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medio oriente

Questo giornalista palestinese sta per morire dopo 92 giorni di sciopero della fame

Il detenuto palestinese Mohammed al Qiq non assume cibo da tre mesi, e i dottori avvertono che rischia emorragie interne e collassi degli organi, che potrebbero provocarne la morte improvvisa.
Mohammed al Qiq nel suo letto d'ospedale il 16 febbraio. Foto di Ariel Schalit/AP

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A tre mesi dall'inizio del suo sciopero della fame, Mohammed al Qiq è scheletrico. Si contorce e geme per il dolore, biascica in maniera incomprensibile, sta perdendo la vista e non riesce più a sentire bene. Tutti segnali che indicano come il sta lentamente morendo di fame.

Qiq - un giornalista palestinese di 33 anni che lavora per un canale televisivo Saudita accusato di essere di proprietà del gruppo islamico Hamas - è stato arrestato dalle forze di sicurezza israeliane a Ramallah il 21 novembre. Quattro giorni dopo, ha iniziato a rifiutare il cibo dopo l'emissione di un ordine di detenzione amministrativa — una misura draconiana che permette di trattenere i prigionieri per un periodo indefinito senza rendere note le accuse o le prove contro di loro.

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La settimana scorsa la Corte Suprema israeliana ha finito di valutare le prove "riservate" in suo possesso, concludendo che Quiq era "chiaramente un attivista di Hamas, coinvolto nel terrorismo militante." Ma se da una parte la corte ha deciso di sospendere l'ordine di detenzione amministrativa per motivi di salute, dall'altra ha rigettato la richiesta di trasferire Qiq in Cisgiordania, più vicino alla moglie e ai figli, cui non è stato permesso di fargli visita.

"Questa presa di posizione non ha alcun senso per qualsiasi persona dotata di cervello, ma è la posizione degli israeliani," spiega a VICE News l'avvocato di Qiq, Jawad Boulos. "Quando la corte ha deciso di sospendere l'ordine di detenzione amministrativa, sarebbe dovuto essere un uomo libero, e da uomo libero avrebbe dovuto scegliere in quale ospedale stare, dove vivere e morire. Purtroppo però la corte non condivide questo punto di vista, ed è ancora detenuto a tutti gli effetti."

In un video postato otto giorni fa si vede Qiq ammanettato al letto d'ospedale, chiaramente disorientato e dolorante.

Attenzione: Questo video contiene immagini forti

In un messaggio video pubblicato la scorsa settimana, la moglie di Qiq, Fayha Shalash, ha chiesto alle autorità internazionali di fare pressione sul governo israeliano per il rilascio del marito, che ha descritto come un giornalista che stava solo "facendo il suo lavoro."

Al momento circa 650 palestinesi sono in carcere sotto ordini di detenzione amministrativa. La misura è stata criticata dalle Nazioni Unite e dall'Unione European perché non garantisce un giusto processo.

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Dopo 92 giorni senza cibo, lo sciopero della fame di Qiq è tra i più lunghi al mondo.

A Qiq sono stati somministrati due volte minerali e vitamine endovena - una volta a gennaio, quando ha perso conoscenza - ma a parte queste due eccezioni ha consumato solo acqua da quando ha iniziato la sua protesta.

Molte e diverse circostanze degli scioperi della fame, tra cui l'età e la forma fisica dell'individuo prima dell'inizio del digiuno, rendono difficile un paragone tra diverse proteste. Ma a grandi linee, ci sono due categorie di digiuni. Quelli in cui una persona assume solamente acqua, e quelli in cui assume i nutrienti fondamentali tramite brodi, supplementi vitaminici o bevande che contengono nutrienti.

"Escludendo questi due interventi in cui ha ricevuto dei nutrienti, Mohammed al Qiq ricade nella prima categoria, quindi l'impatto sul fisico è molto più estremo," ha detto a VICE News Amany Dayif, Direttrice per i Prigionieri e i Detenuti alla ONG Physicians for Human Rights. "La letteratura medica mostra che dopo 42 giorni senza cibo, il corpo inizia a spegnersi. Gli organi smettono di funzionare, c'è la possibilità di emorragie interne, questo vuol dire che c'è un serio rischio di collasso e morte improvvisa. Mohammed al Qiq non ha permesso ai dottori di esaminarlo nelle ultime settimane, quindi è impossibile sapere quali danni siano avvenuti internamente, ma potrebbero anche essere molto seri."

