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Riponi le tue battute, c'è ben poco da gioire per Berlusconi condannato

Perché festeggiare per una condanna di Berlusconi alla fine della sua carriera è una delle più grandi sconfitte politiche immaginabili.

Questo articolo è stato pubblicato a giugno del 2013.

Se fossi un italiano, oggi piuttosto che stappare bottiglie di prosecco del discount in piazza mi nasconderei.

Un momento, io sono un italiano! Dunque continuerò a scrivere questo pezzo da dentro un armadio. Sono vent'anni che Berlusconi fa di questo Paese fondamentalmente ciò che vuole: ha esercitato un controllo ideologico, politico ed economico totale senza alcun precedente che non si affacciasse dai balconi di piazza Venezia o cantasse le sigle dei cartoni animati di Bim Bum Bam.

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Non è un caso che i suoi ghost siano gli unici che ancora citano la teoria gramsciana dell'egemonia culturale, ovviamente sempre dicendo che sono gli altri ad applicarla. Se c'è una cosa infatti che ho imparato su Silvio Berlusconi è che accusa gli altri di aver fatto quello che in realtà ha fatto lui. Una volta ho provato a farlo con mia nipote di quattro anni, ma nessuno ha mai creduto che potesse essere stata davvero lei a bere quelle tre casse di birra Moretti durante la funzione pasquale.

A Berlusconi invece questa magia è riuscita per anni, e tutto sommato non ha ancora perso il tocco, come ha dimostrato umiliando Santoro e i suoi a Servizio Pubblico. Volendo usare una di quelle metafore che tanto vanno di moda nel linguaggio politico per cerebrolesi: Berlusconi è la metastasi più grande di un cancro ben più ampio. Meglio ancora: nel campo da calcio della politica nazionale, Berlusconi era la puzzolente massa tumorale che occupava stabilmente il centrocampo lasciando al resto degli italiani le fasce e il Tg3 Notte.

Berlusconi è l'incarnazione italiana (molto più comunicativa che pratica) del neoliberismo, e la sua formula politica è stata: Scuola di Chicago + La Dc + Iva Zanicchi. Un'equazione di grande successo e con radici profonde. A noi italiani però è sempre piaciuta l'idea che problemi complessi abbiano soluzioni semplici, per questo nella politica la soluzione semplice per vent'anni è stata: eliminare Berlusconi. Del resto, quanto fosse misera un'analisi che ritiene Berlusconi la totalità del problema è una cosa che ha dimostrato l'esperienza del governo Monti.

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Eppure, per quanto non sarebbe stata la soluzione di ogni problema, eliminarlo politicamente sarebbe stato una cosa buona e  giusta. Necessaria. A patto di riuscirci-compito, dimostrato dai fatti, al di fuori della portata del Pd, che come scritto ormai anche sui biscotti Cucciolone, su Spinoza.it e sui Biscotti Cucciolone scritti da Spinoza.it, è il peggior partito socialdemocratico d'occidente. Berlusconi non ha mai incontrato un'opposizione credibile. Negli anni le sue controparti sono cadute tutte dentro stereotipi che le condannavano all'irrilevanza: gli strategicamente inetti, i complici paraculi, e quelli così profondamente moralisti e ciechi da essere i più simili a lui senza nemmeno rendersene conto.

Puoi puntare il dito quanto vuoi, ma lui nei quartieri popolari ci arrivava e ci arriva ancora. Entra nei cuori, abbraccia le coscienze. La forma della speranza per milioni di italiani sono da anni i suoi programmi tv, non certo una borsa di studio per la Normale di Pisa. Berlusconi si è fatto mondo, sistema di valori, speranza e orizzonte. E cosa ha fatto nel frattempo  l'universo culturale di sinistra a parte pubblicizzare un'altra presentazione di libri come Perché noi siamo migliori ma nessuno lo capisce con la mailing list di Micromega?

Quello che non è stato capito (o non si è voluto o potuto capire) è che ciò che ha reso a lungo Berlusconi imbattibile è stato il suo essere pienamente inserito nello spirito del tempo e-come se questo non fosse un vantaggio competitivo sufficiente-il suo essere anche un centro di produzione culturale prima che politico.

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Questo perché è proprietario di tv e gruppi editoriali e gioca nella squadra vincente a livello globale. Ma realtà dei fatti è che il centrosinistra non ci ha mai nemmeno provato a batterlo. Prima l'ha lasciato candidare nonostante fosse titolare di concessioni pubbliche (la discussione attuale sulla sua eleggibilità sarebbe perfettamente sensata se solo la commissione avesse a disposizione una DeLorean), poi seguendo sempre pedissequamente i diktat culturali della sua cultura politica.

Quando hanno sbagliato i calcoli suicidi e hanno vinto grazie a Prodi hanno immediatamente provveduto a eliminarlo.

Vent'anni dopo la mutazione culturale/antropologica è pienamente compiuta, e nel giorno in cui milioni di persone festeggiano la sua condanna su Facebook e Twitter Berlusconi non è mai stato così vincente.

Andrà in galera? No. Verrà veramente interdetto dai pubblici uffici? Non fino alla sentenza di cassazione, sempre ammesso che venga confermata e che lui viva fino a 115 anni o in tempo berlusconiano 678mila pompini.

In compenso Silvio è al governo. Con chi? Con il Pd.

Ah cazzo.

Chi è in testa ai sondaggi? Berlusconi.

Non è mica tanto buono questo prosecco.

Ma questo è ancora niente. Perché questi sono solo dati, la punta dell'iceberg di cosa siamo diventati.

Oggi cosa ci serve più di tutto? I soldi.

