Ho cercato di parlare della mia salute mentale su Tinder
Tutti gli screengrab per gentile concessione dell'autrice.

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La guida di VICE alla salute mentale

Ho cercato di parlare della mia salute mentale su Tinder

"Disturbo dell’umore… quindi avresti bisogno di gente che ti faccia ridere."

Questo post fa parte della Guida di VICE alla salute mentale, realizzata da VICE in collaborazione con Progetto Itaca in occasione della Giornata mondiale per la salute mentale. Puoi vedere tutti gli articoli della serie qui.

Devo fare una premessa: Tinder non mi è mai piaciuto. Non riesco a sentirmi intrigata sulla base di quattro foto e un po’ di frasi di circostanza, non ho la pazienza di portare avanti troppe conversazioni e sono pessima nello small talk. La vita adulta però può lasciare poche opportunità di fare conoscenze, così ogni tanto decido di reinstallare l’app.

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Sono un’utente pigra, e di solito non scrivo nemmeno due righe di presentazione. Questa volta, invece, non solo ho scritto qualcosa su di me, ma ho cercato di essere brutalmente onesta su un argomento molto delicato e personale: la mia salute mentale.

Se ne parla raramente anche in famiglia, figuriamoci con potenziali amanti e figuriamoci su un’app di incontri. La salute mentale però influenza molto la mia vita sociale e sentimentale ed ero curiosa di scoprire come sarebbe stato accolto l’argomento e capire se parlarne apertamente avrebbe potuto aiutare a ridurne lo stigma. Ho deciso di inserire queste informazioni in mezzo ad altre, più rassicuranti e generiche, per non spaventare troppo e soprattutto perché non è l’unica cosa che ho da dire su di me, e nemmeno la più importante.

La mia diagnosi è disturbo ciclotimico (che è una tipologia, la più lieve, del disturbo bipolare) con tratti borderline: una combo non così rara, che in breve aggiunge un carico di instabilità emotiva all’alternanza di depressione e ipomania. La cura farmacologica che sto seguendo ha quasi fatto sparire le instabilità più marcate, che erano il tratto più problematico nei rapporti interpersonali. Restano, anche se più sotto controllo, i cambi d’umore, che nel mio caso, come per la maggior parte dei bipolari, significano soprattutto depressione.

L’età è importata automaticamente da Facebook, e i miei 74 anni si spiegano con il fatto che, nel lontano 2008, devo aver inserito una data di nascita falsa per non condividere troppi dati sensibili con quella piattaforma sconosciuta e sospetta. Mi sono servita di questo dettaglio per capire subito chi non aveva letto la descrizione.

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E a questo proposito, ho scoperto che gli uomini su Tinder leggono le descrizioni più di quanto immaginassi. Che meno persone di quante immaginassi sanno cos’è il disturbo bipolare e ancora meno conoscono il disturbo ciclotimico e quello borderline. E anche che, rispetto alla vita vera, i ragazzi su Tinder si mostrano decisamente più avventurosi e tolleranti nei confronti di una donna a cui viene associato un problema mentale.

La bio dell'autrice su Tinder.

Molti tra quelli con cui ho matchato hanno detto di apprezzare la schiettezza del mio profilo: “Hai detto di te in poche righe e mi hai anche fatto sorridere," mi ha scritto M. "Diciamo che esordire su un’applicazione di incontri con, 'Ho un disturbo bipolare di tipo ciclotimico con caratteristiche borderline,’ potrebbe non essere una scelta felice. Però sei diretta e non ti nascondi. È una cosa che a me personalmente piace."

Anche S., l’unica ragazza che mi ha contattata, ha detto che è rimasta incuriosita dalla mia descrizione perché ha un “debole per la trasparenza” e mi ha proposto di vederci e fumarci un paio di canne insieme, sempre che non influissero negativamente sul mio benessere. Purtroppo il nostro match era il risultato di un weekend fuori città, ma il suo messaggio d’esordio è stato quello che ho preferito, per tatto e naturalezza.

