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Che fare durante i Mondiali, spiegato da chi in passato non si è qualificato

L’Italia per la prima volta in 60 anni non sarà ai mondiali e io, come tutti gli italiani, non so bene come comportarmi.
Juta
illustrazioni di Juta
Illustrazione di Juta

Siamo sinceri, lo sapevamo tutti già dal 3-0 di Madrid.

Non che non ci fossero stati segnali nelle partite precedenti, ovvio. Vincere 2-3 contro la Macedonia dopo essere andati sotto 2-1 con un gol di Immobile al 92’ non è un segnale di stabilità, e Ventura era stato scelto come CT esattamente perché si sperava sapesse dare alla squadra una forma di sicurezza.

Ancora in hangover dalla cazzimma di Conte durante gli Europei del 2016, malinconici nel vederlo appendersi alla panchina del Chelsea e lanciarsi ad abbracciare i tifosi dei blues, avevamo in realtà già deciso che la squadra di Ventura non era granché, e per estensione nemmeno lui lo era.

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In realtà, come ha spiegato poi a Che tempo che fa, Ventura stava solo provando a gestire un ambiente tossico sapendo, sotto sotto, che era impossibile. Si era sentito delegittimato. Avrebbe dato le dimissioni anche se fossimo riusciti a buttare una palla oltre le spalle del portiere della Svezia lungo il corso di 90 strazianti minuti a San Siro. Ma non ci siamo riusciti, e allora non siamo andati ai Mondiali. Per la prima volta dal 1958. Millenovecentocinquantotto.

Ieri sono iniziati i mondiali e io non riesco a darmi pace. La mia testa è piena di domande che ronzano. Dovrei guardare lo stesso le partite? O devo chiudere gli occhi, tapparmi le orecchie e gridare initerrottamente LALALALALALA lungo il corso dell’intera manifestazione? O forse devo adeguarmi al diktat della Gazzetta e tifare l’Islanda solo perché lol, i vichinghi?

Per risolvere i miei dubbi ho parlato con persone che hanno vissuto sulla loro pelle il dolore dell’assenza della loro nazionale ai Mondiali. Ecco quello che mi hanno detto.

TURCHIA
BURAK, 62 ANNI
Miglior risultato ai Mondiali: terzo posto, 2002. Non si qualificavano dal 1954 e non si sono più qualificati da allora.

VICE: Ciao Burak! Raccontaci un po’ di te.
Burak: Sono in pensione, prima gestivo un negozio di articoli sportivi. Tifo per il Galatasaray e per il PSV Eindhoven, dato che mia figlia gioca per la loro squadra femminile. Seguo il calcio da una vita. Me ne sono innamorato grazie a Metin Oktay, una leggenda del Galatasaray degli anni Sessanta.

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La Turchia arrivò terza nel 2002 dopo decenni che non si qualificava. Come fu giocare quel Mondiale?
Fu un Mondiale incredibile per la Turchia, il nostro allenatore convocò un gruppo di ragazzi che giocavano assieme fin da quando erano negli Under 13. Avevano una determinazione incredibile. Il momento peggiore fu quando Rivaldo simulò un fallo per far espellere uno dei nostri durante la semifinale con il Brasile. Perdemmo 1-0, ma saremmo dovuti andare in finale.

Perché, secondo te, vi qualificate così raramente?
La nostra federazione non funziona un granché, e quindi è difficile tirare su una buona squadra. Anche se gestiscono bene i giovani, si tende a cercare successi immediati con cosiddetti star player. Il che ti permette di avere dei buoni giocatori, ma non una squadra.

Come vivi il fatto che la Turchia non giochi i mondiali? Li guardi lo stesso di solito?
Il calcio è un gioco affascinante quando è giocato in modo corretto. Come ogni anno, anche quest’anno troverò qualche partita interessante da guardare. Anche se ovviamente non la vivo intensamente come quando giochiamo noi.

UNGHERIA
PATRIK, 37 ANNI
Miglior risultato ai Mondiali: secondo posto nel 1938 e nel 1954. Si sono qualificati l’ultima volta nel 1986.

VICE: Ciao Patrik! Per cosa tifi?
Patrik: Tifo Ferencváros dal 1990 e Liverpool dal 1993.

