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Volevo fare il medico C. I. ma non ci sono riuscito

La prospettiva di un corso di Medicina senza test d'ingresso a Chiasso è molto allettante. Peccato che in pochi abbiano un'idea precisa di cosa succede dopo il biennio, tra frequenza in Bulgaria e i problemi con l'università italiana.
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Foto di Nathan Dumlao via Unsplash

Qualche mese fa è uscita questa notizia, la storia—l'ennesima—di un’università che non è proprio un’università ma che ti dà una laurea come se lo fosse. Queste più-o-meno-università esistono perché lo studente italiano ritiene che accedere a Medicina o a Giurisprudenza, ma anche a Odontoiatria, o Veterinaria, o Economia, sia troppo difficile, e per rimediare cerca alternative al sistema nazionale. Gli esempi sono tantissimi, c’è Carolina Castagna figlia di Alberto Castagna che studia medicina a Tirana, ma anche Renzo Bossi, che ha ottenuto la laurea in Economia in Albania senza neanche frequentare un corso.

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Da un po' di tempo nel pacchetto delle offerte pro-laurea c'è anche il C. I., e non in Albania, ma in Svizzera, a Chiasso, a quaranta minuti di treno da Milano. Il C. I. fa parte del gruppo Cesd, esiste dal 1995 e fino a poco tempo fa era conosciuto per i suoi corsi di aiuto pre e post-scolastici e per le sue campagne più o meno mirate a strizzare l'occhio a quelli che la parola libro la leggono con qualche difficoltà. Negli anni il C. ha avuto a che fare sia con consensi politici sia con dissidenti nemici del sistema. C'è stata la storia di Marco, poi la truffa di Urbino, il caso Gelmini e lo spot ingannevole per diventare avvocati in Spagna. Il fondatore di C. I. è F. P., e qualche tempo fa ha deciso di estendere la rete. Dal 2013 infatti C., come spiegato qui, "offre il suo servizio anche per i corsi di laurea attivati per l'Associazione Interuniversitaria europea (AIEU) di Chiasso," con corsi post-diploma in medicina, odontoiatria e fisioterapia. Per accedere all’AIEU non servono test d’ingresso—si paga, poi bisogna seguire due anni di corsi a Chiasso e finire gli studi da qualche altra parte. Loro consigliano la Medical University of Sofia (MUS), in Bulgaria. Sul sito dell'AIEU si possono chiedere informazioni tramite l'apposito form. Indicate il vostro nome, telefono, mail e città di provenienza, e dichiaratevi interessati a una o l’altra facoltà. Io ho scelto medicina. Da quel momento e per i successivi sette giorni domenica esclusa, il call-center C. mi ha chiamato 25 volte, prima due, poi tre e alla fine quattro volte al giorno. Ho voluto verificare il limite a cui gli operatori C. sono costretti ad arrivare per spronare gli aspiranti medici e mi hanno stanato alla 26esima chiamata con un numero sconosciuto. Da quel momento ho ricevuto altre dieci chiamate per fissare un appuntamento. Totale, dal 21 dicembre al 7 gennaio, 36 chiamate. La sede C. a Milano è in pieno centro. All’ingresso incontro Marco, il mio pre-tutor. All'interno gli uffici del C. ricordano un palazzo post-zarista con infissi, tavoli e sedie in legno e bordature oro, quadri rinascimentali appesi alle pareti e tende in velluto blu. Tutto il resto se l’è preso la rivoluzione. La nostra stanza ha una scrivania e tre sedie. “Posso darti del tu Giorgio?” Certo Marco. “Cosa vuoi sapere?” Tutto Marco: ho letto di voi e vorrei capire se Chiasso fa al caso mio. “Si tratta di una laurea in medicina europea. In Svizzera c’è il polo logistico: l’università non è svizzera e quindi non è extraeuropea. Al corso di Medicina ci pensa la MUS di Sofia.” La didattica si basa sulla frequenza obbligatoria in inglese, dal lunedì al venerdì (mattina o pomeriggio), con lezioni in gruppi da quattro o cinque persone. Ci sono tanti parziali e poi gli esami di fine anno. "La vera comodità è che Chiasso è qua a due passi. Per ora offriamo solo il biennio, ma stiamo lavorando per attivare anche il terzo e quarto anno.” Per accedere, mi spiega Marco, si parte da un corso di inserimento fatto in sede che, come leggo dal sito, viene organizzato da C.., "l’unico organismo autorizzato dalle università convenzionate per la selezione, la preparazione e l’inserimento degli studenti nei corsi di laurea attivi a Chiasso" [cito dal sito]. Il test d'ingresso infatti non c'è, ma, riprende Marco, "occorre attraversare un iter didattico individuale” che potrei iniziare subito e terminare a giugno. Nel mio caso ipotizziamo un paio di incontri a settimana. “C’è molta richiesta ma pochi posti.” È un’eccellenza, ribatto. “Certamente.” Il corso c’è, e non prevede test, ma non è regalato. Il biennio costa 50.500 euro, "comprensivo di tutto," escluse ovviamente residenza e tasse per chi volesse trasferirsi. Completato il biennio le cose cambiano, perché a Sofia ci sono altri cinque anni di corsi—"costa 8.000 euro all’anno. La MUS è molto importante, non è come le università italiane. È la migliore facoltà di medicina, quantomeno tra le migliori”—mentre per chi decide di tornare in Italia si riprende dal terzo anno. Questa volta il test c'è, "ma ti assicuro che entrano tutti." "Risulteresti come studente straniero, e i crediti sono riconosciuti,” conclude Marco. “Alla fine è un esamino.”

