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Attualità

L'Instagram di Maria Elena Boschi sembra un meme, invece è vero

#Instameb è l'evento più rilevante della politica italiana degli ultimi giorni. Parliamone.

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha un account Instagram ufficiale da meno di 48 ore e ha già pubblicato 29 foto in cui i suoi quasi 3.000 follower la possono osservare guardare un soffitto (e basta), ascoltare (e basta) o sorridere in camera (e basta). L'handle è @mariaelenaboschi_official, il nome del profilo è MEB, e l'hashtag ufficiale è #instameb.

MEB è l'acronimo di Maria Elena Boschi.

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Stamattina ho trascorso un po' di tempo sul profilo di MEB per cercare di capire cosa stia cercando di dirci, cosa significhino questi scatti, e se il tutto possa sembrarmi qualcosa di diverso da un Tumblr del genere mariaelenaboschifacose fuori tempo massimo di almeno cinque anni.

Non trovando risposte, ho pensato a ciò che MEB sta diventando—quanto meno in rete. E ho trovato questo perché.

Da tempo su internet—e in particolar modo su Facebook—circolano immagini ironiche in cui MEB viene rappresentata in modo quasi esoterico, come qualcosa di più di un semplice ex avvocato diventato una dei principali personaggi politici della *Terza Repubblica* o di una correntista di Banca Etruria.

In questi mesi, in rete, MEB è stata anche "il Leviathan", una library di gif animate, la trasfigurazione in carne e ossa del motto "Produci, Consuma, Crepa". Quasi tutte le foto che la ritraevano sono state immediatamente photoshoppate, rieditate, rimasticate. Anche adesso, mentre scrivo, c'è una folta schiera di innamorati-non-innamorati di MEB che sta appendendo in camera tutte le nuove foto di MEB che trovano su Instagram, producendo cose come queste.

Quello che ho capito, in pratica, è che MEB è ciò che Putin è per i meme di destra, a più gradi di intellettualizzazione.

MEB è la Putin dei meme pretenziosi di sinistra.

Non è difficile immaginare, quindi, quale sia stato lo spirito che ha portato chiunque-sia-il-responsabile ad aprire questo profilo Instagram pieno di foto di MEB: basta dargli un'occhiata.

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Dentro ci sono gli scatti istituzionali con lo sfondo da imprenditore attivo nel settore dei laterizi alla sua prima pubblicazione su Capital,

scatti di gruppo con vari gradi di coinvolgimento di MEB (gradi inversamente proporzionali all'estrazione sociale dei soggetti con cui viene fotografata),

foto di schiena alla "supereroe alla fine di una giornata di lavoro e un po' di tempo per Retrica,"

foto intimiste/inspirational con spazio sufficiente (a destra o a sinistra) per una citazione a metà tra Charlotte Bronte e una campagna Nivea,

scatti in cui MEB è il punto di fuga di ogni tipo di sentimento universalmente riconosciuto—la comprensione, il sospetto, lo scetticismo, il disinteresse, la partecipazione—come una legge elettorale proporzionale dell'anima,

scatti in cui ascolta clemente l'interlocutore di turno, posizionata di profilo (profilo di tipo 1, 2, 3, 4, 5) e potenzialmente preoccupata per la presenza di una ciabatta elettrica che pende pericolosamente sopra una friggitrice,

e scatti in cui ascolta ancora ma nella variante meme con Gene Wilder in La Fabbrica del Cioccolato, e che per densità di volti e gravità del messaggio politico rappresentano un po' il Quarto Stato MEB—solo con i badge staff al posto delle zappe, e l'ottimismo da startup per i family banker al posto della fame della classe proletaria.

E questo solo fino ad ora, dopo neanche tre giorni.

Insomma: è pur vero che MEB, per sua natura, spesso non disdegna pose ed espressioni perfette per essere rielaborate su più livelli o per diventare reaction gif (esempio: l'espressione che si compone sul suo volto dopo che Di Maio dice che le telecamere sono lì per lui e non per lei). Ma è anche fin troppo chiaro che questo profilo Instagram è un gigantesco monumento alla figura di Maria Elena Boschi non come statista, ma in quanto meme.

E se lo è fatto costruire lei stessa.

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