Salute

Il complicato rapporto tra consenso e sesso sotto l'effetto di droga

È uscito il primo studio che indaga sul legame tra droghe, sesso e consenso, e ha scoperto che la situazione è più complicata di quanto sembri.
Simon Doherty
London, GB
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
coppia che si tiene per mano
Foto di Emily Bowler.

"Se una persona ha preso troppa droga e le sue inibizioni sono ridotte, non è vero consenso," dice una persona intervistata nel primo studio su consenso e sesso sotto l'effetto di droghe, "ma non è nemmeno contro la sua volontà."

Condotto da Lauren Smith preso l'università Beckett di Leeds, e pubblicato di recente su The Journal of Sex Research, il suo è il primo studio di questo tipo. Se infatti il rapporto tra alcol e consenso sessuale, specialmente nel contesto della violenza sessuale, è stato al cento di numerose ricerche, finora il tema del sesso consensuale sotto l'effetto di droga non poteva contare su ricerche accademiche. "Sappiamo che le droghe hanno un impatto sulle funzioni motorie e cognitive," spiega Smith. "Quindi sono rimasta sorpresa dalla mancanza di studi sull'effetto che le droghe possono avere sul consenso verbale e non-verbale delle persone."

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All'inizio, Smith ha setacciato i database e trovato circa 19mila studi che facessero riferimento a sesso e consenso, prima di selezionarne circa un centinaio. Poi, dopo un'analisi più approfondita, è arrivata a un nucleo di 21 paper che contenevano i dati più utili e rilevanti. Da lì, si è trattato di raccogliere i temi comuni e scavare alla ricerca di nuove intuizioni.

Naturalmente, c'è chi sosterrebbe con veemenza che una persona sotto l'effetto di droghe non possa assolutamente dare il consenso a un rapporto sessuale. Tuttavia, questo studio suggerisce che, per molti, le sostanze allarghino i confini del sesso fino a territori che non potrebbero mai esplorare da sobri. "Vorrei fare abitualmente sesso come me lo immagino," ha spiegato un partecipante alla ricerca. "E per farlo mi serve la droga."

Tra gli intervistati, una donna spiega come alcuni composti chimici abbiano migliorato la sua vita sessuale anche una volta terminati i postumi dell'assunzione: "Col mio partner abbiamo scoperto che molto spesso le cose che facciamo quando siamo fatti… possono sconfinare anche nella nostra vita sessuale da sobri. Il mefedrone ci ha aperto delle porte".

Ciò, secondo Smith, potrebbe essere in parte dovuto agli effetti delle droghe sui sensi—la diminuzione del dolore, per esempio. Ma al di là di quello, vale la pena riflettere anche sul modo in cui la società impone delle regole alla sessualità di certi gruppi—uomini gay e bisessuali, donne etero—dando in molti casi come risultato bassa autostima e ansia collegata al sesso: "Questi gruppi vedono la propria sessualità spesso collegata a rischi, pericoli, la minaccia delle MST, delle gravidanze indesiderate o dello sfruttamento sessuale."

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"Abbiamo constatato che le droghe spesso aiutano le persone a esprimersi sessualmente e a sentirsi più libere di sperimentare approcci al sesso che desideravano anche da sobrie, ma che non si sentivano in grado di praticare," continua Smith. "Non mi sorprende affatto che a riportare questo fatto siano principalmente uomini gay/bisessuali e donne eterosessuali. Non si parla così tanto del piacere sessuale di queste nicchie di persone, ma è importante integrare il loro punto di vista nella narrazione della sessualità in generale."

Nel rapporto tra sesso e droghe, uno degli aspetti più importanti è però quello che riguarda il consenso. Lo studio ha evidenziato che alcune sostanze in particolare—come la Trinità del chemsex composta da un mix di G, crystal meth e mefedrone—sarebbero associate a una perdita di giudizio quando si tratta di offrire un consenso informato.

"Pensi che l'unica cosa che conta è l'orgasmo," ha raccontato un partecipante maschio. "Non pensi alle malattie che potresti prendere." Altri partecipanti hanno descritto "una perdita di consapevolezza parziale o totale" di quanto stesse succedendo mentre avevano rapporti sotto l'effetto di queste sostanze. "All'improvviso pensi: 'Chi cacchio è questo?' Se torno in me, di solito mi fermo," ha raccontato un partecipante maschio. "Ci sono volte in cui sono talmente andato che non mi interessa."

vodka wine and cocaine

Foto: Emily Bowler

Una donna eterosessuale ha condiviso un'esperienza simile. "Gli piaceva un sacco quando ero fatta," ha detto. "Facevamo sesso in modi in cui io non volevo davvero farlo. Tipo, non mi piace il sesso anale, ma se sono fatta sono in grado di farlo." Dall'altra parte, secondo alcuni l'uso di droga non influenzava il loro processo decisionale: "Non penso che essere fatta abbia mai reso più probabile che facessi qualcosa che considero rischioso," riporta una delle testimonianze.

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Un altro uomo ha descritto situazioni in cui, nonostante fosse drogato, era comunque molto attento ai rischi e ha detto al suo partner: "'No. Niente condom, niente questo [indicando il proprio ano]'. Così lui ha preso un preservativo con riluttanza, e io gliel'ho messo."

I risultati sono stati, insomma, misti; c'è chi pensa di poter dare il consenso sotto droghe, chi non ne è così sicuro. Altre conclusioni comprendono la percezione che, se qualcuno è fatto, sia automaticamente eccitato e quindi più "sessualmente disponibile," nonostante il fatto che il desiderio ovviamente non equivalga al consenso. Comprensibilmente, i risultati cambiavano anche a seconda della sostanza o delle diverse combinazioni. Visto che molte persone assumono diverse droghe allo stesso tempo, spesso aggiungendo al mix droghe legali come l'alcol, c'è bisogno di maggiori ricerche in questo campo.

Ma allora che cosa significa tutto questo?

Il modello del "consenso affermativo"—quello per cui si verbalizza un entusiastico "sì" a ogni passo del rapporto, dal contatto, al sesso orale, al sesso con penetrazione—è largamente considerato il più affidabile. Ma la ricerca ha concluso che, nel contesto del sesso sotto l'influenza delle droghe, potrebbe non essere sufficiente. Dopotutto, qualcuno potrebbe dare il proprio consenso verbale mentre si trova così separato dalla realtà dal punto di vista cognitivo da non sapere a che cosa sta acconsentendo.

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"Alcune persone danno il consenso, ma è davvero tale se si è letteralmente sul punto di svenire?" ha riflettuto un partecipante allo studio, un uomo che pratica il chemsex.

Smith sostiene che la definizione di consenso debba essere rivista. "Il modello del consenso affermativo è prevalente, ma secondo me dobbiamo fare qualche passo indietro in questo contesto. Il Mental Health Capacity Act del 2005 richiede molte più prove per definire la capacità mentale, cose come: è possibile per la persona trattenere e usare nuove informazioni? Può valutare realisticamente rischi e conseguenze? Può comunicare le proprie decisioni in modo efficace?"

La relazione tra consenso sessuale e uso di droghe resta un'ambigua zona grigia. Perlomeno, lo studio di Smith rappresenta un primo passo all'interno di una materia che necessita da molto tempo di essere esplorata.

Puoi leggere lo studio integrale (in inglese) qui. Lauren Smith porta avanti altre ricerche su sesso e droga, seguila su Twitter.

@oldspeak1