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Il razzismo inconsapevole della stampa italiana

Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo vagamente razzista sulla famiglia di Obama, che ci mostra come in Italia non ci sia solo il razzismo di Salvini ma anche un razzismo "colto," "democratico" e "istituzionale."

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Come forse già saprete visto che ha girato un sacco nelle ultime ore, ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un controverso articolo firmato da Maria Laura Rodotà, che "analizza" l'immagine pubblica della famiglia di Obama—la moglie Michelle e le figlie Malia e Sasha—in visita a Expo.

L'articolo in sé è piuttosto inutile e banale: la tesi di fondo (se si può chiamare così) è che il modo di vestire della First Lady americana e delle figlie, sia "poco innovativo" e pur essendo pensato per essere d'ispirazione a tante altre donne, possa in realtà scoraggiarle. "Messe di fronte a standard così alti," scrive Rodotà, "potrebbero arrendersi e consolarsi con pizza e patatine, quel cibo spazzatura contro cui Michelle—è la sua missione da First Lady, magari avrebbe voluto fare altro, ma tant'è—combatte."

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Ma molti a leggere queste banalità non ci sono nemmeno arrivati. Il motivo per cui l'articolo ha suscitato polemiche, infatti, è la frase con cui comincia l'articolo: "Michelle, Malia e Sasha Obama sono ganzissime. Sperabilmente, mostrano una volta per tutte come essere eleganti e affascinanti e chic e tutto non sia un problema di pigmentazione."

L'ovvio sottinteso—di cui persino Libero si è accorto—è che in genere le donne nere non sappiano essere belle, mentre la famiglia Obama avrebbe finalmente dimostrato che possono esserlo. In realtà, a voler essere pignoli, è ancora peggio di così, visto che nell'articolo non si parla espressamente di bellezza ma di eleganza e fascino. Quindi a quanto pare non solo è strano che le donne nere siano belle, ma è anche strano che siano capaci di vestirsi e comportarsi in un certo modo.

A dire il vero, non è la prima volta che il Corriere decide di dare spazio a opinioni controverse. Già nel 2013, il quotidiano aveva ospitato la crociata di Giovanni Sartori contro il ministro Kyenge, mentre—per citare il caso più recente—solo qualche settimana fa sulle sue pagine era comparso un articolo cripto-omofobo di Pietro Citati, dal suggestivo titolo "Se gli omosessuali si riscoprono banali."

Tutti questi non sono casi isolati, ma segnali del fatto che in Italia il razzismo non è solo quello di Salvini.

Sono sicuro, infatti, che Rodotà non sia veramente razzista. Ciò non toglie che la frase che ha utilizzato lo sia—sembra una forma di "razzismo colto" o "razzismo democratico," come l'ha definito Giuseppe Faso nel suo Lessico del razzismo democratico. "Accanto a un linguaggio razzista ignorante, esplicitamente sguaiato e volgare, ve n'è un altro più pericoloso ed efficace, quello colto e raffinato proprio di quegli intellettuali che fanno sfoggio di convita democraticità," scrive Faso.

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Secondo il Manifesto, il meccanismo che porta alla nascita di questo tipo di razzismo è l'idea per cui la gente sarebbe naturalmente portata ad attribuire a qualche capro espiatorio le ragioni del proprio disagio sociale. Una conseguenza diretta di quest'idea sarebbe la tesi secondo cui "per prevenire il razzismo popolare conviene somministrare qualche buona dose di razzismo istituzionale."

Ma il fenomeno non riguarda soltanto il Corriere: si tratta di una tendenza generale in atto da tempo sui quotidiani italiani. Tra i casi più eclatanti, vale la pena ricordare alcuni recenti editoriali di Gramellini sulla Stampa, tra cui spicca quello pubblicato pochi giorni dopo la scarcerazione del rom che ha investito una donna filippina a Roma.

"I fomentatori di odio ringrazieranno per il pacco dono di una liberazione immediata che si fa beffe del senso comune e delle forme elementari di prudenza. Se esiste una sistema legale per fomentare il razzismo, questa decisione lo ha brevettato," ha scritto Gramellini in quell'occasione—parlando probabilmente del suo stesso articolo.

Alla luce di questo, non sorprende che sia stato pubblicato un articolo cripto-razzista, né che dopo le polemiche questo non sia stato cancellato o rettificato. Così come non sorprende nemmeno che oggi ne sia stato pubblicato un altro dello stesso tenore, in cui si legge che Michelle Obama "è sbarcata in Europa colorata come un cioccolatino."

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