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Cibo

L'episodio sull’Eleven Madison Park di "7 Days Out" vi farà capire cos’è la ristorazione stellata

I vostri amici vi chiedono in continuazione perché gli stellati costano così tanto, e soprattutto perché ci buttate dei soldi? Basta dirgli di guardare questo episodio di 7 Days Out su Netflix.
Roberta Abate
Milan, IT
Eleven Madison Park 7 days out
Screengrab via Netflix 

Se, come me, non avevate soldi per andare in Thailandia come tutti i vostri amici durante le vacanze di Natale, vi sarete ritrovati ubriachi di cibo sul letto a guardare qualsiasi cosa fosse disponibile su YouTube o Netflix. Fra un video di Dr. Pimple Popper e un film sci-fi, mi sono buttata a capofitto anche su 7 Days Out, che normalmente non mi sarei filata, perché si profilava come la serie di documentari sul dietro le quinte più inutile della storia. Ce la faranno sei eventi incredibili di portata mondiale - tutti risalenti al 2017 - ad essere perfetti come gli organizzatori desiderano? La risposta è un rassicurante “Certo che ce l’hanno fatta”, suspense finita. Però, se ti sei vista per l’ennesima volta I figli degli uomini di Cuaròn, non puoi fare tanto la schizzinosa.

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7 Days Out è una serie di documentari sui sette giorni che precedono sei grandissimi eventi: la mostra canina di Westminster; la sfilata di haute couture di Chanel; lo schianto della Cassini su Saturno; il Kentucky Derby; il League of Legends e la riapertura dell’Eleven Madison Park.

Ora, se non avete visto ancora questo episodio, o non conoscete l’Eleven Madison Park, presto detto: è un ristorante tre stelle Michelin di New York che nel 2017 viene eletto dai World’s 50 Best Restaurants - gli oscar della ristorazione - come il migliore al mondo.

Eleven-Madison-Park-Netflix

Screen via Netflix

La peculiarità di questo ristorante è che, nel momento stesso in cui viene eletto il migliore al mondo, decide di chiudere per rinnovare i locali e ripensare al menu. Lo annunciano insieme lo chef Daniel Humm - chef svizzero - e Will Guidara - restaurant manager. I due sono anche noti per aver diviso dall'inizio successo e responsabilità in pubblico del ristorante, dimostrando come non solo lo chef sia l'unico fautore del successo di un locale.

Will Guidara Eleven-Madison-Park

Will Guidara.

Appena parte il documentario, che è il secondo dopo quello incredibile sulla mostra canina più importante al mondo, realizzo subito che d'ora in avanti sarà l'arma perfetta per rispondere a tutti i detrattori dell'alta ristorazione: "Perché costa così tanto?", "In fondo è solo cibo"; "Perché proprio questi sono i ristoranti migliori al mondo?".

L'episodio sull’Eleven Madison Park di 7 Days Out inizia con gli ultimi ritocchi prima dell'apertura dopo la lunga chiusura. Tutti sono elegantemente nervosi, perché mancano ancora molti elementi, tipo il gas o i tavoli, e le aspettative di stampa e pubblico sono altissime. La lunghissima lista di cose da controllare e sistemare prima della riapertura è spaventosa, e al suo interno ci punti come “lucidare le targhette del bagno” o "rendere più morbido il velluto dei divanetti".

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Eleven Madison Park
Eleven-Madison-Park-Netflix

Daniel Humm.

Intanto in cucina si provano tutti i piatti del menu: iconica la scena in cui Humm parla dei quattro principi dei suoi piatti, ovvero bontà, presentazione, creatività e intenzione, sottolineando che un piatto deve avere un significato, un senso.

Eleven-Madison-Park-Netflix-Daniel Humm

Iconica allo stesso modo, quella in cui il direttore di sala e i camerieri provano tutta la gestualità legata ai nuovi piatti del menu, e perfezionano il cosa dire o il come dirlo soprattutto. E ancora: quando i cuochi vanno tutti dal barbiere a tagliare le barbe incolte, che lo chef aveva permesso loro di tenere durante la chiusura del locale.

Taglio barba Eleven-Madison-Park-Netflix
Barbiere Eleven-Madison-Park-Netflix-

Ecco, quelli che vi ho descritto sono tutti piccoli tasselli del documentario, dalla cucina alla tavola, passando dalle porte del bagno o dall’entrata - “deve essere resa carina per Instagram” - che vanno a costruire quella che Guidara definisce un’esperienza della vita, non solo una cena. Certo, non manca la solita e trita retorica sulla ristorazione, che viene paragonata a un "campo di battaglia", o alla "partita della vita", che a me personalmente mi fa un po' imbestialire, ma non si può che essere colpiti della macchina organizzativa dietro un locale di questo tipo. E contrariamente agli episodi di Chef's Table, la storia personale dello chef viene messa un po' da parte in 7 Days Out, per mostrare il pragmatismo e non solo le aspirazioni di un grande ristorante.

Netflix 7 days out

Perché l'alta ristorazione sicuramente riguarda il cibo buono, ma non avrebbe questa portata mediatica senza la perfezione, che si cela dietro la cena e il servizio. Sono i particolari invisibili a fare la differenza, che sembrano essere lì per caso, e che invece sono studiati per far sì che ricordiate per sempre dove siete stati e perché ci siete stati.

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Questo giustifica un conto da 500 euro? Forse.

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