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Le Olimpiadi di Rio sono state un fallimento sotto tutti i punti di vista

Le Olimpiadi sono finite, ma Rio de Janeiro continuerà a pagarne il prezzo per anni: tra sprechi e corruzione, i giochi sono stati un'enorme e riuscita operazione di trasferimento della ricchezza dal ceto medio ai super ricchi.

Rio de Janeiro. Tutte le foto di Aaron Gordon

Per 20 giorni, mi sono svegliato ogni mattina cullato dal rumore delle onde dell'Oceano che si infrangevano sulla battigia della spiaggia di Barra. Dopo essermi preparato andavo a piedi a fare colazione, godendomi nel mentre quei pochi minuti della giornata in cui potevo respirare la brezza oceanica, i pochi minuti in cui Rio—dicevo tra me e me—era davvero Rio.

Durante le passeggiate passavo di fronte all'albergo ufficiale dell'IOC (Comitato Olimpico Internazionale), che per puro caso era proprio di fianco al mio Airbnb. Tra le prime cose che vedevo c'erano i volontari preposti ad aspettare insieme ai membri del Comitato Olimpico e alle loro famiglie l'arrivo di una delle migliaia di Nissan Versa con il logo di Rio 2016 incaricate di portare le "famiglie olimpiche" in giro per la città. Mi è capitato più di una volta di sentire i padri—si trattava sempre di padri con i loro figli—rimproverare i volontari, colpevoli di averli fatti aspettare troppo a lungo l'arrivo di un auto privata in una città famosa per gli ingorghi.

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Passando oltre mi trovavo davanti un gruppo di poliziotti intenti a chiacchierare tra loro vicino alle moto, in attesa dell'arrivo di qualche membro dell'IOC da scortare da qualche parte. Poi vedevo un altro gruppo di volontari, e poi un gazebo della sicurezza simile a quelli che si trovano fuori dai concerti. A volte di fronte al gazebo c'erano due soldati con armi automatiche. Dall'altro lato della strada di solito ce n'erano altri vicino a qualche veicolo—un pick-up o un 4x4. L'intero albergo era recintato, eccezion fatta per l'ingresso su cui erano stati appesi degli anelli olimpici d'oro.

L'albergo che ospitava il Comitato Olimpico

La cosa che più mi ha sorpreso durante questa mia prima Olimpiade è stata l'estensione della "bolla" che l'IOC si è costruito intorno. Al loro arrivo all'aeroporto, i membri del Comitato Olimpico e le loro famiglie venivano caricati su auto private, trasportati lungo strade apposite—e fuori dai finestrini scorrevano panelli di cartone con il logo di Rio 2016 montati per coprire la vista delle favelas—e depositati nei loro alberghi esclusivi pieni di guardie, dove potevano entrare solo persone accreditate. Per andare a tutti gli eventi della manifestazione prendevano di nuovo quelle stesse auto private, e alcuni avevano anche la scorta. Negli stadi e nei palazzetti dello sport venivano scortati fino agli ingressi per le famiglie olimpiche, si rilassavano nei lounge per le famiglie olimpiche e guardavano le gare dai posti per le famiglie olimpiche. Quando avevano fame, spendevano parte del loro budget di centinaia di dollari al giorno nei ristoranti e nei bar più esclusivi della città, senza mai dover interagire con persone che non fossero ricche—tranne forse quelle che li servivano.

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Sì, la "bolla" olimpica era talmente omnicomprensiva che l'IOC si era convinto che non esistesse nemmeno. "Questi giochi non sono stati organizzati in una bolla," ha detto sabato scorso il presidente del Comitato Olimpico Thomas Bach, aggiungendo a questa altre falsità come il fatto che per i giochi non siano stati spesi soldi pubblici e che i brasiliani siano "uniti nel supporto per i giochi olimpici" nonostante la metà di loro non lo appaia affatto. Bach ha terminato la sua conferenza stampa rispondendo con "no comment" a quasi tutte le domande, ma aggiungendo che se le Olimpiadi si sono potute svolgere a Rio possono svolgersi ovunque.

Mettendo da parte la spocchia di Bach, c'è una lezione che possiamo trarne. La vastità della bolla olimpica mostra quanto poco al Comitato Olimpico interessi tutto ciò che non è il Comitato Olimpico—e quanto l'intero "movimento" dietro alle Olimpiadi sia felicemente indifferente di fronte agli sprechi e alla corruzione che alimenta, oltre che ai disastri che lascia nei posti per cui passa.

