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comicità

Come Beppe Grillo è arrivato a poter dire il ca**o che vuole, sempre e comunque

Non è un politico perché nessuno lo candida, e nessuno può smentirlo perché lui parla da solo.
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Beppe Grillo. Foto di Livioandronico2013 via Wikimedia Commons (CC BY SA 3.0).

In queste ore si sta parlando dell’ennesima “maldestra”—se così vogliamo definirla—uscita di Beppe Grillo, che, nel corso di un suo spettacolo a Jesolo, ha detto di non credere ai “cambiamenti climatici” dato che in tutte le foto dal bellunese gli alberi caduti sembrano uguali, come se fossero “dell’IKEA.”

Oltre a essere stranissimo che un uomo rinomato per le sue polemiche contro i poteri forti che non vogliono farci usare la canapa per continuare ad arricchirsi con il petrolio asserisca di non credere al cambiamento climatico, non è la prima volta—considerando solo l’ultimo mese—che Beppe Grillo ci propina una battuta che non fa ridere e che non è neanche una battuta (e senza neanche doversi portare dietro una biowashball).

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Negli ultimi due anni abbiamo visto passare in rassegna le mille personalità di Beppe Grillo che, quasi da “vincitore,” è tornato a vestire i panni del comico che per un brevissimo periodo aveva smesso di urlare frasi come “vi siete affidati a un comico, come siete messi?”. L’episodio più eclatante di questo fine 2018 è la “battuta”—tra virgolette, perché della battuta non aveva nulla—sull'autismo. Alle accuse Beppe Grillo ha risposto calcando la mano sull’ambiguità che lo contraddistingue e che ora andremo ad analizzare: “Il comico non conosce poltically correct.”

Prendendo un particolare per ragionare sull’universale, la “battuta” sul cambiamento climatico sembra un misero tentativo di far intendere che Grillo sa qualcosa che noi non sappiamo, cosicché si possa pendere ancora dalle labbra del "profeta" (la maschera che ha vestito prima del secondo Vaffa-Day, prima della nascita del M5S).

“Cambiamenti climatici? Non credeteci. Ho visto le foto del bellunese, alberi caduti tutti uguali, pareva l'Ikea. La verità è che le catastrofi sono il nostro PIL, costruiamo e ricostruiamo.” Il sottinteso è che qualcuno abbia appositamente creato una catastrofe nel bellunese per costruire. Dunque, ci si potrebbe chiedere: non è un bene per il nostro paese, visto che le catastrofi fanno aumentare il PIL? O è un ammiccamento al carattere degli italiani, che dopo una catastrofe si risollevano e diventano più forti—con il corollario che una catastrofe allora c’è stata, negando così la prima parte della battuta?

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Banalmente, pur capendo ciò che vuol dire Grillo, questa battuta fa schifo perché la punchline smentisce quanto precede. Sì, un comico—ammesso e non concesso che Grillo lo sia ancora—può dire quello che vuole se fa ridere. Bene: Grillo non fa neanche più quello. E soprattutto, mi si perdonerà il riferimento a Luttazzi, quella dall’alto verso il basso difficilmente è satira, ma più sfottò fascistoide.

Ma com’è arrivato Beppe Grillo a poter dire il cazzo che vuole senza che nessuno possa dirgli niente? Come ha ricostruito il critico teatrale Oliviero Ponte Di Pino in Comico & politico, la bravura di Grillo sta nell’aver sfruttato le falle di ogni sistema che lo ha ospitato, sia televisivo che politico. Se doveste chiedere a un vostro genitore cosa è successo a Beppe Grillo alla fine degli anni Ottanta, molto probabilmente risponderà che per una “battuta sui socialisti” è stato fatto fuori, senza dirvi però—perché la leggenda non narra questo—che solo un anno dopo era già a Sanremo e così due anni dopo, per poi passare a Tele+, dove è nato il mito del "Grillo profeta."

In quegli anni Grillo sfrutta la non-esistenza prima, e la non-diffusione di Internet poi, per proporsi come alfiere della contro-informazione. I suoi spettacoli, che appunto trasmette anche un’emittente privata e sono ripresi a spezzoni da Striscia La Notizia, mostrano immagini che i media tradizionali non fanno vedere, condite da un monologo, sempre realizzato in mezzo al pubblico, fatto di verità celate, vittimismo e urla. Proprio il monologo, sostiene Ponte Di Pino, sarà poi il mezzo con cui Beppe Grillo sfonderà in politica.

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Tramite la retorica egoistica che alberga in ognuno di noi, Beppe Grillo sfrutta la propria incandidabilità come uno scudo: visto che non mi possono eleggere, vi pare che io mi metta a fare politica? Grazie a questa piccola falla del pensiero e alla costruzione di un personaggio che nelle sue apparizioni pubbliche non prevede contraddittorio (ma prevede una lauta retribuzione), oggi come non mai Beppe Grillo può permettersi di dire quello che vuole. Non è un politico perché nessuno lo candida, e nessuno può smentirlo perché lui parla da solo. E poi c'è l'età.

Leggendo le cronache del suo intervento a Jesolo, Beppe Grillo avrebbe attaccato parlando di mal di schiena e acciacchi vari, per arrivare solo poi alla stoccata negazionista sul cambiamento climatico. È ovvio che nel testo le due cose non fossero strettamente legate, ma con una (neanche troppo abile) mossa retorica Beppe Grillo si dipinge come anziano—una categoria alla quale, almeno verbalmente, è concesso tutto.

Ma quindi cos’è oggi Grillo? Un comico, il leader de facto del M5S, un amabile vecchietto che sbraita alle folle, un blogger? L’ambiguità è costituiva del personaggio di Beppe Grillo che all'inizio dell'anno, con una mossa alquanto paracula, ha dissociato il proprio blog dalla Casaleggio.

Come un novello Balto, dunque, Grillo sa soltanto quello che non è, e in teoria anche noi: sicuramente non è qualcuno da ascoltare.

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