Che ruolo ha la nazionale per il tuo paese?
Abbiamo un proverbio che fa, "L’Ungheria è una nazione di dieci milioni di allenatori e dieci milioni di primi ministri." Il che ci porta ad avere aspettative irrazionali nei confronti della nazionale.

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L’ultima volta che vi siete qualificati è stata nel 1986. Raccontami di quei Mondiali!
Avevo sei anni e quindi non ho ricordi personali, ma ovviamente so bene quello che successe. Fu una tragedia per l’Ungheria, più a livello politico che calcistico. Avevamo una grande squadra, giocatori come Détári, Eszteházy e Kiprich. Ma eravamo sotto l’influenza dell’Unione Sovietica, e la partita che giocammo contro di loro venne truccata. Ci venne impedito di vincere e perdemmo 6-0. Tutti sapevano che c’era un accordo con l’URSS, ma l’allenatore e lo staff provarono a svicolare la questione con scuse tipo, “I giocatori hanno mangiato troppa pasta prima della partita."

Perché, secondo te, non vi qualificate da vent’anni?
Oggi il calcio ungherese è uno scherzo. Abbiamo allenatori che insegnano ancora dogmi degli anni Sessanta e un branco di cosiddette “stelle” che copiano lo stile di vita dei loro colleghi occidentali senza avere un minimo della loro qualità. Le famiglie preferiscono mandare i propri figli a giocare a ping-pong o a pallanuoto piuttosto che inserirli nel sistema calcistico, che è tanto corrotto quanto il nostro sistema politico.

E agli italiani senza mondiali cosa consigli di fare?
So che in Italia il calcio è quasi una religione. Visto che noi però non vediamo la nostra nazionale ai mondiali da decenni, questo è quello che facciamo di solito: ci sediamo davanti alla TV con un sacco di birre, con o senza amici, e guardiamo le altre squadre!

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IRLANDA
SÉAN, 27 ANNI
Miglior risultato ai Mondiali: settimo posto nel 1990. Da allora, si sono qualificati solo nel 1994 e nel 2002.

VICE: Ciao Séan! Raccontaci qualcosa del tuo rapporto col calcio.
Séan: Ho 27 anni, sono irlandese ma vivo a Göteborg, in Svezia. Tifo il Manchester United perché Roy Keane e Dennis Irwin erano i nostri eroi da bambini in Irlanda. Quando ho iniziato a interessarmi di calcio, pensavo che Eric Cantona fosse l’uomo più figo del mondo. Ma odio come Mourinho fa giocare lo United.

L’ultima volta che vi siete qualificati era nel 2002. Quanti anni avevi all’epoca?
Ero alle elementari. Quando giocammo contro l’Arabia Saudita ero a Disneyland, a Parigi. Li abbiamo distrutti tipo 5-0. Mio padre si ubriacò talmente tanto durante i festeggiamenti che si arrampicò su un flipper e poi cadde giù! Comunque, mi ricordo anche quando Robbie Keane segnò il gol del pareggio contro la Germania—e onestamente la reazione di Mitch McCarty a quel gol è una delle cose più belle di tutti i tempi…

Come possiamo passare il tempo che non passeremo a guardare l’Italia giocare?
Non so, per voi italiani dev’essere davvero dura. Io sono abituato a perdere! Sai, sono irlandese. Non prendetela troppo male, ma festeggiate quando la Svezia verrà squalificata. Almeno lì potrete prendervi una piccola soddisfazione.

SVEZIA
PETER, 28 ANNI
Miglior risultato ai Mondiali: terzo posto nel 1950 e nel 1994. Hanno avuto buoni risultati, anche se non si sono qualificati nel 1982, 1986, 2010 e 2014.

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VICE: Ciao Peter. Raccontaci qualcosa di te!
Peter: Mi chiamo Peter, ho 28 anni e tifo Arsenal e la nazionale svedese. L’Arsenal perché sono stato influenzato da amici e parenti. La Svezia per la mia nazionalità!

La Svezia è arrivata terza nel 1994! Una grande impresa.
Sì, quelli erano gli anni d’oro. Avevamo una buona squadra anche nel 2002, ma un girone impegnativo con Inghilterra, Nigeria e Argentina. È stato pazzesco il gol con cui abbiamo buttato fuori l'Argentina, uno di quei classici gol della nazionale di cui tutti parlano per mesi. Ero dai miei nonni a guardare la partita e mi ricordo ancora ogni singolo momento.