Christopher Gaffney, un geografo dell'Università di Zurigo che ha studiato l'impatto che i grandi eventi hanno avuto sul Brasile nell'ultimo decennio, ha scritto nel 2010 un paper in cui prevedeva che le Olimpiadi avrebbero provocato una trasformazione radicale e in negativo della città, esacerbando il divario socioeconomico invece di attenuarlo. Ho incontrato Gaffney la scorsa settimana, mentre visitava Rio per stimare l'entità dei danni. "Purtroppo avevo ragione," mi ha detto.

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Circa 70mila persone sono state allontanate dalle loro case dalle Olimpiadi e dai discutibili progetti edilizi ad esse legati, e un numero di vittime difficile da determinare—per la maggior parte maschi e neri—ha perso la vita nella "pacificazione" la città.

Ma sarebbe ingenuo dire che le Olimpiadi sono state solo un investimento sbagliato, perché sono rimasti in pochi a credere ancora che i giochi possano produrre benefici economici. Studi su studi su studi hanno mostrato come questo non avvenga mai, eppure le città continuano a proporsi per ospitarli, con risultati sempre disastrosi. Per organizzare le Olimpiadi di Rio sono stati spesi 12 miliardi di dollari—ogni cittadino brasiliano ha speso circa 15mila dollari, cinque volte il salario medio annuo nel paese. E tutti questi soldi sono finiti nelle tasche di chi era già ricco: costruttori, proprietari terrieri, magnati dei trasporti, grandi aziende sospettate di corruzione.

Ramos, un quartiere periferico a nord di Rio

Non tutti i danni possono essere misurati in termini di cifre e di vite umane perse. Due settimane fa Hugo Costa mi ha portato in giro per il suo quartiere, Ramos, una zona povera in cui gli ultimi parchi e spazi verdi sono stati distrutti dalle Olimpiadi, per realizzare una linea di autobus che nessuno voleva e che non risolve i problemi dei trasporti pubblici della zona. Ora che i giochi sono finiti, i residenti di Ramos ci metteranno ancora ore per andare a lavoro, ma adesso almeno è più facile accedere al Parco Olimpico.

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Purtroppo, niente di tutto questo è una sorpresa. Secondo un recente studio dell'Università di Oxford, le ultime sei edizioni delle Olimpiadi sono costate in tutto 33,7 miliardi di dollari solo di spese sportive. Il conto non include i soliti progetti edilizi "eredità" delle Olimpiadi—che nelle intenzioni dovrebbero migliorare le città e far sì che le persone siano felici dell'arrivo delle Olimpiadi, ma che quasi sempre si lasciano alle spalle solo corruzione e sprechi—e gli investimenti in infrastrutture inutili, come i 6,8 miliardi di dollari spesi a Soci per una strada che non porta da nessuna parte. Allo stesso tempo, secondo uno studio del 2008 realizzato dal Centre on Housing Rights and Evictions, le Olimpiadi hanno lasciato senza casa due milioni di persone.

Secondo Gaffney, però, non è che il modello olimpico non funzioni. Al contrario—e questa è forse la cosa più tragica di tutte—i giochi funzionano esattamente come vuole l'IOC. "Questi non sono errori," mi ha detto. "Qui non si tratta di persone stupide che fanno cose stupide. Queste sono persone molto intelligenti, alcune delle menti migliori di Europa, America, Australia e Asia. Vogliono farci credere che siano degli errori."

In effetti è difficile immaginare un modello di business migliore di quello delle Olimpiadi: esternalizzare i costi e privatizzare i profitti. Mentre alle città che li ospitano i giochi costano miliardi, il Comitato Olimpico guadagnerà da Rio 2016 più che da ogni altra Olimpiade: circa 9,3 miliardi di dollari dagli sponsor e altri 4 miliardi di dollari dai diritti televisivi. Di questi, 1,2 miliardi di dollari sono arrivati dalla NBC, che non ha badato a spese e ha alloggiato molti dei suoi dipendenti al Copacabana Palace, il miglior albergo della città.

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Tutte queste reti televisive e tutti questi sponsor non hanno pagato per nulla. Le Olimpiadi hanno trasformato la città in una fiera di marketing. Nissan ha sponsorizzato un hotel a Copacabana, Samsung ha aperto un negozio, Coca Cola ha installato un gigantesco cartellone digitale a forma di bottiglia e Visa era l'unica carta di credito accettata agli eventi olimpici. I ministeri del turismo di molti paesi hanno speso milioni di dollari per allestire "ostelli" esclusivi che, se erano aperti al pubblico, erano sempre situati in ottimi quartieri e rivolti al tipo di persona che può permettersi una vacanza in Europa o in Asia. In quegli stessi posti si tenevano gli incontri d'affari tra i rappresentanti di multinazionali.