UOMINI CHE TENDENZIALMENTE APPREZZANO

T. mi ha scritto complimentandosi per la descrizione. "Cosa ti è piaciuto?" gli ho chiesto.

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"Tutto. Dalla citazione di Dorian Grey al disturbo bipolare di tipo ciclotimico." Io: "Capisco la citazione, ma del disturbo cosa ti piace?" "Era simpatico. Se non è vero strappa un sorriso. Se è vero apprezzo l’onestà."

TENDENZIALMENTE

F. è contento di aver finalmente a che fare con “una persona anticonvezionale”. Poi aggiunge: “Meglio bipolare e borderline che immatura o falsa." Gli faccio notare che le cose non si escludono tra loro, che potrei essere bipolare, borderline, immatura e pure falsa. "Vero… Ma tendenzialmente non sono per la falsità ma per persone molto schiette e dirette." Ok. La schiettezza sembra essere apprezzata, almeno questo è chiaro.

A: “Ciao, devo ammettere che la tua descrizione mi ha spaventato un pochino ahahahaha, comunque come stai?”
Io: “Tutto bene, tu? Cosa ti ha spaventato?”
A: “Diciamo che la seconda e la terza riga non sono delle migliori ahahaha… però dai ti piace il whiskey e il cinema quindi va bene lo stesso."
Io: "Troppo buono."
Salvata dal whiskey. L’importante è aggiungere l’alcolismo al proprio spettro di devianze.

COSTRUIRE RELAZIONI

Anche a F. è piaciuta la mia presentazione: "Mi piace perché incastri tante cose in maniera perfetta, in poche righe. Mi dispiace per il disturbo bipolare. Se può consolarti tante persone non riescono a costruire relazioni."

Questo è un aspetto interessante, perché se i miei disturbi sono stati generalmente tollerati da chi mi ha scritto, le difficoltà relazionali sono state viste in chiave addirittura positiva, deresponsabilizzante. Ho cercato di spiegare che fare fatica nelle relazioni non significa necessariamente non volerne. Mi hanno dato ragione, ma erano un po’ delusi.

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QUELLI CHE LA BUTTANO SUL RIDERE

L’umorismo è una comfort zone per molti, e infatti: "Hey vecchietta, ciao, sei un po’ pazza a quanto vedo," oppure "Pazzerella. Come stai, che fai?" Qualcuno, nel suo approccio ironico, è stato comunque più elaborato, come S., anche lui matchato durante i miei spostamenti, che mi chiede: “Pensi di tornare in zona prima del prossimo periodo di down?" "Eh sono di Milano, ero via per il weekend," rispondo.

"Immaginavo. Due giorni al mare coi compagni della comunità?" e da lì la conversazione è proseguita un po’ sugli stessi toni, anche se il gioco di ruolo da Nido del cuculo richiedeva sempre più sforzi e dopo un po’ ho mollato il colpo.

I GURU

Alcuni mi hanno chiesto informazioni su sintomi e affini. Dopo aver spiegato in breve a D. cosa si intende per “disturbo ciclotimico”, tra di noi si è creato un equivoco che affonda le radici nei nostri due modi opposti di guardare alla vita.

D. mi chiede se soffro per il mio disturbo, e poi dice di soffrire di “ottimismo cronico, senza ragione." Ma riesce a gestire il problema "non pensandoci." Hakuna matata.

Io, che ottimista non sono, ho pensato che queste lenti rosa sul mondo potessero davvero rappresentare un problema per lui, perché influenzano la capacità di valutazione, la stima dei rischi e delle conseguenze, e possono renderti poco lungimirante e perspicace. Ma lui, da vero ottimista incurante, ha ignorato le mie preoccupazioni e ha cercato piuttosto di insegnarmi il suo stile di vita: “Sì, è la nostra mente che influenza il nostro stato… Poi vabbè non sono uno psicologo, do le mie soluzioni che applico su me stesso per star bene.”

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A quanto pare il segreto sta nel "non pensarci." Non ci avevo mai pensato. Ma quando gli chiedo, un po’ polemicamente, se secondo lui le malattie mentali sono curabili solo con la forza di volontà, dice che no, "solo" no, ma "anche." Meno male.

