Kavinum ecommerce vino
Foto dell'autrice.
Cibo

Questo sito che ti manda il vino a casa dopo averti fatto fare un test

Kavinum ti sceglie i vini in base alle tue preferenze e io lo trovo rilassante e divertente quanto i quiz di compatibilità della mia adolescenza.
Giorgia Cannarella
Bologna, IT

“Il vino viene scelto basandosi su un’avanzata tecnologia di personalizzazione, un algoritmo basato sui gusti del cliente”

La mia pre-adolescenza è stata caratterizzata dall’acquisto compulsivo di riviste tipo Cioè che cercavo di tenere fuori dalla portata dei miei genitori in modo che non si accorgessero che dentro c’erano consigli di natura simil-sessuale. La mia parte preferita però non erano i consigli per baci “da sballo” o petting “infuocato”, bensì i test. Mi piaceva che potessero rispondere a quesiti di fondamentale importanza, dal membro dei Backstreet Boys che avrei sposato alla carriera a cui ero destinata, passando per il mio inquadramento nella categoria delle ragazze festaiole o di quelle timide.

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Confesso che, se ci fossero test anche nelle riviste che leggo, probabilmente li farei, visto che ormai ho esaurito tutte le risorse online tipo l’enneagramma o il love language. Trovo particolarmente rassicurante e riposante, a livello mentale, venire incasellata, avere la conferma — o la sorpresa — di appartenere a un gruppo, e soprattutto avere qualcuno che, anche solo per qualche minuto, scelga al posto mio.

Quando mi hanno detto che non avrei effettivamente dovuto scegliere nulla mi sono sentita sollevata

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Foto per gentile concessione di Kavinum.

E quindi mi è immediatamente piaciuta l’idea dell’eno-club Kavinum. La mia prima reazione alla proposta di provare un wine club mensile è stata di sospetto; la seconda, quando mi hanno detto che non avrei effettivamente dovuto scegliere nulla, di sollievo. Kavinum si definisce “il primo #1 wine club in Italia, che adatta le sue scelte di vino alle preferenze di ogni singolo membro del Club.”

Come funziona Kavinum

“Ho l’obbiettivo di creare un’esperienza di vendita al dettaglio di vino ‘sostenibile’, prodotti che rispecchino il territorio con packaging attenti all’ambiente”

Se non mi piace ordinare il vino al ristorante figuratevi acquistarlo. Il campo enologico è quello in cui soffro più la sindrome dell’impostore. Qualcosa so, ma anche quel poco che so non mi pare mai sufficiente, e preferisco delegare agli altri la scelta di cosa bere. Ho adorato il formato ‘test’ di Kavinum. Una volta registrato al sito ti vengono poste diverse domande. Prima tra tutte: il tuo livello di expertise. Dopodiché a me, che ho puntato su un confortante livello ‘medio’, è stata chiesta la mia tipologia di cioccolato e cocktail preferito, i gusti di frutta che preferivo, il mio budget e quanto fossi disposta a sperimentare.

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Una delle ultime domande era la mia propensione per il bianco o per il rosso. Bianco, ho detto io, aggiungendo tra me e me “ovviamente”. Una volta fatto il test ti vengono proposte tre bottiglie, nel mio caso due di rosso e una di rosato, cosa che mi ha particolarmente deliziato — dopotutto i miei test preferiti erano quelli in cui mi rivelavano che ero una party girl anche se sapevo benissimo che non era vero. L’ordine ti viene consegnato in giornata se abiti in Lombardia oppure a casa in 24 ore.

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I materiali arrivati insieme ai vini Kavinum. Foto dell'autrice.

A me sono arrivati un Rosé Pet Nat 2020 di Piccolo Bacco dei Quaroni, un Barbera Blend 2018 de La Poiesa e un Sangiovese 2020 di Corva Gialla. Ogni bottiglia è accompagnata da brevi cenni della storia dell’azienda, note di degustazione molto chiare e graficamente semplici da ricordare (qualcuno direbbe ‘for dummies’, io direi ‘adatte agli ingenui vinicoli come me’) e perfino ricette da abbinare come Lenticchie al vino rosso e agnello all’aglio o Bastoncini di pesce fatti in casa.

