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Tecnologia

Questa mappa interattiva rivela che il dark web non è poi così oscuro

La mappa prodotta dal team di Hyperion Gray chiarisce la proporzione tra siti illeciti e siti che svolgono attività legittime.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT
Immagine via: Hyperion Gray

Negli ultimi anni sempre più ricercatori hanno cercato di dare un volto alle connessioni presenti nel dark web, la rete di siti e servizi anonimi a cui si può accedere utilizzando il browser Tor. Alla lista si aggiunge ora anche il team di Hyperion Gray, un gruppo di hacker, sviluppatori, ingegneri e ricercatori informatici che ha prodotto una mappa navigabile dei siti presenti nel dark web.

Il mondo del dark web — che ricordiamo essere solo una parte del più ampio deep web — è spesso associato ai più oscuri traffici illegali e alle attività più violente e atroci a cui la mente umana abbia mai pensato: vendita di droghe, commercio di armi, diffusione di contenuti pedopornografici e… violazione del copyright ¯\_(ツ)_/¯ .

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Con la mappa prodotta da Hyperion Gray, però, si può avere un rapido colpo d’occhio sull’effettiva distribuzione di siti web dediti a tali scopi, e confrontarli con altri che invece svolgono attività legittime.

Mark Haase, membro del team Hyperion Gray, mi spiega in una conversazione via email che il loro interesse per Tor è sfaccettato: “siamo un gruppo di geek a cui piace imparare e armeggiare, ma siamo anche interessati alle questioni legali, morali ed etiche e al modo in cui queste si intersecano con la tecnologia e per il momento vogliamo concentrarci sull'analisi obiettiva e consentire al pubblico di trarre le proprie conclusioni.”

La mappa è stata prodotta effettuando uno scan ad inizio gennaio 2018 di 6.608 siti presenti sul dark web, raccogliendo in cluster i siti simili e riportando le loro homepage in un’immagine interattiva di circa 2.7 miliardi di pixel. “Le similarità fra i diversi siti sono valutate analizzando la struttura HTML delle pagine,” spiega Haase, “mentre invece aspetti visivi come il CSS o le immagini non sono state considerate: in questo modo due siti che sembrano visivamente differenti possono comunque trovarsi vicini perché condividono una stessa struttura.”

Sembra che il dark web sia più chiaro di quanto il nome faccia pensare.

Come precisano i ricercatori, non si tratta di un’analisi esaustiva, poiché secondo le statistiche del progetto Tor, i siti onion sarebbero in realtà oltre 60.000. Pur scattando un’immagine di una piccola porzione del dark web, questa mappa è sicuramente utile per stabilire le proporzioni di questi fenomeni e sottolineare alcuni impieghi di Tor che portano benefici alla società: come nel caso del gruppo di siti che sfruttano la tecnologia di SecureDrop per fornire delle piattaforme su cui i whistleblower possono trasmettere informazioni in modo sicuro e anonimo ai giornalisti.

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Screenshot del cluster di siti onion relativi alle piattaforme SecureDrop di diverse testate giornalistiche.

Navigando per i vari cluster si trovano servizi mail, siti per la compravendita e il mixing di criptovalute, comunità di discussione sul tema della cannabis, forum di discussione sull’hacking, blog personali ed ovviamente ci sono i market — come il singolare e tutto italiano Berlusconi Market.

Berlusconi Market in tutta la sua sobrietà.

“Abbiamo pubblicato la mappa del Dark Web perché vogliamo fornire una risorsa ricca di informazioni sia per i neofiti che per gli esperti,” sottolinea Haase, il quale aggiunge inoltre che spesso gli utenti poco esperti di tecnologia “sviluppano dei nebulosi modelli mentali di concetti come il dark web e mi aspetto che molti saranno sorpresi dal fatto che il dark web assomigli molto alla rete normale che già conoscono.”

Haase sottolinea che la loro ricerca è aperta e che chiunque può contribuire con domande e feedback per guidare le analisi future. Sicuramente, però, verranno pubblicati ulteriori articoli per utenti esperti per investigare, tramite analisi tecniche, aspetti inesplorati della struttura del dark web. “Al momento, la sorpresa più grande è stata notare la presenza di molti siti duplicati che sono raggiungibili attraverso indirizzi diversi, ho il sospetto che si tratti di siti di phishing e voglio fare ulteriori analisi per valutare questa ipotesi,” conclude Haase.