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Pochi altri sono sopravvissuti senza cibo per periodi così lunghi. Nel 1981 Bobby Sands, un 27enne irlandese repubblicano rinchiuso in una prigione britannica, è morto dopo aver assunto solo acqua e sale per 66 giorni. Altri nove uomini sono morti durante lo stesso sciopero della fame, e l'ultima morte è avvenuta dopo 73 giorni di digiuno.

Nel 1998, lo sciopero della fame di 68 giorni di Barry Horne, un attivista per i diritti degli animali imprigionato nel Regno Unito per aver condotto attacchi incendiari, è terminato perché l'uomo era così disorientato che ha dimenticato il motivo del suo digiuno. Horne ha anche accettato qualche sorso di tè e succo d'arancia durante il suo sciopero per cercare di evitare il coma, ma ha comunque perso la vista in un occhio e ha iniziato a soffrire di allucinazioni.

Lo sciopero della fame più lungo è stato attribuito a Bhagat Singh, un socialista indiano che protestava contro le condizioni dei detenuti indiani nelle prigioni gestite dai britannici. Lo sciopero di Singh nel 1929 sarebbe durato 116 giorni: le autorità erano riuscite ad alimentarlo a forza durante la protesta, nonostante avesse cercato di resistere.

Il suo compagno di prigionia Jatindra Nath Das è morto dopo 63 giorni di digiuno. Diversi altri attivisti per l'indipendenza dell'India hanno portato avanti scioperi della fame contro il governo Britannico nel periodo coloniale, tra cui Mahatma Gandhi, il cui digiuno più lungo è durato 21 giorni.

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Anche i palestinesi hanno una storia di scioperi della fame come forma di protesta politica: il primo digiuno di massa in un carcere israeliano è stato compiuto nel 1968 a Nablus. Altri scioperi sono stati tenuti a intermittenza tra gli anni Settanta e Ottanta — lo sciopero della fame più imponente ha coinvolto 11.000 prigionieri nel 1992.

Negli anni, una manciata di palestinesi sono morti nelle prigioni israeliane a cause degli scioperi della fame, ma diversi altri sono riusciti a conquistare la libertà. Ad agosto dello scorso anno, Israele ha acconsentito alla liberazione di Mohammed Allan, un sospetto membro del gruppo militante Jihad Islamico, dopo che i dottori hanno affermato che il suo sciopero della fame di 65 giorni aveva probabilmente causato danni cerebrali e agli organi interni. Nello stesso periodo altri cinque palestinesi sarebbero riusciti a porre fine alla prigionia grazie agli scioperi della fame.

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Tuttavia, nel caso di Qiq non è ancora stato raggiunto un accordo. Nonostante la recente liberazione di alcuni prigionieri in sciopero della fame, Israele ha indicato che è pronta a prendere una posizione forte contro i detenuti che rifiutano il cibo. A giugno dello scorso anno il governo ha approvato una legge che permette ai dottori di alimentare forzatamente le persone che digiunano quando le loro vite sono ritenute in pericolo.

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La misura è stata sostenuta dal Ministro per la Sicurezza Pubblica Gilad Erdan - che ha affermato che gli scioperi della fame equivalgono agli "attacchi suicidi," - ma finora i medici si sono rifiutati di attuare una procedura definita "umiliante" e "ai limiti della tortura" dall'Associazione Medica israeliana.

Dayif di Physicians for Human Rights ha chiesto alle autorità israeliane di negoziare la fine dello sciopero di Qiq, dato che la sua prigionia sta proseguendo e le condizioni di salute continuano a peggiorare. "Il tempo sta per scadere, ogni nuovo giorno in cui non assume cibo aumenta il rischio [di morte]," ha detto a VICE News. "Al momento c'è ancora una speranza di salvarlo. Ma se non succederà qualcosa al più presto il caso avrà un finale tragico."


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