L’esperienza nel suo complesso mi è piaciuta un sacco e mi ha fatto venire voglia di saperne di più. Qualcosa che non ho specificato, ma che per me riveste un’importanza di non poco conto, è che tutte le bottiglie di Kavinum rientrano nella definizione di vini naturali.

Parliamo un po’ di sostenibilità

“Vogliamo rendere l’esperienza di acquisto del vino un processo meno intimidatorio rispetto a quello che ha sempre presentato l’industria del vino”

Ho parlato con il fondatore Franck Morel: “Sono da sempre grande appassionato di vino ed enogastronomia. Da diversi anni ha scelto di bere solo vini ‘sostenibili’ — con questo termine intendo vini da agricoltura biologica e/o biodinamica, o comunque prodotti e vinificati in un certo modo — che abbiano un approccio di un certo tipo nei confronti dell’agricoltura. Con Kavinum ho l’obbiettivo di creare la migliore esperienza di vendita al dettaglio di vino ‘sostenibile’: prodotti che rispecchino il territorio e che noi consegniamo con packaging attenti all’ambiente.”

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Di recente ho avuto l’opportunità di contribuire a un progetto sull’agricoltura per cui ho avuto la fortuna di confrontarmi con un editor scientifico. Da lì ho capito l’inutilità di usare termini come sostenibile senza approfondire cosa c’è dietro. In questo caso fortunatamente dietro c’è qualcosa e non si limitano a usare il termine come specchietto per le allodole. Le loro scatole sono plastic free, realizzate per la maggior parte di materiali riciclati e nuovamente riciclabili al 100% — il vino infatti è protetto da un inserto protettivo completamente biodegradabile costituito di cartone con certificazione FSC (Forest Stewardship Council). Per ogni ordine completato donano un euro a un’associazione ambientale per piantare un’albero e rendere il pianeta più verde. Insomma non vogliono essere “la solita boutique online che si limita a vendere bottiglie di vino” e lo rappresentano anche con l’ambizioso motto “Nessun pianeta, nessun vino”.

Un algoritmo può sceglierci il vino?

Morel mi spiega che si basa “su un’avanzata tecnologia di personalizzazione: un algoritmo basato sui gusti del cliente.” Kavinum, che infatti si definisce wine club e non shop, permette ai propri membri di sottoscrivere degli abbonamenti mensili in cui ogni mese ricevono a casa quattro bottiglie diverse basate sui propri gusti — anche se rimane sempre la possibilità di acquistare i vini singolarmente.

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Foto per gentile concessione di Kavinum.

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In generale, dice Morel, vogliono “rendere l’esperienza di acquisto del vino un processo meno intimidatorio rispetto a quello che ha sempre presentato l’industria del vino.” Personalmente trovo che qualsiasi progetto voglia rendere il mondo del vino meno intimidatorio sia più che benvenuto. E soprattutto trovo interessante un sistema di scelta e acquisto in cui al cliente viene proposto di affidarsi a qualcuno di più esperto di lui, addirittura a un algoritmo, affinché individui i suoi gusti e allo stesso tempo espanda i suoi orizzonti proponendogli qualcosa — vedi i miei tre rossi, o meglio due rossi e un rosato — che magari normalmente non avrebbe scelto. E se la stessa cosa si potesse fare anche con l’acquisto di cibo? O se fosse possibile raggiungere un tale livello di personalizzazione anche con i menu dei ristoranti?

Certo, affidarsi comporta sempre dei rischi. Se non ti piace una bottiglia che ti hanno messo nella box da Kavinum te ne mandano un’altra gratuitamente senza fare ulteriori domande. Inoltre si possono anche selezionare i range di prezzo in cui muoversi (16-25 euro, 36-35 euro, 36-40 euro) per essere sicuri che il valore percepito dall’esperienza non si abbassi perché si è superato il range di prezzo che si ritiene accettabile. Dopotutto affidarsi a un algoritmo non è la stessa cosa che affidarsi al sommelier che ti propone un vino? No, no scherzo, mica voglio essere linciata dopo aver fatto un semplice test.

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