Non ne abbiamo mai avuti così pochi, ma credetemi, anche se ne avessimo di più ormai non ci basterebbero comunque. Perché i soldi sono diventatati quella cosa che per definizione non basta mai. E allora puoi venderti al più turpe degli offerenti perché è cosa buona e giusta-anzi poi mi passi la mail che mando il curriculum?

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Cosa conta davvero? Il successo. Hai voglia scrivere sul Corriere che i giovani sono disoccupati e ci sono un sacco di posti da panettieri, la domanda che dovreste porvi è: chi oggi si scoperebbe un panettiere? Traduzione per i manuali di scienze politiche: "I lavori comuni hanno perso la loro dignità sociale." Se per caso ti rifiuti non ti arricchisci sugli altri, non trami per favorire i tuoi amici, parenti o persone che un giorno ti restituiranno il favore, sei uno scemo.

C'è da chiedersi come sia stato possibile diventare così dopo anni di pubblicità che provano ad appiopparti il prodotto migliore, esclusivo, bello, rivoluzionario, emozionate, unico e speciale combinati con un mercato del lavoro dove se ambisci a più di cinque euro l'ora devi essere migliore, esclusivo, bello, rivoluzionario, emozionate, unico e speciale. Qualcuno, magari nel sonno, deve aver fatto 2+2 e aver scoperto di essere diventato merce, e nessuno vuole merci scadenti o poco preziose.

Il precipitato di tutto ciò (spolier alert: non vi piacerà se non state leggendo questo pezzo dal un Gulfstream in volo sul vostro atollo privato) è che vali qualcosa solo se sfondi, se hai successo.

Ce l'hanno ripetuto talmente tanto e in talmente tante forme che non c'è più bisogno di ripeterlo ancora, il messaggio abita nel vostro cervello e da lì non lo levate neanche con un calzascarpe e del gel per sesso anale.

Ma cosa abbiamo fatto per opporci a un sistema valoriale, oltre a dire come prima cosa alle tipe che incontravamo all'estero che non eravamo berlusconiani, mettere fotomontaggi di Silvio in galera su Skype e puntare il dito e dirci superiori? Dov'è l'altra idea di mondo?

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E intendo dire un'altra idea di mondo che non sia solo manette, rispetto ottuso della legge e moralismo. Dove sono le ricette per mantenere viva la democrazia, la società, l'economia? Come dare il lavoro pagandolo equamente, lasciare le condizioni per una vita dignitosa senza dover perennemente leccare il culo o ringraziare qualcuno? Come intendi garantire l'accesso a un'istruzione e ad una sanità pubblica di qualità? Riempire i campi vuoti. Da vent'anni.

Chi ha fatto la prima legge sulla precarietà in Italia? Berlusconi? No. Lui ha reso più profondo con la legge Biagi un solco già tracciato dal centrosinistra.

In più, devo ancora sentire un autorevole esponente del Pd schierarsi contro i test Invalsi a scuola, attaccare duramente l'idea di una scuola come formazione professionale e non luogo dove si sviluppano il cittadino e le sue capacità critiche. Vorrei anche sentire che dica che la scuola pubblica non deve essere un lavorificio per insegnanti e un feudo inespugnabile dei sindacati, ma il luogo sacro dove si costruisce il futuro della nazione. Vorrei sentir dire anche che è necessario ricollegarla all'università.

Indovinate chi separò i percorsi professionali negli anni Novanta? Berlusconi! No, il centrosinistra.

L'onestà intellettuale, in questi anni, più che un lusso è diventata un peso senza senso, e il coraggio di rompere i coglioni e dire le cose scomode bandito sistematicamente dall'industria culturale. Berlusconi l'ha fatto con i suoi editti, ma anche dall'altra parte le voci critiche, quelle che non scrivono editoriali con il generatore automatico, sono sparite in fretta. Certo non con la stessa violenza e occupazione delle reti pubbliche, ma è un dato di fatto che nell'era della verità bipolare è scomparso tutto quello che c'era nel mezzo e ai lati.

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Ma che in tanti non se ne rendano conto non desta meraviglia: se vuoi trovare un berlusconiano vero cerca fra i più sfegatati degli antiberlusconiani, quelli per cui il mondo è bianco o nero e levato Berlusconi hai risolto ogni problema. La forma mentis troppo spesso è la stessa, sola ammantata di un opalescente mantello di superiorità morale. Di solito sono più fascisti di un membro di Casa Pound ma mangiano ai ristoranti bio e trovano gli editoriali di Lidia Ravera "ben scritti" e per farsi una sega non si collegano a un sito porno ma al blog di Travaglio.

Ora però, dopo vent'anni sappiamo tutti come è finita veramente: l'identità di vedute fra Berlusconi e i suoi acerrimi nemici si è esplicitata in un governo assieme.

UPS!

Nel frattempo nella giungla si aprono spazi enormi per leader ancora più populisti di Berlusconi.

La sua condanna è solo una questione giudiziaria privata.

Per tutti questi motivi, gioire per una condanna di Berlusconi alla fine della sua carriera è una delle più grandi sconfitte politiche che riesca ad immaginare. È una resa, una dichiarazione d'impotenza e d'incapacità. Ma sbruffona, quindi ancora più stupida. Un premio di consolazione a tempo scaduto.

Questo non ci sposterà di un millimetro dal baratro dove ci ha portato indisturbato o anzi spesso coadiuvato da chi doveva impedirlo.

Il problema ha smesso da tempo di essere Berlusconi, è la prosecuzione di Berlusconi sotto altre forme.

Ad esempio nella tua testa.

La seconda ristampa della raccolta di reportage e inediti di Quit the doner è in libreria e su Amazon e ibs.it. Segui Quit su Twitter: @quitthedoner