Il future soul di Éstel Luz rinchiuso in una stanza

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Musica

Il future soul di Éstel Luz rinchiuso in una stanza

Vi presentiamo "Rooms in Lo-Fi", un tape registrato dall'artista italo-colombiana, da ascoltare come fosse un concerto privato.

Foto di Delia Simonetti Ho conosciuto Éstel Luz dopo averla vista suonare dal vivo in apertura a un concerto di Levante, con cui onestamente aveva poco a che fare se non la città di provenienza, Torino, il grande laboratorio d'idee del nostro Paese. Torino è forse il capoluogo italiano più difficile da definire musicalmente, è un nucleo in cui la storia e la narrazione delle correnti musicali è così concentrata e stratificata che è impossibile da descrivere e comprendere in maniera esaustiva.

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Éstel Luz è una vera figlia del cosmo, produce musica da più di un anno e a volte lo fa da una stanza affacciata su un vero e proprio pollaio, così ogni tanto capita che i suoni delle galline che si fanno i cazzi loro nell'aia si mescolino alla sua voce mentre registra. Uno strano featuring, in netto contrasto con le produzioni asettiche a cui siamo abituati. A parte le galline, la voce di Estel si appoggia su layer sonori caldi e avvolgenti, le sue produzioni tra l'R&B, il dub, l'hip-hop e il soul si arricchiscono di sfumature intercontinentali, dato che lei stessa rappresenta un melting pot culturale.  Di origine colombiana, Éstel ha vissuto a lungo a Londra e adesso che da un po' è tornata alla città in cui è cresciuta, Torino, ha iniziato a dare una forma più concreta al suo progetto insieme a Eugenio Mazzetto, con cui sta lavorando al suo primo album solista. Nel frattempo, tra settembre e ottobre di quest'anno, Éstel ha deciso di fare una sorta di punto della situazione, registrando il proprio materiale in forma grezza, sola in una stanza per quarantotto ore con la sua voce e i suoi loop. Credo che questa sia la forma più diretta ed essenziale per venire a contatto con un artista, e sono contenta che adesso anche voi possiate conoscere Éstel come l'ho conosciuta io quando l'ho vista per la prima volta: lei, la sua voce e i suoi loop, i pezzi che scrive, con pochi fronzoli, che prendono forma e si affermano senza bisogno di spingere su qualcosa che non sia la pura musica. Ascoltate Rooms in Lo-Fi qui, poco più sotto trovate la descrizione che ne ha fatto Éstel:

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"Quest'anno, dopo l'estate, sentivo la grande necessità di fare il punto di me stessa tra live e idee scritte su treni, bus e BlaBlaCar, su fogli e agende e registrazioni vocali, tra Londra, l'Amazzonia che mi porto dentro e il Piemonte dove alla fine dei conti sono nata e cresciuta. Volevo produrre il mio primo mixtape, che poi è diventato un livetape e infine un roomtape, perché non percepibile al di là dell'intimità delle stanze in cui è stato suonato e registrato. È l'espressione di me più vicina a chi sono ora, e quasi la cura di molti anni di cicatrici e cerchi non chiusi nella ricerca della mia vera voce: non della mia voce che cerca di essere soul, reggae, hip-hop o altro, nei tremendi cassetti dove si cerca sempre di infilarsi. Volevo essere io e il mio suono, io e i miei loop, senza perfezionismo.

I brani fanno parte di un mio repertorio live già esistente, la maggior parte sono improvvisazioni trasformate in brani, legati in uno stream of consciousness a interviste di artisti/voci importanti o che comunque ho ascoltato molto. Tra Toscana e Torino e la casa di mio padre dove spesso sto, ho raccolto il materiale che mi serviva per il tape e, con l'aiuto di persone ottime, ho potuto concentrarmi sulla performance e sulla verità che volevo esprimere, senza preoccuparmi del resto.

Devo ringraziare le persone che mi hanno assistito e capito nel dare una forma a 48 ore di registrazioni, che mi hanno consigliato, cazziato, ma in fondo saputo ascoltare. Quando senti l'urgenza cieca di creare qualcosa, spesso perdi la definizione e la giusta proporzione di ciò che fai, o almeno è cosi per me quando sono in connessione totale con il mio lato creativo, quando lascio tutto il resto fuori. Rooms in Lo-Fi mi ha messo di fronte a un dovere nuovo nella mia esperienza artistica: la necessità di concedermi tempo e pazienza per guardare chi sono diventata e imparare a sopportare la nuova Estel che non sarà più quella di prima. Fortunatamente là fuori ho chi mi aiuta a comprendere e a misurare, a rendere tutto meno drammatico, più leggero."

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