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Dopodiché mi porge il piano di studi e si informa sulla mia disponibilità, suggerendomi che chi prima arriva meglio alloggia. “Non posso dire ‘lo butto dentro’. Sofia non approverebbe. Hanno una rigidità sovietica. Se non vai a lezione ti vengono a cercare.” Ma quanti sono gli studenti a Sofia? “Migliaia. Il 60 percento sono stranieri, il 40 bulgari. I livelli tecnologici sono altissimi, possono permetterselo grazie agli studenti stranieri." E questo perché, sempre stando a quanto apprendo da Marco, gli stranieri pagano 8.000 euro l’anno, i bulgari niente. Ma perché spostarsi in Bulgaria dopo due anni in Svizzera? Se volessi restare lì, non c'è possibilità di completare gli studi? “Laurearsi in Svizzera? No, no, non ci stare. Lì ti prendi un titolo extraeuropeo, poi devi fare le abilitazioni. Con noi non devi perché è una laurea europea.” Esco dall'incontro pieno di depliant e dubbi. Quella che ottengo è una laurea vera? Dove la prendo? A Sofia, in Svizzera, in Italia? 50.500 euro più eventuali 40.000 non sono pochi, finanziamento o meno. Cerco informazioni su Google, e a un certo punto mi imbatto in lei. A inizio ottobre il segretario generale della Conferenza Universitaria Svizzera Martina Weiss ha parlato dell’AIEU e ha dichiarato che “è una novità, non ne sapevamo nulla. Ma per il riconoscimento di un titolo universitario emesso in Svizzera serve un'autorizzazione ufficiale. E anche il fatto che si propongano studi in Svizzera agli italiani attraverso un'università bulgara lo trovo estremamente curioso.”

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La contatto, e lei mi risponde. “Dear Mr. Viscardini—segue traduzione—Grazie per la sua mail e per l’interesse mostrato nei confronti del sistema scolastico svizzero. Secondo la legislazione attuale, non esiste un sistema di ‘autorizzazione nazionale’, o di ‘riconoscimento ufficiale’ degli istituti universitari. Ciò nonostante, l'OAQ ha il compito di gestire riconoscimenti e procedure di valutazione. Può accedere al database delle istituzioni registrate sul sito del OAQ, e verificare l’appartenenza o meno del dato istituto.” Accedo. Risultato, AIEU non trovato.

Nonostante la fama, quello del C. non è un istituto riconosciuto dalle università svizzere. Secondo Marco però questo non è un problema perché l'AIEU è un istituto europeo, non svizzero. Ha sede in Svizzera ma ne occupa il territorio come un’enclave territoriale del Paese C., una specie di ambasciata. Basta alle università europee? Perché metti che dopo due anni non ho voglia di andare a Sofia, dove la finisco Medicina?

Rivolgo la mia domanda all’Università Statale di Milano e mi risponde il Presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia

