azienda che lavora plastica e carta.

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Stando alle cronache locali, a distanza di due giorni l’incendio della Ipb Srl (su cui il sospetto si tratti di dolo è sempre più forte) sta ancora bruciando, e oggi il forte odore sarebbe percepibile anche in tutto il resto della città. Il Comune di Milano ha invitato gli abitanti della zona a tenere chiuse le finestre in attesa di avere dati certi sulla qualità dell’aria e il sindaco Giuseppe Sala ha ammesso che “esiste un problema di odori sgradevoli.”

In molti si sono chiesti se la situazione possa causare problemi per la salute. Proprio per verificare questo punto fin dall’inizio dell’incendio ARPA Lombardia, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, ha fatto delle rilevazioni sul posto.

“Abbiamo fatto delle rilevazioni nell’immediato, quando siamo andati lì come squadra emergenze, e abbiamo escluso criticità per gli inquinanti tossici come acido solforico, ammoniaca, acido cloridrico,” mi ha spiegato l’ufficio stampa dell’Agenzia. “Adesso stiamo campionando l’aria per monitorare la situazione dei micro-inquinanti: abbiamo installato un campionatore ad alto volume che rileva l’aria per 12 ore e dovremmo vedere i primi risultati di laboratorio domani mattina.”

La funzionaria dell’ufficio stampa di ARPA mi ha spiegato che si tratta di sostanze “tipiche degli incendi dove brucia plastica e materiali che sprigionano diossine”. Su cosa sia andato a fuoco effettivamente—si parla di “rifiuti urbani misti comprendenti plastiche e legnami”—non ci sono molte certezze, perché dato che quei rifiuti là non dovevano esserci ARPA non possiede la documentazione in entrata.

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La previsione dell’agenzia è che le prime rilevazioni effettuate nelle ore a ridosso dell’incendio mostrino una grande quantità di micro-inquinanti, che dovrebbe poi scendere nelle rilevazioni successive. Ma mi spiegano che non bisogna spaventarsi: l’esposizione a un’alta concentrazione di diossina per essere pericolosa deve durare per un periodo prolungato. “Per il resto la puzza che si sente al di fuori della zona interessata dall’incendio è appunto solo puzza, dovuta al fatto che l’incendio è ancora in corso e il vento soffia troppo lentamente per disperdere gli odori in maniera sufficiente.”

Se la situazione di Milano non sembra particolarmente grave, una certa preoccupazione per la questione roghi di rifiuti in Italia è assolutamente giustificata. Lo scorso aprile Tommaso Sansone su the Submarine aveva lavorato a una lunga inchiesta sul tema mostrando come il numero di questo tipo di incendi sia aumentato esponenzialmente dall’inizio del 2018. Se negli anni scorsi la media era di un centinaio di casi all’anno, adesso siamo quasi a un centinaio al mese.

Il motivo di quest’impennata starebbe nella decisione della Cina di bloccare le importazioni di rifiuti plastici, cosa che ha sovraccaricato la filiera dello smaltimento in tutta Europa. Intervistata sul tema, Chiara Braga—deputata PD ed ex presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti—confermava questa tesi e spiegava che “il 50 percento degli incendi avviene in regioni del nord, mentre prima avveniva soprattutto al Sud. È un fenomeno diverso da quello della terra dei fuochi.”

Nonostante le rassicurazioni di ARPA e del sindaco Sala, per commentare il caso di Milano diverse testate si sono rifatte proprio alla terra dei fuochi. L’ha citata anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, secondo cui “la guerra dei rifiuti in Lombardia è una battaglia che intendiamo combattere con fermezza e risolutezza da subito. La Lombardia è terra dei fuochi come il resto d’Italia.”