Anche C. esordisce scherzoso: “Ciao… domanda… posso scriverti adesso o aspettiamo che raggiungi l’altra tua personalità?"
Io: "Non ho un disturbo di personalità multipla!"
C: "E allora cosa ti porta questo disturbo bipolare?"
(Cerco di spiegare in poche parole.)
C: "Disturbo dell’umore… quindi avresti bisogno di gente che ti faccia ridere."
E poi, per rassicurarmi: "Comunque la tua premessa sul tuo problemino non è per me motivo per non uscire con te e/o conoscerti… le persone sono belle così come sono senza doversi limitare da ciò che hanno."

Apprezzo le buone intenzioni, ma questi approcci minimizzanti da guru del pensiero positivo mi hanno fatto pensare a questo video.

GLI APPASSIONATI DI MONTAGNE RUSSE (O DI JACK NICHOLSON)

Se molti—almeno in un primo momento—non si sono fatti scoraggiare, altri si sono dimostrati attratti nello specifico dalla mia condizione. Dev’essere l’effetto Angelina in Ragazze interrotte.

J. vuole capire se sono una sfrenata party girl ("Ti prescrivono farmaci per quella faccenda ciclotimica? Hanno effetti collaterali divertenti/ricreativi?"), o forse sta solo cercando un nuovo pusher. In ogni caso, J., ti devo deludere: gli effetti collaterali ci sono, ma in genere non sono divertenti.

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N. invece è decisamente ispirato dalla mia malattia. Quando gli chiedo cos'ha pensato leggendo la descrizione, si lascia andare a un flusso di coscienza che parla di case, amache e cene con Jack Nicholson.

Io: “E a proposito di quello che ho detto sulla mia salute mentale?”
N: “Beh', direi che quello è l’aspetto più intrigante, che fa ben sperare. One flew over the cuckoo's nest <3 ti metterei a cena con loro."
N. continua: “Possibile che tu abbia o possa avere in futuro due o più case. Anzi, consigliato. Così come un’amaca dentro casa e tutti in piscina. Insomma mi immagino le montagne russe."

GLI SCETTICI

Molti non ci hanno creduto e mi hanno chiesto in modo più o meno simpatico se fosse uno scherzo, una battuta o una cosa che mi ero inventata per attirare l’attenzione. R. è stato il più agguerrito: “Come preferisci dolcezza. Sono curioso di sapere se le tue diagnosi di cui sembra ti vanti siano certificate o siano tue supposizioni. Penso quasi le stesse cose su di me."

G. mi ha detto che non capiva cosa mi spingesse a dare informazioni così personali, se non l’esibizionismo. E lo capisco: Tinder, soprattutto in Italia, è ancora una vetrina molto approssimativa, che può andare bene per le scopate occasionali (o almeno potrebbe, se il rapporto numerico donne/uomini fosse meno sbilanciato) ma offre poco margine per conoscenze meno superficiali.

In generale la mia diagnosi non è stata accolta male: la sensazione è stata più che altro quella di non essere presa sul serio. E questo perché parlare di problemi mentali in alcuni contesti (in pratica tutti, tranne l’ambito medico e Tumblr) suona forzato, strano e sospetto.

Eppure il disturbo bipolare ha un’incidenza stimata anche del 2 percento della popolazione. Che in Italia significa oltre un milione di persone. Se si parla di ansia e depressione, poi, i numeri crescono esponenzialmente, ed è facile che i miei stessi match abbiano frequentato qualcuno con disordini simili, magari senza saperlo.

Le persone con problemi di salute mentale possono—e spesso riescono—ad avere una vita sentimentale sana e soddisfacente, ma le chance aumentano con la conoscenza e lo sdoganamento di queste tematiche. E quindi parlandone non solo con i modi e i termini della medicalizzazione, ma come aspetti—anche se problematici—delle nostre vite. Quindi sì, l’eliminazione dello stigma passa anche da Tinder.

Progetto Itaca è un’associazione di volontari per la salute mentale. Se hai bisogno di aiuto o vuoi entrare in contatto con loro, chiama il numero verde 800 274 274 (02 29007166 da cellulare) o scrivi una mail a info@progettoitaca.org.