Antonio Carrassi. "Per poter usufruire di trasferimenti da corsi di laurea in medicina ad altri è necessario per la nostra legislazione aver sostenuto il test d'ingresso e averlo superato. Questo è il motivo per cui escluderei la possibilità cui avete fatto riferimento.” Quindi è meglio non parlare dell’accesso a Medicina dopo il biennio a Chiasso? “Lo escludo, totalmente. E non in Statale, ma in qualunque ateneo italiano. L’accesso è regolato da un articolo di legge, non è che altri possono fare in modo diverso.” Per effettuare questi trasferimenti, prosegue Carrassi, occorre svolgere il test d’ammissione a numero chiuso, "quello standard. Passato il test, una commissione verifica il curriculum del candidato, gli esami e i programmi, e se è il caso ne approva un tot. Alcuni possono anche essere tenuti buoni, ma il primo step è il test.” Del resto, precisa, i tribunali sono "pieni di richieste di trasferimento dall’estero. Di norma non danno mai pareri favorevoli. A qualcuno l’hanno dato, ma di norma, le richieste vengono bocciate dal Consiglio di Stato,” e quando avviene è per qualità dei percorsi di studio. Mentre è diverso se io arrivo in Italia già con una laurea: a quel punto, se presa in un paese europeo, non ho problemi. Giusto? “No, non è proprio così," risponde Carrassi. "Prenda un laureato in medicina in Spagna. In Italia deve fare domanda di riconoscimento al Ministero, il Ministero verifica che l’università che gli ha rilasciato il titolo esista e sia accreditata, e nel caso lo concede.” Insomma, non basta una laurea ‘europea’ per esercitare in Italia, c’è una verifica, sia del titolo che dell’istituto che l’ha rilasciato, e quindi, per quanto riguarda la Bulgaria e il C., l'università MUS. Il C. dice che ha la facoltà in medicina migliore su piazza, ma Carrassi afferma di non averla mai sentita nominare e mi invita a consultare le classifiche internazionali. “Gli studenti sono poco informati. Del C.. non commento. Quel discorso dei due anni, di Sofia, be’ mi sembra una roba, diciamo ‘un po’ così’.” Sul sito della MUS i corsi di cui mi ha parlato Marco ci sono, il problema è che il 93 percento delle pagine disponibili sono in bulgaro. Così cerco su Facebook e tra le tante pagine di studenti emigrati in Bulgaria che salutano i nuovi arrivati italiani, finalmente trovo il motivo per cui tanti sono finiti lì. Si chiama El Grecos e organizza le feste universitarie del giovedì. Pieno di motivi scrivo alla segretaria studenti dell’ateneo, o almeno credo. Il form è in bulgaro. Vorrei sapere se è tutto vero, se dopo i due anni a Chiasso entro e se la MUS è davvero la meglio scuola di Medicina. Non mi rispondono, e i casi sono due, o quello che mi ha detto Marco è tutto vero e non c’è bisogno di confermarlo, o stanno ridendo. Sono passati cinque giorni dal nostro incontro e Marco mi richiama. Mi scuso per il tempo passato e gli spiego che ho un po' paura del trasferimento in Bulgaria. “A Sofia i corsi durano un semestre. Non devi trasferirti del tutto, puoi organizzarti. Le lezioni sono molto compresse.” Quando gli dico che ho chiamato la Statale di Milano e che ho chiesto informazioni sul passaggio al terzo anno dopo Chiasso, soffermandomi sulla scarsa convinzione dei miei interlocutori, Marco non esita: “Ma certo! La Statale ti dirà sempre così. Tutti quelli che fanno un biennio all’estero, statisticamente, fanno richiesta come studenti esteri e hanno più posti. Fondamentalmente, entri sempre.” Gli ripeto quanto mi è stato spiegato—dipende dai crediti, si valuta di caso in caso, e poi accettano solo gli studenti che hanno superato il test di ingresso, quello vero. “Esatto, però tu devi considerare che molte volte in questi casi è meglio evitare la Statale, ma andare a Pavia, o a Vercelli. La Statale è l’ultima spiaggia.” Mi ricorda che esistono le leggi, e che la Comunità Europea ha sancito la libera circolazione degli studenti. Gli faccio notare che, a quanto ho capito, il problema non è la circolazione da e per l’Europa, ma la provenienza C. “Guarda, paradossalmente, se tu fai ricorso al Tar la Statale ti deve prendere.” E aggiunge: “Poi non conviene, è meglio andare nell’università che ti accetta, non in quella che non ti accetta. Almeno entri tranquillo.” Prima di riattaccare Marco si accerta, “Tu sei completamente autonomo?” Sì. “E i tuoi? Perché per ottenere un finanziamento dovresti avere un reddito.” Mi ricorda che è disponibile a rispondere a ogni mia domanda o dubbio, e chiudiamo la telefonata con la promessa di risentirci non appena avrò preso una decisione. Non so se mi metto a fare il medico. Con il C. in Italia le porte sono chiuse, e la Svizzera sta ancora aspettando che qualcuno le spieghi cosa sta succedendo. Quello che ho capito è che la MUS ha i suoi motivi, e questo nonostante il rating mondiale delle facoltà mediche la metta in posizione ‘No results found’. D’altra parte il corso a Chiasso è appena nato, e gli studenti che lo frequentano non hanno ancora scoperto cosa succede dopo il biennio. Lo sa solo Marco, e io di lui mi fido, però ho deciso di scrivere un'ultima volta alla Statale e capire il perché di questo complotto accademico anti-C. “Non ha niente a che fare con ‘ostruzionismo’, o ‘remare contro’. È una legge. In Italia non si può. E neanche a Pavia o Vercelli, a maggior ragione se il periodo di studi non è stato fatto in un Paese dell’Unione Europea ma in Svizzera.” Quindi gli studenti… “Che facciano questo biennio e se lo giochino dove vogliono, ma in Italia non entrano.” È passata una settimana. Marco mi richiama, vuole sapere se ho deciso o meno. Gli dico che non me la sento, che ho capito che quello in Medicina non è il mio futuro, e questo nonostante la MUS e le sue qualità accademiche. Mi dice che gli dispiace, che ci teneva. Ci salutiamo così.

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