Avete qualche consiglio da darci? Insomma, anche voi spesso non vi siete qualificati, ma in questo caso le reazioni sono state diverse.
È tutta un'altra una mentalità. Moltissimi svedesi erano convinti che giocando bene ci saremmo potuti qualificare. Gli italiani, dal canto loro, forse davano i mondiali per scontati. Siete convinti che la vostra squadra sia talmente forte da guadagnarsi per forza un posto nel torneo. Noi non ci qualificavamo dal 2006, e ormai ci avevo fatto l’abitudine. Probabilmente usciremo subito, ma sono comunque impaziente di guardare le partite.

FRANCIA
CYRIL, 41 ANNI
Miglior risultato ai Mondiali: campioni del mondo, 1998. Non si sono qualificati ai Mondiali per cinque volte, l’ultima nel 1994.

VICE: Ciao Cyril, raccontaci qualcosa di te, cosa fai e quale squadra tifi?
Cyril: Sono di Parigi, quindi tifo il PSG e la nazionale francese. Metà della mia famiglia, però, è italiana, quindi tifo anche la Juve e la nazionale italiana. Mi sono innamorato del calcio grazie al Mondiale del 1982, avevo solo cinque anni e ho chiesto ai miei genitori di comprarmi un pallone.

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Cosa ricordi degli ultimi due Mondiali a cui non vi siete qualificati?
Avevo 13 anni nel 1990 e 17 nel 1994. Onestamente, non mi interessava più di tanto. All’epoca non avevamo mai vinto una Coppa del Mondo, quindi non credevo fosse davvero possibile. Volevo solo guardare belle partite, tanti gol e calciatori fantastici come Maradona, che giocava ancora ai tempi. Un’altra cosa che non dimenticherò mai è stato quel rigore sbagliato da Baggio in finale contro il Brasile.

Come mai non vi eravate qualificati?
Nel 1990 perdemmo contro Cipro e quella partita ci costò la qualificazione. Non avevamo una grande squadra. Nel 1994 la Bulgaria segnò al 93esimo minuto, con Kostadinof, e ci eliminò. Tutti in Francia si ricordano il momento in cui Ginola perse la palla che portò al gol.

Cosa suggerireste di fare per occupare il tempo durante il Mondiale?
All’epoca, io avevo scelto un’altra squadra per cui tifare, ed era l’Italia, e così avevo guardato lo stesso le partite. Non puoi non guardare i Mondiali. Guarda le partite di quest’anno e tifa Francia. Alla fine, siamo cugini, no?

ISLANDA
SIGURGEIR,
Miglior risultato ai mondiali: l'essersi qualificati nel 2018, per la prima volta.

VICE: Allora Sigurgeir, che mi dici di questi mondiali?
Sigurgeir: Be', innanzitutto che non mi sarei mai aspettato di vederci l'Islanda.

In effetti è la prima volta che vi qualificate, qual è l'umore generale e quando hai capito che sareste riuscite a qualificarvi?
Ora è un po' la quiete prima della tempesta, che sarà la partita di sabato contro l'Argentina. Detto ciò, l'interesse per il calcio sta crescendo anche in Islanda, e la nazionale femminile è stata tre volte campione d'Europa.

Tu invece, che rapporto hai col calcio?
Tifo per il Manchester United, e vengo da una città, Selfoss, in cui il calcio è molto importante. Io ho iniziato a giocare a sei anni e sono stato compagno di squadra di persone che sono nella nazionale, sia quella maschile che femminile.

Quali sono i momenti più alti e più bassi della nazionale?
Migliori direi nel 2015, quando abbiamo giocato contro l'Inghilterra agli Europei e abbiamo vinto. Il più basso nel 1967, quando abbiamo perso 14-2 con la Danimarca.

Nelle edizioni precedenti seguivi comunque i mondiali? Dopo non aver potuto tifare per la tua squadra per tanti anni, hai consigli per l'Italia?
Sì, li seguo da vent'anni e passa, ho sempre tenuto per l'Olanda o l'Italia—e ogni tanto per l'Inghilterra. Quanto a voi, spero tiferete per noi, del resto abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile.

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