I giochi stessi erano fatti per i ricchi. Il negozio ufficiale—vicino al negozio Samsung e alla gigantesca bottiglia di Coca Cola—era stato allestito dentro una tenda delle dimensioni di un campo da calcio e aveva prezzi che facevano impallidire il salario medio mensile brasiliano di 880 Real. Una maglietta costava 100 Real (30 dollari), un peluche gigante della mascotte dei Giochi 750 Real (231 dollari), un pallone da calcio per bambini 300 Real (92 dollari), una bottiglia del vino ufficiale di Rio 2016 80 Real (24 dollari). Gaffney mi ha detto che ha cercato di andare a vedere una gara di atletica, solo per scoprire che il biglietto meno caro costava 380 Real (117 dollari), cifra confermata dai prezzi riportati sul sito ufficiale della manifestazione.

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Anche se vi considerate fan degli sport olimpici, il vostro piacere non può giustificare l'autoritarismo e le violazioni dei diritti umani che hanno accompagnato i giochi di Pechino e di Sochi. Né può giustificare il modo in cui da Rio 2016 i ricchi si sono arricchiti ancora di più a spese dei poveri e della classe bassa della città, appropriandosi di risorse che sarebbero dovute essere destinate ai servizi di base.

Eppure quel piacere è una sensazione potente, quasi una droga. Venerdì scorso l'ho provata anch'io, dopo aver visto la semifinale di pallamano maschile tra Danimarca e Polonia in un ristorante di Rio in compagnia di due gruppi di tifosi danesi. È stata una partita fantastica con un gol all'ultimo secondo che ha portato lo scontro ai tempi supplementari, durante i quali il portiere danese ha fatto un paio di miracoli che hanno portato la sua nazionale in finale. È stata la tipica esperienza olimpica: uno sport di cui a malapena conosci le regole ti appassiona come se lo seguissi da sempre.

Alcune tifose del Brasile durante le Olimpiadi di Rio

La cosa migliore dei giochi è che sono una collezione di questi momenti. È l'emozione di vedere Michael Phelps e Usain Bolt ammassare medaglie su medaglie, spingendosi ai limiti dei loro sport con le loro prestazioni. Ma niente di tutto questo può valere delle vite rovinate per consentire al Comitato Olimpico di vendere palloni da calcio a 92 dollari, mentre paga le donne che fanno le pulizie al Villaggio Olimpico 1 dollaro e 83 centesimi all'ora e sfrutta fino allo stremo i suoi volontari.

E parlando dei volontari: durante i giochi si sono licenziati in massa per protestare contro i lunghissimi orari di lavoro con poche brevi pause. Potremmo seguire il loro esempio, eppure quasi certamente le Olimpiadi continueranno a esistere nella loro forma attuale. La NBC, la singola maggior fonte di introiti del Comitato Olimpico, ha pagato per assicurarsi i diritti televisivi fino all'edizione del 2032. Anche se in un documento chiamato "Agenda 2022" l'IOC ha promesso di riformarsi e di agire in modo più responsabile, queste promesse sono abbastanza vaghe da risultare prive di senso. Ben 115 parole su come fare in modo che il più grande spreco di lavoro umano diventi "sostenibile," 49 parole sulla parità di genere, 49 parole sulla trasparenza, 32 parole sull'"etica." Ovviamente, Agenda 2020 non ha alcun valore: nessuno l'ha firmata, nessuno ha la responsabilità di metterla in atto, nessuno subirà conseguenze se le cose che promette non diventeranno mai realtà.

Nel frattempo, l'unico documento che conta qualcosa—il contratto per i giochi del 2020 a Tokyo—prevede cose simili a quelle viste a Rio. La città è obbligata per contratto a mantenere le promesse con cui si è aggiudicata la manifestazione, a prescindere dal costo finale. Non c'è alcun progetto per proteggere i diritti dei cittadini di Tokyo; invece la città è obbligata a fare tutto il possibile per arrivare preparata ai giochi. Secondo Human Rights Watch questo dovrebbe cambiare per i giochi del 2024, in occasione dei quali verranno aggiunte delle clausole per proteggere i diritti umani e prevenire le discriminazioni, ma i meccanismi di implementazione di quelle clausole si preannunciano vaghi e la lista dei requisiti operativi del 2024 Host City Contract non ne fa ancora menzione.

Quando ho parlato con Gaffney, seduti al tavolo di un ristorante a pochi passi dall'Avenida Atlantica a Copacabana, era una splendida giornata di sole. Tutti questi problemi, mi ha detto, non sono esclusivi delle Olimpiadi. Sono elementi di base della condizione umana moderna. Le Olimpiadi sono semplicemente una festa perversa di tre settimane dedicata alla loro celebrazione. Le Olimpiadi non sono mai state un successo. Ogni edizione, per dirla con le parole di Gaffney, è solo un diverso tipo di disastro.

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